Di ANTONIO CONTI
Un viaggio, o di come ho trovato una scorciatoia per la scienza intuitiva e l’eternità giusto per scambiare qualche battuta col prof
Insomma, alla fine ce l’hai fatta.
Basta con le idee inadeguate, le mezze intuizioni del cazzo, gioia sì ma sempre a momenti e qualcuno sempre pronto a interromperti, e quel grunf grunf di sottofondo a disturbare la potenza trasformativa dell’etica. Adesso sei da Baruch, terzo grado di conoscenza, eternità e beatitudine, al calduccio nella mente di dio. O nella natura: io che non capisco la distinzione comunque immagino belle storie da quelle parti. Tipo che hai preso immediatamente laurea ad honorem con bacio accademico per il nono dan dello spinozismo.
Certo, può darsi pure che non succeda nulla, finisce il corpo e finisce l’anima, perché nello spinozismo stanno attaccati, tutte le storie di ricompense e vite eterne e resurrezioni sono esche per i gonzi, e l’eternità non ha materialità singolare, ritorni mischiato senza distinzioni con tutte le persone che ti hanno preceduto. No, dico, l’eterno, certo, tutto lindo, pulito, ordinato e in perfetta beatitudine, ma tu mettiti nei panni nostri.
Se uno vuole citofonare a un defunto je tocca parlà co’ tutti, e non è mica bello.
Ma siccome la faccenda dell’eterno, deus sive natura e tutte quelle robe là mica è decisa una volta per tutte, o meglio non lo è per noi mortali e figuriamoci per me che sto ancora a Spinoza for Dummies, e che pure te in uno di quei libri che hai scritto su Spinoza dici che in buona sostanza, la conquista dell’eterno fuori dalla durata è sovradeterminata dalla ricerca dell’eterno tra i corpi, e che trovi irresistibile l’idea che ne possa derivare una metamorfosi nell’eterno della materialità esistenziale, e che soprattutto per questa cosa che scrivo serve un eternità con singolarità citofonabili, direi che quindi prendiamo per buona la tua idea irresistibile. Che pur senza corpo né anima, senza ricompense o gerarchie, e pure senza tempo, faccio una faticcaccia solo a pensarlo, nella beata eternità state un po’ mischiati e un po’ no, nel senso che conservate la singolarità della materialità esistenziale come potenza della preesistenza, quasi una persistenza.
Ora, Toni, mi si pone una questione delicata, cioè raggiungerti per una chiacchierata ma col biglietto di ritorno. Certo, se fossi bello avanti col terzo grado di conoscenza, la scienza intuitiva che mi mette direttamente in linea con la mente di dio e la natura, e in bella vista la targhetta toni negri sul citofono dell’eternità, potrei farla facile, ma a spinozismo sto ancora a livello principiante assoluto. Nè mi va proprio di eternizzarmi così, cotta e magnata, sto ancora concentrato a preservare il mio essere, mettiamola così. Ho pensato però che una scorciatoia possibile c’è, non proprio spinozismo ortodosso, ma ho almeno il quinto dan in psichedelia, e un buon cocktail di artemisia, calea zacatechichi, synaptolepis kirkii e dietelammide dell’acido lisergico può servire alla bisogna.
Aspetta, tempo che mi sale.
Ammazza che posti, Toni. Da paura, tipo che il paesaggio vi shifta continuamente ma dolcemente, ogni volta diverso, passi dalla metafisica a Escher a mar dei caraibi a manif sauvage così, in dissolvenza, anche perché, immagino, a ‘na certa col paesaggio vuoto e sempre uguale standard nell’eternità vi rompete il cazzo.
Ti trovo subito, c’hai ‘sta risata che ti si riconosce al volo.
Che dici? Non puoi parlare? Solo telepatia? Mejo, io sto a diventà sordo.
Chiariscimi subito una cosa. Tu sei nell’eternità, quindi sai già tutto quello che accade, che è accaduto e soprattutto che accadrà, per te è una cosa piatta, diciamo così, giusto?
Mi dici giusto, più o meno. Già ridi.
Non è che mi puoi dire la data del comunismo? Ti giuro che la tengo per me, non la dico a nessuno, segreto segreto segreto.
Non si può? Non mi puoi spoilerare nulla?
Ah, se spoileri vai in dissoluzione totale immediata, niente più eternità beatitudine e belle storie con la natura e la mente di dio. Certo, capisco, non dirmi niente, non ti voglio mettere nei casini, questa poi è una tua specialità.
Però ti si illuminano gli occhi e sorridi, e io capisco una buona profezia.
Ma non mi hai detto nulla, beninteso.
Parlami di Leo Mantova, allora. Sì che hai capito, il tuo alter ego. Lenin il fiume Lena, il tempo che scorre, la storia che irrompe, Trotsky il suo carceriere e infatti ha fatto una finaccia, tu un nome qualsiasi che avevi nella mail. Why?
Ho capito. Sono tutte le persone comuni che hai incontrato nella tua vita, le operaie, gli operai, i matti scocciati, le suore e le infermiere, quelle che hanno costruito in te il legame fortissimo e indissolubile col proletariato che non eri e con le quali volevi fare la rivoluzione. Every wo/man, una cosa così, e che ti hanno reso una persona migliore. Queste, escluse le teste di cazzo, naturalmente. Spinozisticamente gli incontri che hanno accresciuto la potenza di te, e la potenza di tutti. Fico. Ma ti voglio dare un consiglio retroattivo. Un alter ego al femminile avrebbe spaccato di più, tipo Lea Mantova. Ma anche così va bene. Meglio di Trotsky.
Epoi, Toni, qui hai la potenza del partito diacronico, il collettivo universale, il movimento operaio all-star. Roba forte. No, dico, Toni, qui ci siete un po’ tutti, giusto? Già hai preso contatti?
Sì che hai capito, Karl, Vladimir Ilic, Rosa, questi qua.
Sì è, mi dici, ci hai lavorato fin da subito appena sei arrivato. Non avevo dubbi. Mi raccomando, non fare casini, è importante, qui non è che se litighi ricominci da un’altra parte, eh? E, dammi retta, cerca pure Sun Tzu e coinvolgilo nella banda, che al prossimo giro di danze ci serve. Qui da qualche parte sono sicuro che lo trovi.
Senti Toni, scusami ma il cocktail è in fase calante e io devo andare, non vorrei proprio rimanere incastrato.
E’ stato bello incontrarti da queste parti, e anche da quelle altre.
Ma che fai? Faccia da vago, mi passi un biglietto. La data del comunismo.
Toni, vaffanculo. Ti voglio troppo bene, chi ti tocca l’eternità?
Mangio il biglietto senza leggerlo, informazione assimilata.
Ci salutiamo, e l’ultima cosa che mi dici è una cosa a cui non resisti proprio:
“Comunque, Conte, sappilo: l’eternità è nostra fino in fondo!”