Continuiamo a raccogliere materiali di riflessioni sia del collettivo sia di “esterni” che ci sembrano importanti. Le mobilitazioni che stanno caratterizzando il periodo più recente presentano caratteri di novità rilevantissimi. Dal punto di vista programmatico: libertà di movimento, riappropriazione della democrazia anche e soprattutto nelle sue dimensioni più ‘dirette’, antiautoritarismo e riapertura di spazi di liberazione, diritto alla città e rilancio della sfida alle “recinzioni” metropolitane… Sono evidentemente accenni, inizi, attraversati da mille contraddizioni: ma cambiano il panorama, ed è importante indagarli cercandone gli elementi di novità, di spinta, di trasformazione. Ma è dal punto di vista dei soggetti che il campo sta cambiando ancora più rapidamente: una trasformazione di soggettività, una composizione che non solo enuncia l’intersezionalità come fondamentale, ma sembra direttamente incarnarla, nonché un salto generazionale evidente a chi pratichi questi nuovi spazi di mobilitazione. Euronomade ha cominciato a interrogarsi su queste trasformazioni, che nel seminario di Bologna, e in qualche intervento già pubblicato, abbiamo cercato di nominare come riemersione di un evidente tratto “moltitudinario”: abbiamo l’intenzione di tornare su questa analisi, dedicando a questi mutamenti, e alle ricadute decisive che richiedono sul lato delle esperienze organizzative, un appuntamento seminariale autunnale. Nel corso del quale cercheremo anche di interrogarci, “a partire da noi”, sul senso che potrebbe avere oggi un’esperienza di “pratica teorica”, come quella di cui Euronomade è espressione, mettere a verifica, senza dare nulla per scontato, quali potrebbero essere le modalità, i luoghi, il tipo di impegno richiesti per queste sfide.
Di ANTONY DAIPRAN.
Per quasi due mesi, un’ondata di proteste antigovernative ha scosso Hong Kong. Inizialmente scatenate da una proposta governativa di introdurre una legge che consentisse l’estradizione di sospetti criminali per essere giudicati nei tribunali della Cina continentale, le proteste si sono trasformate in un più ampio movimento a favore della democrazia, chiedendo una maggiore responsabilità del governo e il suffragio universale. Le proteste sono state in gran parte guidate da giovani attivisti, che hanno sviluppato e adattato le loro strategie durante le proteste settimanali e gli scontri con la polizia, offrendo così un modello di protesta per gli attivisti di tutto il mondo. Ecco alcune delle loro tattiche chiave.
Non più occupazioni – “Be Water!
I movimenti mondiali “occupy” dopo la crisi finanziaria globale del 2008 sono serviti da ispirazione per il precedente atto di disobbedienza civile di massa di Hong Kong – una serie di proteste note come “Occupy Central” o “Umbrella Movement” – nel 2014. Queste proteste hanno adottato la logica di “occupazione” dei movimenti precedenti, con i manifestanti che hanno occupato per 79 giorni le principali arterie della città, nella speranza di costringere il governo a negoziare. Il governo si è rifiutato di muoversi e le proteste si sono concluse con un fallimento.
Questa volta, i manifestanti di Hong Kong traggono ispirazione da una fonte più vicina a casa: l’eroe locale, la star del cinema di kung-fu Bruce Lee, che notoriamente consigliava: “Be Water”.
I giovani manifestanti di Hong Kong evitano le strategie del passato che prevedevano un’occupazione fissa e immobile del passato, a favore di uno stile di protesta molto mobile e agile. Una manifestazione può trasformarsi in una marcia; una marcia può iniziare in una direzione e cambiare bruscamente in un’altra; il fulcro di una particolare azione di protesta può emergere solo nel corso della marcia stessa. Nelle proteste recenti, piccoli sottogruppi di manifestanti si sono dedicati a occupazioni selvagge mirate di un edificio governativo, inondando gli ingressi, le scale mobili e gli ascensori. Quando il governo ha dichiarato che l’edificio è stato chiuso e ha fatto andare via il personale, i manifestanti si sono dispersi e sono passati al loro prossimo obiettivo. Come diceva Bruce Lee: “L’acqua può scorrere, o può crollare!
Protesta open-source
L’attuale ondata di proteste a Hong Kong è leaderless. Questa è in parte una risposta all’aggressiva azione penale del governo di Hong Kong nei confronti dei precedenti leaders di movimento: Joshua Wong, esponente del Movimento Ombrello, è stato rilasciato solo di recente dal carcere, mentre molti altri leader, compresi gli iniziatori del piano Occupy Central, Benny Tai e Chan Kin-man, rimangono dietro le sbarre. Senza un leader chiaro non c’è nessuno da incarcerare.
Ma la mancanza di una leadership centralizzata è anche il risultato delle tattiche organiche online. I manifestanti usano forum online come LIHKG – una sorta di versione locale e lo-fi di Reddit dove gli utenti commentano e votano sui post – così come i gruppi di chat Telegram (i più grandi di questi hanno decine di migliaia di membri), dove la funzione di sondaggio permette ai partecipanti di votare sui passi successivi: i manifestanti devono rimanere o disperdersi? I manifestanti votano sul posto e agiscono di conseguenza.
Il professor Francis Lee dell’Università cinese di Hong Kong ha definito la protesta “open-source”. I volontari con megafoni o walkie-talkie-talkie aiutano ad annunciare e coordinare, ma non sono “leaders”. I manifestanti hanno anche spiegato che questa mancanza di leadership incoraggia tutti a partecipare e contribuire al movimento. In questo modo, i manifestanti stanno mettendo in atto il tipo di democrazia partecipativa che vorrebbero vedere.
Airdrop
L’uso di Telegram da parte dei manifestanti è cosa nota, e quindi non è stata una sorpresa che, durante i primi scontri più intensi tra manifestanti e polizia, Telegram abbia riferito di essere stato oggetto di un attacco di interruzione del servizio proveniente dalla Cina continentale. A ciò si aggiunge il massiccio sovraccarico delle reti mobili quando decine di migliaia di persone si trovano nella stessa piccola area, provando ad accedere ai propri dispositivi contemporaneamente, e le comunicazioni possono diventare rapidamente inaffidabili. In risposta, i manifestanti si sono rivolti a tecnologie alternative peer-to-peer, in particolare alla funzione “AirDrop” di cui ogni telefono Apple è dotato (AirDrop consente agli utenti iPhone di inviare immagini tra loro tramite connessione BlueTooth, senza la necessità di una connessione).
I manifestanti hanno utilizzato AirDrop sia per condividere messaggi con i partecipanti durante le proteste, sia per diffondere le notizie in una comunità più ampia. I pendolari della metropolitana di Hong Kong possono ad esempio ricevere messaggi AirDrop non richiesti con slogan che promuovono la causa dei manifestanti o che pubblicizzano il prossimo raduno. Prima delle proteste, i gruppi di chat di Telegram trasmettono il promemoria “Ricordati di avere AirDrop acceso!”. Verso la fine di una recente protesta, mentre i manifestanti si preparavano a “Be Water” di nuovo e a disperdersi insieme, il mio telefono cellulare ha improvvisamente iniziato a squillare per le richieste AirDrop che contenevano il semplice messaggio: “Andarsene insieme alle 7:00.”
Rifornimenti e linguaggio dei segni
Le esperienze del Movimento degli Ombrelli e i recenti scontri con la polizia hanno insegnato ai manifestanti di quali attrezzature hanno bisogno in prima linea. Per garantire che i rifornimenti possano raggiungere rapidamente le prime linee, i manifestanti di Hong Kong hanno sviluppato un sistema unico di gesti manuali, per inviare messaggi attraverso la folla su quali attrezzature sono necessarie.
Il segnale viene trasmesso attraverso la folla fino ai depositi di approvvigionamento, dove le merci sono state trasportate vicino al luogo della protesta, e gli oggetti richiesti sono poi passati attraverso la folla lungo una catena umana fino a dove sono necessari. Queste catene umane di rifornimento si sono estese fino a un chilometro di lunghezza, e sono uno spettacolo impressionante da vedere.
Questo linguaggio dei segni è diventato così iconico che in un recente raduno “dai capelli d’argento” di anziani di Hong Kong in marcia a sostegno delle giovani generazioni, gli anziani hanno imparato e praticato il linguaggio dei giovani in come gesto di solidarietà.
Neutralizzare i gas lacrimogeni
Quando la polizia ha sparato gas lacrimogeni sui manifestanti all’inizio delle proteste dell’Umbrella Movement di Hong Kong del 2014, ha suscitato ampio sdegno in tutta la comunità di Hong Kong e ha contribuito a innescare l’occupazione della città per 79 giorni. Cinque anni dopo lo spiegamento di gas lacrimogeni nelle strade di Hong Kong è diventato troppo comune. Infatti, solo lo scorso fine settimana la polizia ha sparato gas lacrimogeni in quartieri densamente popolati residenziali sia il sabato che la domenica sera, e la domenica sera quasi costantemente per un periodo di circa quattro ore. Una parte della ragione dell’aumento delle quantità di gas lacrimogeni è che i manifestanti hanno imparato a neutralizzarli.
Piccole squadre mobili di “vigili del fuoco” aspettano dietro alle prime linee equipaggiate di coni per il traffico. Quando una cartuccia di gas lacrimogeno atterra tra la folla, corrono per coprirla con il cono di traffico, creando un “camino” che contiene e fa evaporare il fumo. Un altro membro del team poi interviene per versare acqua nel cono per disinnescare il lacrimogeno, mettendolo fuori. Quando un cono di traffico non è disponibile, vengono usati acqua o asciugamani bagnati, oppure un manifestante con dei guanti a prova di calore prende la cartuccia e la getta, o contro la polizia o a lato della folla per evitare danni.
Evitare la calca
Uno dei maggiori rischi di lesioni o morte in una folla deriva dai pericoli di una fuga in massa. Questa minaccia è aggravata dalla geografia urbana di Hong Kong: recenti proteste si sono svolte su strade strette e tortuose nel vecchio quartiere di Sheung Wan, o su labirinti di attraversamenti aerei e passerelle che si intrecciano attraverso Hong Kong. Quando la polizia spara gas lacrimogeni in folle fitte, o le squadre di polizia “Raptor” caricano velocemente, il rischio che la folla si faccia prendere dal panico – e che si formi un fuga collettiva – è forte. Consapevoli di questi rischi, folle di manifestanti cantano “Uno, due, uno, due, uno, due…”, all’unisono mentre si ritirano, e marciano a tempo. Questo assicura che il ritiro sia ordinato ed evita ciò che altrimenti potrebbe diventare una calca mortale.
La Rivoluzione sarà crowdfunded
Gli attivisti di Hong Kong volevano conquistare l’attenzione internazionale per la loro causa e hanno visto il previsto vertice dei leader mondiali del G20 che a Osaka di fine giugno come un’opportunità. Pur non riuscendo a portare la loro lotta sui tavoli della sala conferenze del G20, hanno puntato alla seconda cosa migliore: i tavoli per la colazione. Gli attivisti hanno fatto una campagna pubblicitaria sui giornali di tutto il mondo per pubblicizzare la loro lotta. Hanno finanziato gli annunci con un crowdfunding che ha raccolto oltre 600.000 sterline nel giro di poche ore. I volontari hanno preparato e corretto il testo in più lingue, prenotato lo spazio pubblicitario e consegnato l’opera d’arte ai giornali di tutto il mondo. Nei giorni precedenti e durante il vertice del G20, sono apparsi sui giornali di tutto il mondo, dal New York Times al Guardian, Le Monde e Süddeutsche Zeitung, The Australian e Asahi Shimbun, Globe & Mail e il Seoul Daily, annunci pubblicitari in bianco e nero a tutta pagina che leggevano “Stand with Hong Kong at G20”.
(Traduzione di Clara Mogno)
Questo articolo è stato pubblicato su NewStatesman l’1 agosto 2019.
La versione inglese è disponibile qui: “Be Water!”: seven tactics that are winning Hong Kong’s democracy revolution
Video:
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Hong Kong laser protest outside space museum
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