di LORENZO DECLICH.
Il Presidente del consiglio Paolo Gentiloni è recentemente “andato in Europa” e, dopo aver ricevuto messaggi di incoraggiamento molto simili a un buffetto sulla guancia, è riuscito a riscuotere una cifra che si aggira attorno ai 300 milioni di euro per lo sviluppo delle capacità di search&rescue libica. Questa capacità – come sottolineano in tanti – è sempre più legata alle attività dei potentati locali libici, dotati di loro milizie senza scrupoli, la cui gestione criminale e inumana del traffico di esseri umani, con tutto ciò che ne deriva in termini di ricatti e torture nei confronti dei migranti, è ormai ampiamente documentata. Poi ha incassato la chiusura dei porti spagnoli e francesi, mentre dall’Austria, per motivi elettorali, si metteva in piedi la pantomima dei blindati sul Brennero per bloccare i flussi.
In pratica: l’Europa ha affermato di essere disposta a pagare dei criminali efferati per tenere in Libia i migranti, e tenerli in stato di schiavitù, salvo poi chiudere gli occhi di fronte al fatto che il traffico continua a esserci nella misura in cui le migrazioni sono inarrestabili e varie categorie di criminali, non per forza libici, le sfrutteranno senza sosta per far soldi, estorcendoli ai migranti stessi o ritirando l’assegno europeo, girato a loro dall’Italia. Il tutto considerando, anche, che il numero di cittadini libici a salire sui gommoni è in aumento, la qual cosa indica un fatto preciso, che sembra niente affatto scontato: a beneficiare della situazione non sono i libici ma un branco di predatori senza scrupoli, i quali talvolta indossano una divisa. Non stiamo aiutando la Libia, insomma, stiamo contribuendo a distruggerla più di quanto non sia già.
Il messaggio europeo all’Italia è chiaro: questa è roba vostra, dai noi avrete solo qualche soldo con cui saziare per qualche tempo l’avidità della cordata mercantile di turno. I dati, d’altronde, confermano l’inesistenza di una “solidarietà europea” (si veda Alessandro Lanni dell’Associazione Carta di Roma – http://bit.ly/2uknhkG – le richieste d’asilo in Europa sono dimezzate, -47%, rispetto ai primi mesi del 2016. Aumentano solo in Italia e Grecia, lievemente in Francia). Senza dimenticare, poi, che nessuno dei governi libici attuali ha ancora firmato le convenzioni internazionali che permetterebbero all’Italia e a tutti gli altri di cooperare davvero in questo campo, o perlomeno monitorare ciò che avviene.
Questo giocattolo assassino si rompe o si danneggia quando ad assistere a tutto questo – e dunque a denunciare – c’è un testimone indipendente, un terzo indesiderato, ad esempio una Ong che opera in mare per salvare vite umane supplendo alle mancanze di Italia ed Europa. Dunque: campagna stampa con accuse infamanti, chiusura dei porti, ginepraio di regole per le navi di quelle organizzazioni.
Siamo immersi in una farsa in cui “la legalità”, da qualsiasi punto di vista la vogliate guardare, è un’arma, non una garanzia, seppure imperfetta.
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Passiamo ai media. In Italia un numero sempre maggiore di giornalisti su questi temi ha fatto da amplificatore alle procure, senza applicare nessun filtro e nessun ragionamento. Quando, dall’inizio di quest’anno, si è voluto sparare sulle Ong o sui migranti per mascherare ipocrisie e fallimenti o per trovare un capro espiatorio, è bastato mettere in piedi un teatrino di interviste e “resoconti” attorno ai deliri del procuratore di Catania, Zuccaro, che è finito addirittura in parlamento dovendo dichiarare, in conclusione, che proprio le sue erano solo insinuazioni (ancora aspettiamo una Ong “colpevole” e la aspetteremo all’infinito, perché non c’è).
Tutto sommato è stato facile lanciare questa operazione anti-Ong su un’opinione pubblica già adeguatamente preparata a ricevere spazzatura e a spararla contro vittime e soccorritori. A contribuire all’accensione dei quattro neuroni razzisti che navigano nel vuoto cerebrale di un’opinione pubblica sempre più stordita, ci si sono messi in tanti, per varie ragioni. Fra di loro c’è anche chi, immerso in sacche di ignoranza e complottismo, marcisce da troppo tempo nel territorio della sinistra, inquinandola con ricettucole pseudo-marxiste.
Negli ultimi giorni, in cui si sanciscono le limitazioni alle ONG che salvano la gente in mare, dopo aver condotto per mesi una campagna denigratoria vergognosa, vediamo i frutti, i risultati di quella che davvero dovremmo definire una psy-op. In un lasso di tempo tutto sommato breve in Italia si è riusciti a invertire i fattori sull’asse “legalità-malaffare”: i collusi vengono finanziati e i soccorritori, descriti come collusi, vengono trattati come banditi (spesso al soldo di esecutori danarosi del piano Kalergi come George Soros, e ritorniamo ai sedicenti comunisti). Il tutto lo mettiamo in sicurezza spargendo un pizzico di ISIS qua e là, basta ribadire qualche bufala sui jihadisti in barcone e, ultimamente, sui presunti trafficanti-jihadisti: il gioco è fatto (su questo vedi Francesco Floris in un pezzo che emblematicamente si intitola: Jihad, porti e sceicchi: le assurde bufale sui migranti).
Il clima è questo, insomma. È così inquinato che non solo un Matteo Renzi si sente libero di fare overlapping sul salviniano “aiutiamoli a casa loro” – inserito quanto vuoi nel contesto di un discorso comunque inaccettabile – ma il suo staff trova intelligente fare un meme su quella parafrasi. Un concetto che passa eccome, al netto delle proteste della quanto mai sparutissima pattuglia di persone su cui da tempo – cosa ribadita dallo stesso Renzi – grava lo stigma del buonismo, etichetta-simbolo dell’egemonia culturale della destra in Italia. La cosa va a cementare la nuova morale del votante democratico, già ammaestrato dalla retorica di Debora Serracchiani, secondo la quale i migranti dovrebbero “mostrare gratitudine” se volessero essere considerati esseri umani. Un clima nel quale una Minniti-Orlando sancisce l’esistenza di persone di serie A, che meritano tre gradi di giudizio, e persone di serie B, che ne meritano al massimo due. Nel quale passa una legge sul reato di tortura che permette agli aguzzini di torturare le persone “solo una volta”, come se una volta sola non bastasse. Nel quale la legge sullo Ius soli rischia di essere dimenticata, essendo rappresentata come “fatto marginale”, come “cosa poco importante”. Una legge certo mutilata ma frutto di venti anni di lotte.
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Tornando a Gentiloni e alla “politica” italiana sui migranti:
1. come è chiaro ormai da tempo l’unica cosa che davvero succede in Italia sono le migrazioni. Il consenso, la politica, il dibattito mediatico si fanno sulle migrazioni;
2. invece di prendere atto di questo e di fare una politica vera, l’Italia continua a metterci pezze, a volte pezze criminali come in Libia, giocando tutto sul piano mediatico (che va sempre più a destra) mentre l’Europa continua a mandare evidenti segnali di disinteresse grazie ai quali tutti i fascismi di questo paese crescono a dismisura.
Vista la situazione vale la pena ripetere cosa bisognerebbe invece fare. Cose molto semplici, in fondo.
1. abolire la Bossi-Fini, dare i visti ai migranti, fare i corridoi umanitari;
2. dare la carta d’identità a chiunque la richieda;
3. spendere in sviluppo tutto ciò che si spende per blindare l’Italia (senza successo) e anche molto di più.
Abbiamo bisogno di documenti per tutti, prima di tutto. Poi abbiamo bisogno di eguaglianza per tutti quelli che in Italia stanno male per un motivo o un altro. Poi abbiamo bisogno di sviluppo per tutti, uno sviluppo che è economico solo in relazione ai parametri di un’umanità che dobbiamo ritrovare.
È vero, l’Italia sarà meticcia nonostante tutto questo. Ma cambia il quando e il come, cambia il modo di arrivarci, cambia il prezzo in vite umane pagato nel frattempo, cambia l’intensità dei fascismi che vi si opporranno. E qui adesso c’è davvero da dire qualcosa sulle élite illuminate di questo paese: se farete ancora finta di niente verrete spazzati via, in una forma o in un’altra. Già adesso nessuno se ne cruccerebbe.