Riprendiamo e sosteniamo l’appello alla mobilitazione lanciato da Rete della Conoscenza al fianco degli accademici turchi, colpiti in questi gironi dalla repressione di Erdogan per aver chiesto la fine delle azioni contro il popolo curdo ed il rispetto della Costituzione Turca e delle convenzioni internazionali (EN).
“Il sapere non è fatto per comprendere, è fatto per prendere posizione” – M. Foucault
Da settimane in Turchia è in corso un vero e proprio attacco ai danni della popolazione curda, in particolare nell’est del paese: a Sur, Silvan, Nusaybin, Cizre, così come in molte altre città, attraverso un coprifuoco che dura ormai da due mesi, si è venuto a delineare un vero e proprio scenario di guerra, nella quale l’esercito turco continua ad attentare con l’utilizzo di armi pesanti alle vite dei curdi.
Dentro le città del Kurdistan distrutte il conto delle vittime aumenta ogni giorno, sono oltre 75 le vittime in questi primi giorni di Gennaio. Uomini, donne e bambini colpiti nei loro luoghi di vita, nella continua violazione della Costituzione Turca e delle convenzioni internazionali, nel silenzio più assoluto da parte dei media locali.
Un silenzio dentro il quale 1128 accademici turchi hanno provato nelle ultime settimane ad aprire una breccia con l’appello “Non saremo parte di questo crimine”, chiedendo la revoca dei coprifuoco e l’interruzione della repressione di Stato nei confronti del popolo curdo, quella che ormai da più parti è paragonata ad una guerra portata dall’esercito turco, auspicando invece una risoluzione pacifica del conflitto, a difesa dei diritti della popolazione del Kurdistan.
All’appello il governo turco ha risposto con la condanna degli accademici, accusati di supportare le organizzazioni terroristiche, e innescando una violenta spirale repressiva portata avanti dal potere giudiziario e dai supporter del premier Erdogan. Ai mandati di arresto emessi per molti dei docenti si è aggiunta la promessa di ritorsioni da parte di gruppi fascisti che hanno giurato di “far scorrere il sangue dei firmatari”. Al momento 22 di loro risultano in carcere, mentre molti altri stanno subendo provvedimenti disciplinari di vario tipo tra i quali il licenziamento dal proprio posto di lavoro.
Questo attacco alla libertà di espressione è un ulteriore rafforzamento dell’atteggiamento autoritario del governo turco, che già aveva provveduto all’arresto di numerosi giornalisti, avvocati e attivisti negli scorsi mesi. Vogliamo condannare con fermezza la strategia di repressione del dissenso messa in atto in maniera sistematica nel paese, quella che in questi giorni è andata a colpire il luogo di diffusione di un sapere libero e critico per eccellenza.
Non possiamo non esprimere la nostra vicinanza nei confronti di chi oggi subisce l’azione repressiva del governo di Erdogan, così come del popolo curdo, da mesi sotto l’attacco di Daesh e dello Stato Turco. Non saremo mai complici di questi crimini, perpetrati con la complicità della comunità internazionale.
Facciamo appello a tutto il mondo dell’università per mobilitarsi nelle forme valutate più opportune, per esprimere la nostra solidarietà e rompere il silenzio. Ci appelliamo al governo italiano perchè prenda posizione contro le violenze e l’atteggiamento autoritario del governo turco, al fianco di chi con coraggio continua a denunciare l’offensiva portata alla popolazione curda.
Per firmare scrivere a: appellonotpartofthiscrime@gmail.com