di MATTEO PASQUINELLI

 

1. Il capitalismo è un oggetto di elevata astrazione, il comune è una forza di ancor più grande astrazione.  

La nozione di lavoro astratto di Marx  identificò per la prima volta il motore centrale del capitalismo, ovvero la trasformazione del lavoro in equivalente generale. In seguito, Sonh-Rethel (1970) individuò la stretta relazione che passa storicamente tra astrazione del linguaggio, astrazione della merce e astrazione del denaro. Nella cosiddetta ‘introduzione’ ai Grundrisse (scritta nel 1857) Marx chiarisce l’astrazione come metodologia di analisi che emergerà solo dieci anni più tardi nella pagine del Capitale (1867). Come ricordano in molti (Ilyenkov 1960), in Marx il concreto è un risultato, è un prodotto del processo di astrazione: la realtà capitalistica, così come quella rivoluzionaria, è una invenzione. “Il concreto è concreto perché è sintesi di molte determinazioni, quindi unità del molteplice. Per questo nel pensiero esso si presenta come processo di sintesi, come risultato e non come punto di partenza, sebbene esso sia il punto di partenza effettivo e perciò anche il punto di partenza dell’intuizione e della rappresentazione” (Marx 1857: 101). L’astrazione è sia la tendenza del capitale, sia il metodo del Marxismo. L’operaismo viene quindi a strappare l’astrazione dal doppiopetto del capitale per ricucirla addosso alla tuta del proletario: astrazione è sia il movimento del capitale, sia il movimento della resistenza ad esso. Negri (1979: 66) muove l’astrazione al centro del metodo della tendenza antagonista come processo di conoscenza collettiva: “il processo dell’astrazione determinata è tutto dentro l’illuminazione collettiva, proletaria, è quindi un elemento di critica  e una forma di lotta”. In qualche modo, l’idea del comune nasce come progetto epistemico.

  • Marx, Karl (1857). Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie. Moscow: Verlag für fremdsprachige Literatur, 1939. Traduzione: Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica. Torino: Einaudi, 1976.
  • Ilyenkov, E. Vassilievich (1960). La dialettica dell’astratto e del concreto nel Capitale di Marx. Milano : Feltrinelli, 1961.
  • Sohn-Rethel, Alfred (1970). Geistige und körperliche Arbeit. Frankfurt (Main): Suhrkamp. Traduzione: Lavoro intellettuale e lavoro manuale. Milano, Feltrinelli, 1977.
  • Negri, Antonio (1979). Marx oltre Marx: Quaderno di lavoro sui Grundrisse. Milano: Feltrinelli.

 

2. Il capitalismo evolve in ulteriori astrazioni monetarie e tecnologiche (finanziarizzazione e governance algoritmica).

Il capitalismo contemporaneo si è evoluto lungo due principali vettori di astrazione: l’astrazione monetaria (finanziarizzazione) e l’astrazione tecnologica (fino gli algoritmi della società dei metadati). Detto all’interno dello schema della composizione organica del capitale di Marx (1867, cap. 25) significa: la composizione tecnica si è evoluta verso l’astrazione algoritmica delle reti digitali (governance dei dati), la composizione di valore verso l’astrazione monetaria dei derivati e dei futures (governance del debito). “La finanza, come il denaro in generale, esprime il valore del lavoro e il valore prodotto dal lavoro, ma attraverso mezzi altamente astratti. La specificità della finanza, in qualche modo, sta nel tentativo di rappresentare il valore futuro del lavoro e la sua futura produttività” (Hardt in Marazzi 2008: 9). Il trading algoritmico o algotrading è un buon esempio dell’evoluzione combinata di questi due phylum macchinici e misura oggi lo stato di disperazione dei capitali di investimento. Da un altro punto di vista, sul terreno delle nuove forme del lavoro cibernetico, già Alquati (1963) tentò di cogliere questa evoluzione parallela nel concetto di informazione valorizzante, fondendo insieme le nozioni di informazione  cibernetica e di valore marxiano. Alquati descrisse una fabbrica cibernetica che, in modo simile ai network digitali di oggi, era capace di assorbire conoscenza umana e trasformarla in intelligenza macchinica e valore macchinico (alimentando così il capitale fisso). Il capitalismo già allora cominciò a mostrare il profilo di una intelligenza globale autonoma: “La cibernetica ricompone globalmente e organicamente le funzioni dell’operaio complessivo polverizzate nelle microdecisioni individuali: il bit salda l’atomo operaio alle cifre del Piano“, scriveva Alquati (1963: 134). Già nella fabbrica di Alquati eravamo nella pancia di una macchina astratta, di una concrezione di capitale non più fatta di acciaio.

  • Marx, Karl (1867) Das Kapital,  vol. 1. Hamburg: Otto Meissner. Traduzione: Il capitale, vol. 1. Roma: Editori Riuniti, 1964.
  • Alquati, Romano (1963) “Composizione organica del capitale e forza-lavoro alla Olivetti”, part 2. Quaderni Rossi, n. 3, 1963.
  • Marazzi, Christian (2002). Capitale e linguaggio, Dalla New Economy all’economia di guerra. Roma: Derive Approdi. Traduzione inglese: Capital and Language: From the New Economy to the War Economy. Introduzione di Michael Hardt. Los Angeles: Semiotexte, 2008.

 

3. L’astrazione è forma sia del capitalismo cognitivo che del biopotere.

La nozione di normatività biopolitica fu introdotta da Foucault nel suo corso Gli Anormali (1975: 54). Attraverso la modernità Foucault identifica una nuova forma di potere che non si esercita più attraverso tecniche di repressione della sessualità ma attraverso una produzione positiva di conoscenza intorno alla sessualità. Foucault distingue così tra il dominio della Legge e quello della Norma: “La norma non ha per funzione quella di escludere, di respingere. Al contrario, essa è sempre legata a una tecnica positiva di intervento e di trasformazione, a una sorta di progetto normativo… credo che il XVIII secolo abbia istituito, con le discipline e la normalizzazione, un tipo di potere che non è legato all’ignoranza. Anzi. Ha istituito un potere che può funzionare solo grazie alla formazione di un sapere…”. Il fatto curioso è che la nozione di potere normativo fu ispirata a Foucault dal suo maestro Canguilhem (1966), che a sua volta la prese in prestito dal neurologo Kurt Goldstein (1934) per applicarla al campo delle scienze sociali e alla storia delle istituzioni mediche. In Goldstein il potere normativo era in origine la capacità del cervello di produrre nuove norme per adattarsi continuamente all’ambiente circostante e rispondere a traumi e malattie. In maniera simile alla Gestaltheorie, Goldstein credeva che il potere normativo dell’organismo si basasse su un potere di astrazione. Non è un caso che Foucault (1954) apra il suo primo libro con una critica all’organicismo di Goldstein, trasformando in seguito il potere di astrazione in una vera e propria epistemologia del potere. La biopolitica nasce come noopolitica — e il problema che affligge ancora la politica della vita è la politica dell’astrazione. Sia il paradigma del biopotere che quello del capitalismo cognitivo andrebbero anch’essi descritti come sfruttamento e alienazione dello stesso potere di astrazione.

  • Goldstein, Kurt (1934). Der Aufbau des Organismus. Den Haag: Nijhoff. Traduzione: The Organism. New York: Zone Books, 1995.
  • Foucault, Michel (1954). Maladie mentale et personnalité. Paris: PUF. Edizione modificata, 1962. Traduzione: Malattia mentale e psicologia. Milano: Cortina, 1997.
  • Canguilhem, Georges (1966). Le Normal et le Pathologique. Paris: PUF. Traduzione: Il normale e il patologico. Torino: Einaudi, 1998.
  • Foucault, Michel (1975). Les anormaux. Cours au Collège de France 1974-1975. Paris: Seuil, 1999. Traduzione: Gli Anormali. Milano, Feltrinelli, 2000 (traduzione italiana modificata). 

 

4. L’astrazione è la spina dorsale della percezione del mondo (e del Sè).

L’astrazione è forma della sensazione, e così del corpo percepito e del mondo percepito. Già un secolo fa, la scuola della Gestalttheorie mostrava come la percezione visiva di una figura si basasse su un potere olistico del cervello di generalizzare punti e linee astratte, ovvero su un potere dell’organismo di produrre forme comuni, forme collettive. “La percezione e la coscienza percettiva dipendono dalla capacità di azione e dalla capacità di pensiero; la percezione è… una sorta di attività pensante”, ricorda la più recente scuola dell’enattivismo  (Noë 2004: vii). La percezione è sempre una costruzione ipotetica (o una abduzione, per dirla con Pierce). Dalla filosofia buddista fino a Spinoza e alle neuroscienze contemporanee (Maturana e Varela 1980), la menta emerge finalmente come sciame — una cooperazione e astrazione collettiva di singolarità (atomi, cellule, neuroni, etc. ) le quali producono l’effetto tunnel del proprio corpo e dello stesso Ego (Metzinger 2009). La neuroplasticità è la proprietà della mente di riorganizzare se stessa in seguito ad un danno fisico o un trauma psichico, ma rappresenta anche l’intrinseca dis-funzionalità della mente e la sua apertura al caos. Se lo sciame di singolarità si ricompone in un modo differente, nuove forme (Gestalt) emergono, come allucinazione, sogno, immaginazione, invenzione. L’astrazione deve essere considerata come un potere collettivo della mente, un potere logico e organico che precede persino il linguaggio, la matematica e le scienze in generale: è il potere di percepire in dettaglio e riconoscere un’emozione, di proiettare il Sè oltre i suoi limiti, di cambiare abiti per reagire ad un trauma, o inventare nuove norme per adattarsi meglio all’ambiente circostante (Goldstein 1934). È ovviamente anche il potere di manipolare strumenti, macchine e informazione. L’astrazione è radicata nel profondo della vita e del tempo. Deleuze e Guattari (1980: 496) ricordano come il gesto artistico primordiale dell’uomo non sia altro che una linea astratta: l’arte primitiva comincia con l’astratto (Worringer 1908).

  • Worringer, Wilhelm (1908). Abstraktion und Einfühlung. München: Piper. Traduzione: Astrazione ed empatia. Torino: Einaudi, 1975.
  • Deleuze, Gilles and Guattari, Félix (1980) Mille Plateaux. Paris: Minuit. Traduzione: Mille Piani. Roma: Castelvecchi, 2003.
  • Maturana, Humberto and Varela, Francisco (1980). Autopoiesis and Cognition: The Realization of the Living. Boston: Reidel.
  • Noë, Alva (2004). Action in Perception. Cambridge, MA: MIT Press.
  • Metzinger, Thomas (2009). The Ego Tunnel: The Science of the Mind and the Myth of the Self. New York: Basic Books.

 

5. L’eros è la crudele astrazione del Sè.

Non si dà opposizione tra vita e conoscenza, come ricordato energicamente da Canguilhem (1965: xvii): “Accettiamo troppo facilmente che esista un fondamentale conflitto tra conoscenza e vita, così che la loro reciproca avversione porti solo alla distruzione della vita da parte della conoscenza o alla derisione della conoscenza da parte della vita. […] Ora, il conflitto non è tra pensiero e vita nell’uomo, ma tra uomo e mondo”. Come ricorda anche Tronti (1966: 14) il conflitto è un motore epistemico: “La conoscenza è legata alla lotta. Conosce veramente chi veramente odia”. Ancora oggi lo scisma millenario tra mente e corpo, e in particolare tra eros e astrazione, infesta le interpretazioni correnti del capitalismo cognitivo. Molti filosofi radicali lamentano la diserotizzazione del corpo a causa del lavoro digitale, del bombardamento di informazioni e di un mediascape ipersessualizzato (Agamben, Berardi, Stiegler, ecc.)  e come risposta politica suggeriscono l’insurrezione erotica della nuda vita. Purtroppo, se il biopotere è una macchina di astrazione, la resistenza non si dà rivendicando più corpo, più affetto, più libido, ecc. ma riconquistando il potere di astrazione alienato, ovvero la capacità di differenziare, biforcare e percepire ogni cosa in dettaglio, compresi i nostri stessi sentimenti. Contro la ricezione comune della filosofia desiderante, Negarestani (2009) ha notato come Deleuze apra il suo libro Differenza e ripetizione  proponendo un legame fondamentale tra differenza e crudeltà. L’astrazione non deve essere intesa come una pulsione contro la ‘vita’ ma come il gesto violento di ogni essere contro il proprio Grund (contro il proprio terreno e principio iniziale: identità, genere, classe, specie, ecc.). In Spinoza gioia e amore segnano sempre il passaggio ad una perfezione superiore, ad una superiore complessità. “L’anatomia dell’uomo è una chiave dell’anatomia della scimmia”, scriveva Marx sempre nell’introduzione ai Grundrisse. Sebbene possa suonare come una dichiarazione antropocentrica, le parole di Marx insinuano anastroficamente il passaggio ad uno stadio post-umano: l’anatomia dell’alieno è  forse la chiave dell’anatomia dell’umano.

  • Canguilhem, Georges (1965). La Connaissance de la vie. Paris: Vrin. Traduzione: La conoscenza della vita. Bologna: Il Mulino, 1976.
  • Deleuze, Gilles (1968). Différence et Répétition. Paris: PUF. Traduzione: Differenza e ripetizione. Milano: Cortina, 1997.
  • Tronti, Mario (1966). Operai e capitale. Torino: Einaudi.
  • Foucault, Michel (1976). La Volonté de savoir. Paris: Gallimard. Traduzione: La volontà di sapere. Milano: Feltrinelli, 1978.
  • Negarestani, Reza (2009) “Differential Cruelty: A Critique of Ontological Reason in Light of the Philosophy of Cruelty”, Angelaki, vol. 14, n. 3, december 2009.

 

 6. Il potere di accumulare, il potere di frenare, il potere di accelerare.

La politica è tattica e strategia della temporalità (ovvero dell’invenzione del tempo). A questo riguardo Marx è stato accusato di due errori opposti: messianesimo del kairos (avrebbe cioè secolarizzato il tempo messianico nella concezione di una società senza classi, secondo Benjamin 1940) e quantificazione del kronos, ovvero misura del plusvalore e dello sfruttamento unicamente in termini di ore lavoro (in questo senso, Marx apparterebbe ancora alla tradizione tutta occidentale e aristotelica della misurabilità dell’essere, secondo Hardt e Negri 2000: 354). Tra questi due estremi si trova il tentativo più elegante mai compiuto di condensare l’intero ingranaggio del capitalismo industriale in una breve formula matematica, ovvero l’equazione sulla caduta tendenziale del saggio di profitto (Marx 1894: 317). Questa formula diventerà il primo diagramma dell’accelerazionismo, proprio nel finale di un commento di Deleuze e Guattari dedicato al frammento sulle macchine dei Grundrisse“Quale via rivoluzionaria, ce n’è forse una? Ritirarsi dal mercato mondiale? … Oppure andare in senso contrario? Cioè andare ancor lontano nel movimento del mercato, della decodificazione e della deterritorializzazione? … Non ritirarsi dal processo, ma andare più lontano, accelerare il processo, come diceva Nietzsche (Deleuze and Guattari 1972: 272). L’operaismo ha ripetutamente criticato la formula marxiana della composizione organica del capitale per essere univocamente compressa all’interno del perimetro della fabbrica industriale e per non essere aperta all’intera metropoli. Dopo aver rotto la gabbia della composizione organica del capitale, sembra però che  la cosiddetta Italian Theory (soprattutto Agamben) ne abbia ricostruito una nuova intorno alla nozione di katechon dell’apostolo Paolo, ovvero “la forza che trattiene il male”, assunta come modello ambivalente delle istituzioni della moltitudine (Virno 2010: 187). Contro l’abbraccio claustrofobico del katechon, l’ipotesi accelerazionista cerca di respirare nuovamente una boccata d’aria nel grande Fuori dello spazio cosmico.

  • Marx, Karl (1894). Das Kapital, vol. 3. Hamburg: Meissner. Traduzione: Il capitale, vol. 3. Roma: Editori Riuniti, 1970.
  • Benjamin, Walter (1940). On the Concept of History, draft. In: Selected Writings, vol. 4. Cambdrige, MA: Harvard University Press, 1996.
  • Deleuze, Gilles and Guattari, Félix (1972) L’Anti-Oedipe. Paris: Minuit. Traduzione: L’anti-Edipo. Torino: Einaudi, 1975.
  • Hardt, Michael and Negri, Antonio (2000). Empire. Cambridge, MA: Harvard University Press. Traduzione: Impero. Milano: Rizzoli, 2001.
  • Agamben, Giorgio (2000) Il tempo che resta. Un commento alla Lettera ai Romani, Torino: Bollati Boringhieri.
  • Virno, Paolo (2010). E così via all’infinito. Logica e antropologia. Torino: Bollati Boringhieri.

 

7. Dal general intellect ad una intelligenza aliena, ovvero il soggetto dell’astrazione.

L’ontologia operaista dell’antagonismo ha mantenuto spesso una posizione umanista all’interno della tradizione antropocentrica (vedi, per esempio, Berardi 2011): in effetti, non è difficile riconoscere che il capitalismo è una forza inumana, una forza che mira a sfruttare e superare l’umano. Ciò nondimeno qualsiasi progetto di ‘autonomia’ dovrebbe considerarsi un divenire postumano della stessa classe operaia, poiché non c’è alcuna classe originale per la quale provare nostalgia. “Il capitale propriamente pensato è una vasta forza inumana, una forza genuinamente aliena (in questo è completamente non-organico) della quale sappiamo troppo poco. Una nuova investigazione di questa forma deve procedere precisamente come cartografia anti-antropomorfica, come studio di finanza aliena, ovvero di xeno-economia” (Williams 2008). Il Marxismo Speculativo può essere definito come il passaggio dal paradigma del capitalismo cognitivo ad un paradigma che descrive il capitalismo come intelligenza aliena, come vera e propria intelligenza. Questo non  sottintende alcun fatalismo o dualismo: l’autonomia politica del General Intellect (Virno 1990) deve trasformarsi essa stessa in una Intelligenza Aliena. La soggettività dell’astrazione deve stabilire nuove alleanze con forze non-umane  e macchiniche. In particolare, bisognerebbe trovare un erede, un gemello epistemico, alla formula marxiana della caduta tendenziale del saggio di profitto. In questo senso, l’accelerazionismo marxista (Srnicek e Williams 2013) appare non tanto come una mera accelerazione catastrofista del capitale (come già visto in Virilio, Baudrillard e Land), ma come una accelerazione epistemica e riappropriazione di capitale fisso sotto forma di tecnologia e conoscenza (in una sorta di Singolarità Epistemica). L’Intelligenza Collettiva deve organizzarsi come intelligenza ostile — anche nel senso etimologico di inoculare l’ospite come un parassita maligno. Una intelligenza aliena non si preoccupa di alcuna ortodossia, prolifera e organizza le sue proprie eresie.

  • Virno, Paolo (1990). “Citazioni di fronte al pericolo”. Luogo Comune, n. 1.
  • Williams, Alex (2008). “Xenoeconomics and Capital Unbound,” Splintering Bone Ashes blog [link].
  • Berardi, Franco (2011). “Time, Acceleration and Violence”. E-flux, n. 27, September 2011 [link].
  • Srnicek, Nick e Williams, Alex (2013). ”Manifesto for an Accelerationist Politics”. In: Jousha Johnson, Dark Trajectories: Politics of the Outside. Miami: Name, 2013 [PDF].

 

 

Versione originale in inglese qui

 

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