Di COLLETTIVO EURONOMADE

Per la nostra esperienza, per EuroNomade, la morte di Toni Negri non è certo indifferente. In questione non sono tanto gli affetti, i vincoli di amicizia e di collaborazione che hanno stretto a lui molte e molti di noi. Più nello specifico, di EuroNomade Toni è stato ispiratore e instancabile animatore fin dalla nascita del collettivo nel 2013. Lo ha fatto agendo da “singolare comune”, per riprendere la bella immagine proposta da Judith Revel nel suo intervento del 3 gennaio a Père-Lachaise: creando aperture e connessioni, sia con esperienze di ricerca e attivismo in molte parti del mondo sia con la storia lunga dell’inchiesta operaia e metropolitana di stile operaista fin dagli anni Sessanta dello scorso secolo.

Abbiamo detto che Toni resterà con noi, e non solo perché nei prossimi mesi e anni saremo impegnati in molte iniziative per riprendere e sviluppare la sua eredità intellettuale e politica. Il lavoro di Euronomade, anche al di là di queste iniziative, continuerà a essere caratterizzato dal suo stile e dalla sua impronta. Ma certo è ben lungi da noi l’idea di assumere un atteggiamento di venerazione “antiquaria” nei confronti della figura di Toni, che ne sarebbe del resto inorridito. Euronomade intende piuttosto riaffermare il radicamento del proprio lavoro teorico e politico all’interno dei conflitti del presente, nella prospettiva di individuare potenzialità e soggetti per pensare una trasformazione radicale nel senso della libertà e uguaglianza, di ciò che continuiamo a chiamare il comune, a fronte della durezza dei rapporti di sfruttamento, dominio e guerra che segnano le nostre vite.

Da tempo, del resto, sentiamo l’esigenza non soltanto di riaffermare questi caratteri del nostro lavoro, ma anche di riqualificarli, allargando la nostra rete e moltiplicando i momenti di confronto e collaborazione con altre esperienze analoghe. Siamo convinti che la storia dei movimenti italiani, in particolare nelle molte componenti che hanno una pur lontana ascendenza operaista, sia caratterizzata da questo punto di vista da una positiva peculiarità: ovvero dal fatto che il riconoscimento dell’importanza del lavoro di inchiesta ha posto le basi per un incontro spesso produttivo tra esperienze di militanza e pratiche di produzione teorica. Senza rimontare oltre nel tempo, è questa la storia dei diversi percorsi che si sono dipanati a partire dalla fondazione di Uninomade nel 2004: non si tratta di proporre un’improbabile apologia di quei percorsi, segnati da limiti, errori e conflitti, ma piuttosto di ripartire dal tentativo di favorire l’incontro tra pratiche militanti e pratiche teoriche. È questo tentativo che occorre oggi rilanciare. Ed è appena il caso di aggiungere che quel che abbiamo in mente non è un incontro tra “militanti” e “teorici”, considerato il fatto che nelle esperienze che abbiamo richiamato le due figure si sono spesso sovrapposte.

È su queste basi che vi invitiamo a una riunione a Roma, a ESC, il 27 gennaio alle ore 11. Vorremmo discutere insieme le condizioni e le potenzialità per un rilancio oggi dell’intreccio appena nominato tra militanza, lavoro di inchiesta e produzione teorica. Ci sembra necessario ragionare in primo luogo sugli strumenti che sono in questo senso necessari, sulle sinergie tra i siti esistenti, sugli interventi nei social media, sugli incontri in presenza, sul lavoro editoriale – e su che cosa può rappresentare oggi l’equivalente di una rivista teorico-politica come molte ne abbiamo conosciute nella nostra storia. In secondo luogo, vorremmo proporre un’ipotesi di riorganizzazione del lavoro del nostro collettivo, auspicabilmente allargato a comprendere nuove sensibilità generazionali e politiche. In terzo luogo, vorremmo discutere insieme i temi su cui concentrare il lavoro nei prossimi mesi, in una prospettiva capace di combinare avanzamento teorico e lavoro di inchiesta. Sulla base della nostra esperienza recente, ne cominciamo a proporre tre, tutt’altro che esclusivi.

Sentiamo intanto l’esigenza di intensificare il nostro lavoro sulla questione della guerra, che a partire dall’invasione russa dell’Ucraina e ancor più con quanto sta accadendo a Gaza è oggi al centro dei processi globali e dei complessi scenari che li contraddistinguono. Si tratta di proseguire un lavoro che da una parte qualifica la nostra opposizione intransigente alla guerra, dall’altra punta a identificare alcuni tratti fondamentali del capitalismo globale in questa fase storica che per molti versi appare di transizione sul piano dell’organizzazione del sistema mondo. C’è poi il tema classico del lavoro, della durezza dello sfruttamento e delle forme nuove che questo assume, che abbiamo studiato ad esempio attraverso il lavoro digitale e di piattaforma (mentre la stessa povertà si presenta oggi in modi inediti). Continuiamo a tenere sullo sfondo la categoria di moltitudine, che ci consente di leggere la moltiplicazione contemporanea del lavoro dal punto di vista della categoria di composizione di classe e al tempo stesso mantiene problematicamente aperto l’orizzonte di una soggettivazione antagonista – a cui allude l’ipotesi avanzata di recente di un “divenire classe della moltitudine”. Sotto questo profilo, l’analisi della moltiplicazione del lavoro ha fatto emergere, sulla traccia delle ricerche femministe sulla riproduzione sociale, il rilievo fondamentale di quella che possiamo definire produzione di soggettività. È una definizione della cui ampiezza e indeterminatezza siamo consapevoli, che ci serve tuttavia per tenere insieme questioni essenziali, come il transfemminismo, l’antirazzismo e la questione ecologica.

Ripetiamo che quelli indicati sono semplicemente i temi su cui abbiamo lavorato con maggiore intensità negli ultimi anni all’interno di EuroNomade. Se invitiamo a partecipare alla riunione del 27 gennaio, è perché avvertiamo con chiarezza i limiti del nostro stesso lavoro, che mettiamo a disposizione di una discussione collettiva nella speranza di far crescere il nostro percorso, meglio ancora di trasformarlo attraverso un allargamento non meramente formale. Nel giorno in cui ricorderemo Toni a Roma, ci piace pensare anche a EuroNomade come un “singolare comune”, come progetto aperto all’“intensità di rapporti” con altre singolarità e altri progetti – pronto a cambiare per divenire più potente.

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