Riprendiamo questa intervista intorno alla situazione pre-elettorale in Grecia che la Fundación de los Comunes ha fatto a Solidarity4All, la struttura di coordinamento legata a Syriza e connessa a vari movimenti di base (luce, casa, sanità, etc.)
E’ un momento cruciale per la politica in Grecia e per la possibilità di un futuro di emancipazione in Europa. Il prossimo 25 gennaio, le elezioni politiche greche potrebbero riconoscere i contro-poteri dei movimenti popolari che hanno sostenuto la vita quotidiana greca durante questa crisi. Non si tratta solo di Syriza al governo, ma soprattutto dell’aprirsi della possibilità di ripensare l’intero sistema democratico e della relazione tra società e stato.
In questo senso l’intervista che segue deve essere intesa come parte di un più ampio progetto di scambio alla pari tra movimenti sociali: rompere le imposizioni dettate dall’1% e immaginare politiche di emancipazione per fronteggiare l’attuale situazione europea. In questa ottica la connessione degli ultimi anni tra Syriza e i movimenti sociali è complessa e prolifica.
Quali sono gli strumenti e i meccanismi che permettono di intervenire dal basso e condizionare il programma politico e le azioni di Syriza?
E’ importante considerare che Syriza è un partito piuttosto giovane – anche se il processo della sua creazione è durato circa dieci anni. Durante questo periodo le persone che hanno formato il partito Syriza per come lo conosciamo oggi, si sono incontrate all’interno dei movimenti sociali, partecipando alle battaglie, grandi e piccole che fossero. Syriza è dunque un partito che fin dai primi passi è stato sempre aperto e rivolto verso le lotte sociali. Ciò ha contribuito in modo sostanziale affinché Syriza fosse identificato come la principale forza politica in grado di esprimere l’opposizione della società greca alle all’austerity, ai governi dei partiti dominanti e alla Troika. Il programma politico di Syriza è stato creato prendendo in considerazione le idee, la prospettiva e la quotidianità delle persone oppresse dalle politiche neoliberali e, soprattutto, di coloro che le combattono. Un dialogo aperto, reso possibile dalle assemblee pubbliche o utilizzando la tecnologia. Lo scopo è cogliere l’esperienza dei movimenti sociali e tradurla all’interno del programma di Syriza e, potenzialmente, in politiche rivolte ai cittadini e portate avanti da un governo guidato dalla sinistra radicale. Di certo c’è ancora molto da fare per assicurare, attraverso procedure democratiche, che gli interessi della popolazione e dei movimenti trovino un metodo aperto ed efficace di influire sul programma del partito. E’ un processo in corso, il cui esito dipenderà in buona misura dagli sviluppi della più ampia lotta per smantellare l’austerity e le politiche volte alla deregulation.
La seconda domanda riguarda le pratiche di disobbedienza istituzionale espresse dai rappresentati di Syriza a livello locale. Una delle più importanti riguarda la cosidetta “povertà energetica” (che sta crescendo anche in Spagna) dal momento in cui la Troika ha imposto una tassa diretta sulle bollette dell’energia.Potete spiegare quale è stato il ruolo delle municipalità nella disobbedienza alla tassa sull’energia e perché si tratta di una pratica tanto importante?
Il fatto che le municipalità (non molte tuttavia) abbiano reagito contro la tassa collegata alla bolletta dell’energia è di estrema importanza, poiché fornisce legittimità politica e supporto legale a tutti quelli che si rifiutano e contestano questa tassa. Ciò ha rafforzato quel movimento di persone che ha continuato a resistere e a portare avanti questa campagna. Inoltre ha reso evidente come questa tassa sia considerata illegittima non solo dalla popolazione ma dalle stesse istituzioni, producendo un esempio del diverso ruolo che le autorità locali possono svolgere in alleanza con i cittadini e i movimenti dal basso. La maggior parte delle autorità locali che hanno partecipato alla campagna contro questa tassa si è mobilitata dopo l’intervento e la pressione sui consigli comunali da parte dei cittadini e dei militanti della “no-pay campaign”. Un esempio interessante è quello della municipalità di Corfu che ha organizzato discussioni aperte riguardo all’opportunità di organizzare una campagna contro la tassa sull’energia, stimolata dalla richiesta giunta dalle assemblee locali, che chiedevano di presentare proposte per separare la tassa dalla bolletta dell’energia. Allo stesso tempo si sono utilizzati mezzi legali: il governo nazionale è stato portato in tribunale, sostenendo l’incostituzionalità della tassa e fornendo supporto legale a quei cittadini che non potevano pagare o rifiutavano di farlo. Queste azioni hanno un grande peso poiché contribuiscono a cambiare la consapevolezza dei cittadini rispetto a ciò che è legale e ciò che è giusto e soprattutto incoraggiano le persone ad organizzarsi e resistere. Alla fine la Corte Suprema ha stabilito che includere la tassa nella bolletta dell’elettricità è incostituzionale e, di conseguenza, è illegale staccare l’elettricità a chi non l’ha potuto pagare. Tuttavia la tassa in sé non è stata abrogata, poiché è stata valutata necessaria per la situazione di “emergenza nazionale” dell’economia greca. Alla fine, quest’annoil governo ha deciso di togliere la tassa dalla bolletta dell’elettricità grazie alla trasformazione della tassa di emergenza sulla proprietà in una tassa permanente sulle proprietà in eccesso, ossia sui beni immobiliari e terreni. Questa tassa è stata poi integrata al sistema fiscale.
Passando ora al dibattito elettorale in Grecia, volevo sottolineare quanto esso ci coinvolga. Il momento è cruciale per tutti noi e le campagne per le vostre elezioni governative influiscono sulle dinamiche di ciò che accade nel resto dell’Europa. La Spagna avrà le elezioni municipali a Maggio e ci sono coalizioni sociali candidate per contrastare i partiti di regime, mentre in novembre ci saranno le elezioni politiche, all’interno delle quali l’importanza che Podemos sta acquisendo indica la possibilità di uno scenario radicalmente nuovo Una delle questioni urgenti da affrontare riguarda il panico che le élites stanno cercando di scatenare per controllare la società – la paura della catastrofe, conflitti tra le parti più povere della società, l’ascesa di Alba Dorata.. Quali sono stati, soprattutto durante la campagna elettorale, gli strumenti e le pratiche che hai utilizzato per contrastare panico e odio?
La propaganda della paura che stiamo affrontando è qualcosa di veramente unico per la realtà greca. È l’arma principale utilizzata nel 2012 dall’EU e dall’establishment greco per dirottare il voto. Il governo attuale non solo è responsabile della creazione del panico, di ogni sorta di pericolo e dei problemi finanziari, ma ora aggiunge alla propria agenda l’ISIS (approfittando dell’attacco a Charlie Hebdo) o le proposte di Syriza sull’immigrazione. Oppure solleva questioni religiose presentando Syriza come il partito ateo che bandirà le immagini sacre. L’uso massivo della parodia e dell’umorismo sono gli ingredienti principali per rispedire al mittente queste paure.
Come ho già menzionato, per le elezioni del 2012 hanno usato gli stessi metodi. Così le persone si sono trovate a vivere in questo regime – il regime del panico indotto, ma hanno anche scoperto che il panico è arrivato davvero nelle loro vite, con le politiche di austerity, con la brutalità della polizia, con la disoccupazione, i tagli ai salari, la tassazione insostenibile etc… Così, malgrado i disperati tentativi dei poteri locali ed internazionali di imporre il loro inganno, la terrore e il panico hanno perso la forza che inizialmente avevano, anche perchè sempre più persone non hanno più nulla da perdere.L’agire di Syriza è diventato più sicuro, più credibile su temi quali il debito, l’economia e l’Eurozona. L’intera campagna di Syriza si è basata sul ridare dignità e speranza con un programma che possa essere applicato immediatamente, basato sia sul breve sia sul medio e lungo termine.Syriza sta cercando di rispedire il panico a coloro che l’hanno creato, sostenendo che ciò di cui le persone hanno realmente paura è la crisi umanitaria, la perdita del lavoro, delle proprietà, la dispersione delle famiglie dovuta all’immigrazione o ai problemi legati alla povertà… Nulla temono di più di ciò che già vivono ogni giorno. E’ arrivato il momento di agire: di ricostruire la vita invece di accontentarsi della sopravvivenza. Per questo cerchiamo, anche se a un livello meno esteso di Podemos, di usare i social media per le nostre campagne. Informare e dimostrare che non siamo soli in questa battaglia. E mostrare la situazione in Europa e come le politiche di austerità stanno segnando la vita di tutti i cittadini europei. I candidati e Tsipras stanno viaggiando in tutto il paese, nelle città e nei piccoli paesi. Incontrano migliaia di persone ogni giorno… magari può sembrare fuori moda, ma qui entrare in contatto diretto con le persone è ancora una molto popolare! Dal nostro punto di vista è importante far sapere, soprattutto attraverso i media internazionali, il contributo e il ruolo che i movimenti e la resistenza dal basso (le lotte dei lavoratori, i movimenti di solidarietà, le campagne a livello locale) giocano nella definizione di un nuovo paradigma per superare la crisi. Questo permette due cose: in primo luogo permette sottolineare l’importanza della società autorganizzata nella creazione di relazioni sociali differenti, laddove le politiche del bail-out avevano distrutto il tessuto sociale, che ha permesso di mantenere la dignità, la speranza e la capacità di resistere in questi ultimi anni; secondo, ci permette di mettere in luce l’esperienza, le pratiche e le strutture di queste lotte come un nuovo paradigma di partecipazione sociale e di trasformazione delle strutture politiche ed economiche esistenti con processi che partono dal basso. È Qui dove possiamo trovare le radici per una più ampia e profonda trasformazione sociale. Questo paradigma ci dimostra che esistono alternative rispetto al neoliberalismo ed è proprio questo a preoccupare le elites greche ed europee. Eppure sappiamo che liberarsi dal regime della Troika è solo il primo passo e che non basterà per un cambiamento radicale. Per questo queste lotte continueranno.
Per aprire nuovi scenari – la sovranità del 99%, per dirla in qualche modo – é necessario instituire uno spazio europeo di dibattito ed azione. Specialmente per proteggere queste pratiche di emancipazione dalla repressione politica e soggettiva, quando le élites cercano di convincerci che il diluvio è la conseguenza inevitabile di questa radicalizzazione desiderante della politica europea. Cosa possiamo fare dal resto dell’Europa per sostenere questo processo?
Innanzitutto è fondamentale capire che il voto dei cittadini greci non rappresenta semplicemente un dato politico greco ma soprattutto europeo, perché influenzerà il destino dell’Europa perché, se la aspettative saranno confermate, sarà un risultato che metterà a dura prova le politiche strategiche del capitale metropolitano europeo (in particolare quello tedesco). Tuttavia sappiamo che vincere le elezioni ed essere al governo non basterà. Bisogna aspettarsi una dura opposizione a qualsiasi cambiamento, come dimostra la minaccia del Grexit [Greek euro exit, la potenziale uscita della Grecia dall’Eurozona n.d.t.]. Sappiamo che per raggiungere un vero cambiamento in Grecia serve una mobilitazione ampia della popolazione in Grecia e in Europa allo stesso tempo. E dunque accompagnare il voto greco con eventi in Europa che mostrino quali sono i nostri nemici comuni è un modo per rafforzare questo processo. La prospettiva di un’alleanza tra Syriza e Podemos – come forze in grado di promuovere questa battaglia a livello internazionale e come esempio realte di una alternativa alle politiche di austerity e bail-out degli ultimi anni- fornisce all’Europa un modello per il cambiamento che parte dalle periferie e che sfida e può rinnovare le pratiche e le politiche della sinistra. Insomma si apre la possibilità di avere dei governi radicali e a sinistra, il che è ben più complesso e avvincente che essere dei movimenti di opposizione. Ma gli scntri più duri arriveranno dopo le elezioni, quando si tratterà di negoziare con la Troika. Per questo è davvero importante che anche in Spagna la crisi politica del regime pro-troika acceleri perché questo rafforzerà la possibilità di un cambiamento nelle correlazioni di forza a livello europeo. La nostra speranza è di vedere, dopo quella di Syriza, la vittoria di Podemos e delle sinistre spagnole il prossimo maggio.
In primo luogo dobbiamo contrattaccare il ricatto e il fronte di opprressione contro di noi. E dunque sivluppare una campagna in primo luogo per informare sulle conseguenze dei bailout e delle misure di aggiustamento, in Grecia e nel resto dei Paesi periferici; e poi per far sapere quello che noi greci abbiamo costruito in questi anni di resistenza. L’ultimo è un punto cruciale, perché mostra come ci sia oggi una via d’uscita che passa per una rottura radicale con le politiche imposte dagli organi extra-democratici e da questi governi, corrotti e delegittimati. Per questo motivo “Solidarity for All” (http://www.solidarity4all.gr/el/about-solidarity-initiative) lancia il suo nuovo report sugli effetti delle misure di emergenza, in cui raccontiamo dei movimenti di solidarietà di base e le pratiche hanno inventato in questi anni, per informare e contribuire alla costituzione di un movimento democratico reale e radicale che parta dal basso. Questo documento, che vorremmo diffondere il più possibile, rappresenta uno sguardo sulle possibilità che già esistono. Fare in modo che diventino realtà, soprattuto negli scenari post-elettorali, è necessario intraprendere iniziative comuni, scambiare esperienze per costituire canali e flussi di solidarietà politica e materiale. Abbiamo imparato molto, per esempio dalla Piattaforma degli Ipotecati in Spagna per la nostra campagna contro sfratti, sgomberi e pignoraemnti ma vorremmo sapere di più su come usare i social network come strumenti di organizzazione politica. Si tratta ora di sostenere questi paradigmi emergenti, che si basano su forme organizzative che danno potere alle persone e sono fattori concreti di emancipazione sociale e trasformazione radicale. Ed è qualcosa che dovremo continuare a fare mentre lavoriamo anche per migliorare le condizioni di vita materiali per tutta la nostra società.
E’ una sfida che dopo le elezioni dobbiamo affrontare insieme. Come minimo a livello Europeo.