Segnaliamo l’appello per il 26 marzo di Priorità alla Scuola.

APPELLO AI MOVIMENTI, ALL’ASSOCIAZIONISMO E ALLE REALTÀ SINDACALI: VERSO LA MOBILITAZIONE GENERALE PER LA SCUOLA INDETTA DA PRIORITÀ ALLA SCUOLA PER IL 26 MARZO IN TUTTA ITALIA

A sei mesi di distanza dalla grande manifestazione di Roma (26 settembre 2020), il Comitato Priorità alla Scuola lancia una nuova grande mobilitazione nazionale per il 26 marzo 2021, in concomitanza con lo sciopero scuola indetto dai COBAS, a cui ha già dato la sua adesione il Coordinamento Nazionale Precari Scuola.

A questo si aggiungerà lo sciopero bianco di due ore per gli altri lavoratori, quegli stessi che sono genitori essenziali, che hanno aspettato misure di congedo e bonus baby sitter non certamente adeguati alla reale situazione di difficoltà. E, gli studenti, ragazz* e bambin*, coloro a cui più di ogni altro è stato tolto dall’inizio della pandemia, aderiranno alla giornata ASTENENDOSI QUEL GIORNO DALLA DIDATTICA A DISTANZA.

Tutto il Paese è invitato a porre attenzione alla scuola pubblica e a esprimersi in sua difesa e per la sua valorizzazione: la scuola è perno della cittadinanza e del pieno godimento di tutti i diritti, uno dei fondamenti del patto sociale che unisce la comunità.

Senza scuola non ci sono diritti.

Con questa lettera ci appelliamo a tutte le realtà di movimento, al mondo dell’associazionismo e al vasto universo sindacale affinché appoggino e partecipino alle tante manifestazioni che si svolgeranno nelle città italiane.

Come lo scorso settembre, l’obiettivo di Priorità alla Scuola continua ad essere l’esigenza di rimettere al centro delle lotte sociali la scuola e l’istruzione, poiché esse sono la base su cui si reggono, si difendono, si (ri)conquistano molti dei diritti fondamentali riconosciuti dalla costituzione italiana. Crediamo che in questo modo le stesse lotte sociali possano risultare arricchite e riqualificate. Senza scuola, infatti, non c’è garanzia dei diritti: dal diritto al lavoro, al diritto alla salute, alla cittadinanza.

Da aprile manifestiamo non solo per la riapertura delle scuole, ma perché si torni a investire nella scuola pubblica, perché la scuola possa ricoprire quel ruolo centrale all’interno di una società che riteniamo oggi sempre più necessario alle sfide che ci aspettano.

Siamo a chiedere la riapertura delle scuole, in linea con le stesse parole che scandivano la rivendicazione dell’aprile scorso: una scuola in presenza, in continuità e in sicurezza. Le scuole sono state chiuse per troppo tempo e lo sono attualmente, mentre le principali attività produttive ed economiche restano aperte. Mancando studi certi sul tracciamento dei contagi e il numero delle quarantene, così come dichiarato dallo stesso Miozzo (ex CTS, ora Ministero dell’istruzione) nei giorni scorsi, la chiusura delle scuole diventa una decisione politica, una scelta di fermare un settore senza ricadute economiche nell’immediato facendo ricadere sui singoli genitori e genitrici la complessa gestione famigliare e scaricando i costi di questa scelta su tutti i giovani, alle prese con crescenti ritardi nel percorso formativo e disagi psicofisici.

A questa rivendicazione sull’immediato se ne accosta una, fondamentale, sul lungo periodo. Il nostro Paese è ora chiamato a progettare le risorse europee in arrivo. Si tratta di investimenti importanti che riteniamo debbano restituire alla scuola un ambiente di lavoro e di studio

adeguato. Per questo chiediamo che le risorse del Recovery Fund siano vincolate a rilanciare la Scuola pubblica e venga restituito un ruolo di centralità ai diritti all’istruzione e allo studio.

Crediamo fortemente che quelle risorse, attraverso scelte mirate, possano permettere alla scuola di superare i limiti che già segnavano la vita scolastica prima dell’inizio della pandemia.

Riteniamo che senza investimenti mirati all’edilizia scolastica, agli organici del personale, senza la riduzione delle tristemente famose “classi pollaio”, l’apertura della scuola sarà sempre critica. Nelle condizioni attuali, “qualsiasi emergenza”, potrà essere invocata per ricorrere alla chiusura, e di conseguenza alla didattica digitale integrata.

LE NOSTRE PROTESTE NON SI FERMERANNO: CHIEDIAMO SCUOLE APERTE, SICURE, AL CENTRO DELL’AGENDA POLITICA DI UN PAESE CHE LE HA DIMENTICATE.

Per questo invitiamo tutte le realtà di movimento che, inevitabilmente, incrociano il mondo e il tema della scuola e dell’istruzione pubblica, a tornare a manifestare con noi il 26 marzo.

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