Che cosa succede in città: la questione urbana nella pandemia

Di COLLETTIVO EURONOMADE

Nel prossimo autunno, tra settembre e ottobre, andranno alle urne per il voto amministrativo importanti capoluoghi di regione tra cui vi sono anche i maggiori centri urbani in Italia per numero di abitanti: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste. Altri importanti centri urbani si recheranno alle urne, a Sud (Salerno, Cosenza ecc.) come a Nord (Ravenna, Pordenone ecc.)[1].

La pandemia ha messo a dura prova i grandi e medi centri urbani, non solo perché sono le aree con le più forti diseguaglianze dove si sono manifestati i segni di più forte disagio sociale durante la lunga emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ma anche perché al di là della fase contingente la pandemia ha fatto venire alla luce le vulnerabilità del corpo sociale collettivo e in particolare dei sistemi di protezione sociale che ne consentono la riproduzione, dopo ormai decenni di politiche neoliberali di tagli alla spesa pubblica e di destrutturazione profonda della vita sociale.

In particolare, tre crisi sistemiche sono emerse alla scala locale:

1) la crisi della cura (care crisis): la pandemia ha messo in luce le debolezze della sanità pubblica e in particolare di quella territoriale e tali debolezze si sono riversate a cascata su altri settori fondamentali, come la scuola, e sulle donne che hanno dovuto farsi carico del sovrappiù di lavoro di cura imposto dall’emergenza sanitaria;

2) la crisi dei servizi: di quelli pubblici, perché la pandemia ha fatto emergere le criticità dei servizi pubblici, come i trasporti e la scuola; di quelli del settore privato (commercio, ristorazione, imprese culturali ecc.), perché la pandemia ha portato alla luce gli squilibri dello sviluppo urbano precedente, con alcuni quartieri che erano stati bruscamente convertiti all’economia del divertimento e del turismo a discapito della funzione residenziale che ora si trovano desertificati nelle loro funzioni e sono in grave difficoltà;

3) la crisi della governance locale: la pandemia ha messo in luce le debolezze dei governi locali, indeboliti da anni di politiche di austerità che hanno portato a livelli allarmanti di indebitamento delle casse comunali, creando le condizioni per una tendenza sempre più pervasiva al privatismo sociale (devoluzione ad attori privati e del “privato sociale” della gestione di beni e spazi pubblici).

Inoltre, nel contesto italiano, la gestione ufficiale della pandemia – incentrata sul binomio Stato-regioni, che ha creato non poche conflittualità istituzionali – ha messo in secondo piano il ruolo degli enti locali (Comune) e di quelli di prossimità (le Municipalità nei comuni più grandi). Si tratta ora di rivendicare un maggiore ruolo degli enti locali di prossimità e delle comunità di abitanti nella transizione post-pandemica che si profila davanti a noi nei prossimi mesi, a partire da quelli collocati nelle aree più svantaggiate del Paese.

Negli scorsi anni, in particolare negli anni successivi alla “grande recessione” del 2008-09, le nostre città sono state al centro di una vivace fase di mobilitazione che ha dato vita in alcuni casi a originali esperienze di governo locale “neo-municipalista” e in molti altri ha favorito la convergenza di gruppi e generazioni di attivismo sociale e urbano intorno ai temi della costruzione di nuovi spazi civici, del controllo pubblico dei beni comuni e dei servizi collettivi, della democrazia partecipativa, della resistenza ai processi di gentrification dei quartieri, della solidarietà con i migranti e altre minoranze culturali o sessuali.

Il quaderno di EN che qui si propone ha l’obiettivo di esplorare l’attualità di queste esperienze di mobilitazione collettiva, di ripensarle alla luce del contesto attuale profondamente segnato dalla pandemia in corso e dalle tre crisi sistemiche precedentemente individuate, riportando dunque questi temi al centro dei dibattiti e dei processi politici locali in questa difficile fase di transizione sistemica.

Modalità e tempistica del progetto

Il progetto si articolerà in un ciclo di seminari online da tenersi tra la metà di maggio e la metà di luglio,  con l’obiettivo di pubblicare un Quaderno di EuroNomade dopo l’estate. I seminari sono preceduti da una call for papers aperta. La call ha l’obiettivo di favorire una partecipazione larga e spontanea. I contributi ai seminari e al Quaderno hanno un focus per singole città. I seminari hanno la funzione, oltreché di favorire il confronto tra le diverse persone o collettivi che partecipano al progetto, di stimolare attività di ricerca e di inchiesta militante a livello locale.

Si prega di inviare manifestazioni di interesse alla seguente email entro il 30 aprile 2021: euronomade2021@gmail.com


[1] Questo l’elenco completo dei comuni capoluoghi di provincia al voto: Benevento, Bologna, Carbonia, Caserta, Cosenza, Grosseto, Isernia, Latina, Milano, Napoli, Novara, Pordenone, Ravenna, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Torino, Trieste e Varese.


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