di SARO ROMEO.
C’è un aspetto del discorso della Summer School di Roma che è stato poco ripreso: organizzare la resistenza in Europa. Partirei da questo. Non sarebbe male analizzare più dettagliatamente perché “la Coalizione non decolla”, né quella di Landini né la nostra ed in ogni caso concordo che ora non si possa “costruire la coalizione a piccoli passi”. Ma a mio avviso Euronomade è uno strumento insufficiente a questo fine e le va affiancato un Blog di divulgazione.
Dobbiamo sì iniziare a narrare le lotte (rare, effimere, disperse) ma soprattutto a narrare, collegare, far conoscere le infinite e diffuse realtà di resistenza che talvolta vedono momenti apicali di conflitto (lotte territoriali, fabbrica, casa, scuola, autogestione) ma che il più delle volte si articolano in un antagonismo vissuto quotidianamente attraverso un agire sotterraneo ed organizzato. Dobbiamo narrare le migliaia di esperienze di orti urbani, di street art, dei centri sociali, della diffusa serie di autoformazione nei campi più svariati, nei collettivi di open data, di coworking, di autogestione delle fabbriche, dei differenti tipi di militanti per l’ambiente, dei collettivi di solidarietà e quelli antimafia, … Iniziare finalmente ad affrontare seriamente la questione della fiscalità, della corruzione, dell’Immigrazione, della moneta del comune.
Potrei continuare l’elenco, ma a me pare evidente che collegare e narrare tutto ciò necessita, da subito, uno strumento diverso da Euronomade, che ovviamente deve continuare ad assolvere la sua funzione. Uno strumento “Nuovo” nei contenuti editoriali, nel linguaggio, nella sua struttura, capace di adeguarsi al modo di essere concreto di generazioni che non hanno preso il testimone dei passati decenni di lotta, che non hanno le nostre categorie concettuali e politiche ma subiscono lo sfruttamento e l’oppressione e vi si oppongono attraverso pratiche politiche di attività alternative con valori, modi di fare e linguaggi differenti dai nostri. Dobbiamo smettere di parlare e pensare solo ai “Compagni” (“l’ambito della sinistra”) ma a quelli che non lo sono, anzi diffidano di queste categorie che oramai associano al potere. Bisogna parlare la lingua di chi soffre della mancanza di reddito e della precarietà (cui si sono abituati e danno per scontata), della democrazia partecipata, del pacifismo, dell’ambientalismo, della corruzione, dell’egualitarismo (spesso malamente inteso). Dobbiamo guardare a coloro che non vanno a votare, che non si sentono rappresentati da nessuno, e che spesso votano M5stelle, ob torto collo.
Dobbiamo innanzi tutto noi stessi riconoscere la valenza politica di queste pratiche di reale resistenza che contengono il desiderio di rompere il dominio ma che ovviamente hanno toni, intensità e coscienza politica differenti.
A mio avviso questa orizzontalità da attivare è il presupposto indispensabile per innescare dispositivi di verticalizzazione che spingano le realtà di resistenza sopra descritte a rivendicare, a partire dalle municipalità fino all’Europa, il loro diritto ad occupare spazi di liberazione e di vita.
Insomma io penso ad una coalizione sociale “dal Basso”. Quella dall’alto, della Grande politica, non mostra di funzionare.
Ultimamente è stato spesso citato il M5s. In realtà, la prima fase, quella che ha prodotto un’esplosione di voti, si è basata su alcune intuizioni interessanti, successivamente abbandonate per amministrare il successo. Noi ci siamo soffermati a criticarne il populismo e l’antipolitica senza vedere che nei modi con cui si è costituito questo movimento vi sono stati elementi innovativi e rispondenti ad un sentire diffuso: il bisogno di partecipazione, il rifiuto dei partiti tradizionali, il rifiuto della comunicazione main stream, l’uso della tastiera come strumento di socializzazione e di aggregazione, e via dicendo… Ritengo che un’analisi un po più approfondita ci possa essere utile per la creazione dei nostri nuovi strumenti.
Immagino un BLOG “forte”, aggressivo, diviso per sezioni, plurilingue, con addetti pagati, che sia capace di affrontare questi temi e farli arrivare ai differenti segmenti di movimento, ovviamente con la loro collaborazione, ma anche con una parte volta alla possibilità di aggregazione, inizialmente virtuale, studiando gli appositi strumenti tecnici.
In questi giorni il Movimento (quello nostro, non i 5S) a Bologna mostra un vigore che ci rincuora ma ci obbliga anche ad accelerare la nostra capacità narrativa, concordo dunque con l’urgenza di fare importanti passi in avanti.