Di CLARA MOGNO.
La Procura di Agrigento ha finalmente deciso di chiedere al Gip l’archiviazione per Luca Casarini e Pietro Marrone, rispettivamente capomissione e comandante della Mare Jonio, la nave di MEDITERRANEA Saving Humans, coinvolti nel salvataggio del 18 marzo scorso. L’assurda imputazione di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ” si frantuma davanti all’affermazione della legge del mare e davanti al riconoscimento della logica perversa dell’accusa. Cade anche quella di aver disobbedito all’alt impartito da una motovedetta della Guardia di Finanza – un ordine, questo, che invece potrebbe essere presto riconosciuto come reato. Un’ottima notizia , in attesa che vengano prosciolti delle loro imputazioni anche gli altri capimissione e comandanti di Mediterranea Beppe Caccia, Massimiliano Napolitano, Tommaso Stella ed Erasmo Palazzotto, indagati per le missioni del 9 maggio e del 4 luglio rispettivamente con Mare Jonio e Alex. La logica della criminalizzazione sembra trovare con questa decisione della procura una prima frattura – una prima battaglia la si è vinta.
Ma dal Mediterraneo Centrale arrivano anche notizie sconfortanti: la proroga senza modifiche del patto Italia-Libia – il memorandum infatti si riterrà automaticamente prorogato a partire da domenica 2 febbraio – e della cattura e consegna alla cosiddetta Guardia costiera libica di 30 profughi da parte della fregata militare della Marina turca (inquadrata nell’operazione Nato “Sea Guardian”, quindi che prevede il coinvolgimento dell’Italia). Le due imbarcazioni di Mediterranea sono ancora sotto sequestro, anche se basterebbe una firma di Luciana Lamorgese, Ministra dell’Interno, o di Paola de Micheli, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti (quale la discontinuità con il precedente governo?). E i decreti sicurezza ancora non sono stati abrogati. E intanto, in mare, si continua a morire e a salvare, e ad attendere giorni prima di ottenere un porto di sbarco sicuro, come vediamo in questi giorni con i casi della Ocean Viking, della Alan Kurdi e della Open Arms. Se da una parte agiscono ancora gli effetti della criminalizzazione del salvataggio e della solidarietà, impedendo nei fatti le attività di monitoraggio e di soccorso attraverso sequestri e accuse infondate, il Mediterraneo Centrale come la Libia sono ogni giorno sempre di più scenario di gravissime infrazioni dei diritti fondamentali e del diritto internazionale. Criminali sono le politiche internazionali e gli accordi con la Libia, criminali sono coloro che firmano e agiscono a sostegno di questi patti a dispetto di ogni valutazione sul rispetto del diritto e sulla situazione dei campi di detenzione. Al tempo stesso, in mare, in cielo e sulla terraferma, nello spazio aperto anche dall’irruzione di Mediterranea il 3 ottobre del 2018, sta prendendo forma una vera e propria “Civil fleet”, una flotta di assetti della società civile europea, autonoma nelle sue scelte politiche e nella sua operatività.
Rovesciare il tavolo, quindi: da accusati a accusanti, continuando a soccorrere e a portare avanti le attività di denuncia delle violenze che vengono perpetrate in mare e in terra sui corpi di chi cerca una vita possibile e migliore. Tenere la barra a dritta significa ribadire con forza che criminale non è salvare, ma criminale è far morire in mare o nei lager libici, che criminali sono i “push back“, i respingimenti, le deportazioni verso Tripoli. Attraversare il diritto, si diceva al varo di Mediterranea, provare a trasformarlo in un’arma offensiva. Barra a dritta, allora, e presto si torni in mare!