Pubblichiamo qui altri due report, in italiano e in inglese, dei respingimenti in Croazia e Bosnia Erzegovina. L’introduzione di Fabio Papetti alle interviste e il primo report sono disponibili qui.
REPORT 8
“Quando parli con la polizia croata e chiedi asilo, loro non ti fanno parlare, ti picchiano”
Data e ora: 21 luglio 2019, 16:00
Posizione: Bratkovec, Croazia
Coordinate: 46.16028550726642, 15.606369216918892
Respinti da: Croazia
Respinti in: Bosnia
Caratteristiche del gruppo: 120 persone, età: 26, 28, 17, 15, 15 anni, sconosciuita l’età dei restanti membri del gruppo. Paese d’origine: Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Iran, Siria, Algeria, Turchia.
Minori coinvolti? Si
Violenza usata: pestaggio (con manganelli. mani, altro), calci, spinti per terra, esposti ad aria condizionata e temperature eccessive durante il trasporto nel veicolo, insulti, spruzzati con spray al peperoncino, attaccati da cani, distruzione oggetti personali, sequestro di oggetti personali, guida spericolata dei conducenti del veicolo.
Polizia coinvolta: 13-14 van della polizia slovena, 50 poliziotti sloveni, 30 membri dell’esercito sloveno, 12 cani della polizia slovena, 6 elicotteri sloveni, 30 poliziotti croati, numero imprecisato di van della polizia croata.
Portati ad una stazione di polizia: Si
Trattamento alla stazione di polizia o in altro luogo di detenzione: detenzione, acquisizione impronte digitali, firma di fogli (senza traduzione), negati cibo ed acqua.
È stata espressa l’intenzione di chiedere asilo? Si
Intervista condotta da: Border Violence Monitoring
Dopo di che, i poliziotti hanno legato le mani dietro la schiena a tutti i membri del gruppo. Durante questa operazione sono avvenute diverse violenze: gli intervistati dichiarano che i poliziotti, una volta legate le mani agli uomini, li abbia spinti fino a farli cadere col volto rivolto per terra, per poi pestare ripetutamente le loro mani. Inoltre, i poliziotti hanno iniziato a picchiare gli uomini stesi per terra con manganelli e calci, arrivando anche all’uso di spray urticante. Un intervistato ha dichiarato che le persone venivano picchiate indipendentemente dal fatto che ascoltassero o meno gli ordini dei poliziotti. Quando un membro degli intervistati menziona la parola “spray urticante” gli altri si precipitano a raccontare il momento in cui anche loro vengono spruzzati con tale agente. Uno degli intervistati racconta di aver subito lo stesso trattamento anche nella stazione di polizia. Alcuni membri del gruppo, di cui è difficile capire bene il numero, chiedono asilo. Tuttavia, chi lo fa viene picchiato ancor più e vengono spruzzati con lo spray dopo aver chiesto asilo o aver espresso l’intenzione di chiederlo. Per via di questo avvenimento, molti membri del gruppo si sono sentiti minacciati e impossibilitati a fare la stessa richiesta dei loro compagni. La polizia slovena ha poi preso i loro oggetti personali (cellulari, power banks, vestiti) e li distrugge.
Le persone vengono poi portate con dei van ad una stazione di polizia in Slovenia. Qui sono rimasti rinchiusi per 3 giorni senza acqua ne cibo, e con solo una toilette nella stanza. Durante questo periodo di tempo, la polizia passava a distribuire razioni minime di acqua e pane. Uno degli intervistati ha detto allo staff di BVM:
“Vogliono deportarmi. [Allora] perchè mi imprigionano per due, tre giorni?”
Alle persone sono poi state prese le loro impronte digitali. Quando alcuni membri del gruppo hanno chiesto asilo, la polizia ha detto loro che per farlo dovevano firmare dei fogli. Gli sono stati dati dei fogli da firmare ma questi erano in sloveno e senza una traduzione o senza avere un traduttore accanto. I membri del gruppo hanno firmato senza sapere che cosa fossero quei fogli, benchè sospettano che siano documenti dove si convalida l’atto di deportazione da parte della polizia.
La mattina del 24 luglio i membri del gruppo vengono messi nei van della polizia (20-30 persone per veicolo) per poi essere condotte al confine croato dove sono stati consegnati alla polizia di frontiera verso le 8 di mattina. Gli intervistati hanno descritto la guida del conducente come spericolata, e perciò molta gente all’interno della vettura ha vomitato, arrivando anche a svenire per via della mancanza d’aria.
Quando sono stati consegnati alla polizia croata, sono stati picchiati e messi in dei veicoli della polizia croata. Quando gli abbiamo chiesto se abbiano espresso l’intenzione di chiedere asilo, uno degli intervistati ci ha detto:
“Quando parli [alla] polizia croata [e] chiedi asilo, loro non ti fanno parlare. Ti picchiano..Quando dici che vuoi asilo, la polizia ti dice no. La polizia di ce tornatene a Kabul.”
La polizia ha poi guidato per nove ore, fermandosi per una o due ore. Ancora una volta la guida è stata descritta come sconsiderata, provocando vomito e svenimento dei passeggeri per la mancanza di aria fresca e mancanza di cibo ed acqua. I membri del gruppo sono stati quindi portato al confine croato bosniaco 20-30 km da Velika Kladusa. La posizione da loro indicata era Maljevac, Croazia. Al confine erano presenti 25-30 poliziotti descritti come alti e forti ed indossanti maschere che coprivano il volto. Questi hanno formato due colonne ai lati dei van della polizia e hanno fatto scendere i passeggeri quattro alla volta, per poi picchiarli duramente e scacciarli verso il confine.
“Quattro persone venivano. Deportati. Quattro persone venivano. Deportati.”
Questo processo è stato ripetuto finchè tutti i membri del gruppo non fossero stati deportati in Bosnia. La polizia gli urlava di tornarsene a Velika Kladusa.
“Soldi, scarpe, tutto. Camminato senza scarpe a Kladusa..Niente scarpe, neinte maglietta, niente cellulare, niente soldi.”
Il gruppo ha camminato fino a Velika Kladusa senza più avere i loro oggetti personali, distrutti o presi dalla polizia.
REPORT 9
“[La polizia croata ci] ha picchiati uno ad uno, ed ha detto ‘Benvenuti in Bosnia’”
Data e ora: 22 luglio 2019 11:00
Posizione: punto di attraversamento del confine sloveno croato vicino Jelsane
Coordinate: 45.48936548114246, 14.27771847937629
Respinti da: Slovenia, Croazia
Respinti in: Bosnia
Caratteristiche del gruppo: 15 persone, età: 5-26 anni, età dei restanti resta sconosciuta. Paese di origine: Afghanistan, Pakistan, Siria
Minori coinvolti? Si
Tipo di violenza usata: pestaggio (con manganelli, mani, calci ed altro), esposizione a temperature estreme dovute all’aria condizionata all’interno del veicolo usato per il trasporto, insulti, uso di cani, forzati a spogliarsi, distruzione di oggetti personali, guida spericolata.
Polizia coinvolta: 15 poliziotti regolari croati, 10 poliziotti sloveni
Condotti ad una stazione di polizia? Si
Trattamento alla stazione di polizia o nel luogo di detenzione: detenzione, privazione di cibo/acqua.
È stata espressa la volontà di richiedere asilo? Si
Intervista condotta da: Border Violence Monitoring
Dettagli dell’evento
Verso la mezzanotte del 22 luglio 2019 un uomo di 26 anni proveniente dal Pakistan che stava camminando nelle foreste slovene è stato intercettato e catturato da 10 poliziotti sloveni ad approssimativamente 25 km dal confine sloveno croato. Due poliziotti indossavano pantaloni neri e camicie blu, mentre gli altri erano vestiti in completi neri. Nessuno indossava maschere. I poliziotti hanno sguinzagliato due cani della polizia senza museruola, facendogli rincorrere l’uomo e mordergli le gambe. L’intervistato ha detto: “Mi hanno mangiato il piede.”
Quando i poliziotti sono arrivati accanto all’intervistato, quest’ultimo ha chiesto loro per un intervento di un dottore.
“Gli ho detto ‘per favore aiutatemi. Voglio andare all’ospedale!’ ..poi hanno iniziato a picchiarmi. Mi hanno dato calci, pugni e picchiato con i manganelli. Gli ho detto ‘per favore voglio asilo in Slovenia! Per favore datemi asilo! Ma loro mi hanno detto no.”
Come detto sopra, la polizia ha riso di lui e chiesto perché si stava lagnando come un bambino. Due poliziotti lo hanno iniziato a picchiare con calci, pugni e manganelli. L’uomo ha detto che secondo lui è stato picchiato per 5 minuti circa. Il 26enne ha poi chiesto asilo ma gli è stato negato.
Verso le 2 di notte l’intervistato è stato portato ad una centrale di polizia, dove ha nuovamente chiesto asilo e cure mediche.
“Quando sono arrivato alla stazione di polizia ho detto ‘per favore voglio asilo. Proteggetemi per favore.’ ma loro non hanno fatto niente. Gli ho poi detto: ‘per favore ho bisogno di un dottore, di primo soccorso.’ ma loro mi hanno risposto ‘no, non ora. Domani, domani.’ Poi due poliziotti sono entrati nella stanza e mi hanno picchiato.”
L’intervistato è rimasto nella stazione di polizia per 8 ore circa, ricevendo solo del pane e una bevanda quasi alla fine della sua detenzione. Durante tutto questo tempo è stato lasciato solo. Successivamente i poliziotti lo hanno portato in una macchina con altre quattro persone. L’intervistato ci ha poi detto che queste quattro persone erano tutte provenienti dall’Afghanistan e vi erano due fratelli, entrambi minori: un bambino di 9 anni ed un ragazzino di 13 anni. Gli altri due componenti del gruppo sembravano avere 18-19 anni. Sono stati poi tutti trasportati dalla Slovenia al punto ufficiale di attraversamento del confine sloveno croato a Rupa (CR). Durante il trasporto, l’aria condizionata era accesa a temperature incredibilmente alte. Nel retro del veicolo non vi erano sedili, perciò le 5 persone erano accovacciate per terra.
Il 22 luglio verso le 11 di mattina il gruppo è stato consegnato alla polizia croata. Al punto dello scambio, descritto come una “strada per l’immigrazione”, la polizia croata e slovena ha discusso per circa 10 minuti.
“La polizia croata e slovena hanno parlato tra di loro. Penso abbiano parlato di noi per circa 10 minuti. Dopo la polizia slovena ci ha spinti verso la polizia croata. Noi abbiamo detto alla polizia croata: ‘per favore dateci del cibo. Abbiamo fame. Siamo due, tre giorni senza mangiare.’ Ma loro hanno detto: ‘no.’ Il suo [del poliziotto] linguaggio era molto brutto. Non posso riferirtelo.”
L’intervistato e gli altri membri del gruppo hanno chiesto cibo e cure mediche, ma la polizia croata li ha insultati ed ha iniziato a picchiarli con mani e manganelli. L’intervistato ah detto:
“Ho detto ai poliziotti: ‘per favore ho bisogno di aiuto. Ho dei problemi. Ho bisogno di un’iniezione [per il morso del cane]. È pericoloso è molto serio come problema.’ Ma loro hanno iniziato a picchiarmi.. con bastoni e mani.”
I poliziotti hanno anche picchiato i due fratelli nel gruppo.
Sono stati poi portati ad una stazione di polizia dove, a detta dell’intervistato, sono rimasti per circa 7 ore dentro un container. All’interno di questo stretto spazio vi erano altre 8 persone. Ci ha poi raccontato che:
“Quando siamo arrivati dentro il container due poliziotti sono entrati ed hanno iniziato a picchiare tutti con i manganelli.”
la polizia li ha poi fatti denudare (facendogli tenere gli indumenti intimi) ed ha requisito tutti i loro averi: zaini, cellulari, scarpe, vestiti ecc.
“Tutto, soldi, cellulare, borsa, tutto abbiamo dato.”
All’intervistato è stato dato solamente un paio di pantaloncini ed una maglietta. Il resto dei suoi oggetti personali è stato requisito dalla polizia.
Dopo sette ore, la polizia ha caricato l’intervistato e le otto persone presenti nel container in un van diretto al confine croato bosniaco vicino Velika Kladusa. All’interno del van faceva molto caldo e, secondo l’intervistato, la polizia ha intenzionalmente acceso l’aria condizionata per aumentare ulteriormente la temperatura. Alcune persone hanno vomitato per lo stress a cui erano sottoposte.
“Niente ossigeno, niente aria..e loro [la polizia] parlava molto male di noi, delle nostre madri, dei nostri paesi. ‘Picka ti materina’ (‘la fica di tua madre’, o ‘vaffanculo a tua madre’).”
l’intervistato ha detto che sono rimasti nel van per circa 5 ore, durante le quali la polizia si è anche fermata a Zagabria per fare una pausa, lasciando il gruppo nel veicolo a temperatura elevata, per prendere un caffè e caricare altre 6 persone nello stesso veicolo, arrivando quindi ad un totale di 15 persone all’interno del van. Dall’intervista si è capito che dentro il van faceva incredibilmente caldo, non vi era aria fresca ne ricircolo d’aria, e non c’erano posti per sedersi o punti a cui tenersi. Alcune delle persone dentro il van hanno continuato a vomitare a causa delle eccessive condizioni. Quando qualcuno ha cercato di chiedere aiuto alla polizia gli ufficiali hanno iniziato a insultare le persone nel van e a picchiarli. Secondo l’intervistato nel van era presente una famiglia proveniente dalla Siria – marito, moglie e due bambini, un maschio ed una femmina, di all’incirca 5-7 anni – quattro uomini dal Pakistan, tre dalla Palestina e altri di provenienza sconosciuta.
Verso sera, saranno state le 19:30 per l’intervistato, il van è arrivato a destinazione in un posto a 30 km da Velika Kladusa, in un punto nella “giungla, non nella strada per l’immigrazione”. Sono arrivati altri due van della polizia, aumentando il numero di ufficiali presenti al confine a 15. Indossavano pantaloni neri e una camicia blu, e portavano con loro dei manganelli (questa descrizione corrisponde con le uniformi della polizia regolare croata).
L’intervistato ha detto che la polizia li ha fatti uscire uno ad uno e, nel momento in cui uscivano, li ha picchiati sulla schiena e sui piedi. Hanno continuato a picchiarli nel mentre che raggiungevano il confine bosniaco. Nel mentre, gli veniva detto: “Benvenuti in Bosnia.”
“[I poliziotti] dicevano:’venite uno ad uno, uno ad uno, uno ad uno.’ picchiavano una persona alla volta e dicevano ‘Benvenuti in Bosnia.’”
ENGLISH
Date and time: July 21, 2019 16:00
Location: Bratkovec, Croatia
Coordinates: 46.16028550726642, 15.606369216918892
Push-back from: Slovenia
Push-back to: Bosnia
Demographics: 120 person(s), age: 26, 28, 17, 15, 15; rest unknown , from: Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Iran, Syria, Algeria,
Turkey
Minors involved? Yes
Violence used: beating (with batons/hands/other), kicking, pushing people to the ground, exposure to air condition and extreme
temperature during car ride, insulting, pepper spray, dog attacks, destruction of personal belongings, theft of personal
belongings, reckless driving
Police involved: 13-14 Slovenian Police Vans, 50 Slovenian police officers, 30 Slovenian “army” members, 12 Slovenian police
dogs, 6 Slovenian helicopters, 30 Croatian regular police officers, unknown number of Croatian police vans
Taken to a police station?: yes
Treatment at police station or other place of detention: detention, fingerprints taken, papers signed, no translator present,
denial of food/water
Was the intention to ask for asylum expressed?: Yes
Reported by: Border Violence Monitoring
On July 21st, a group of 220 men and underage boys from many countries – Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Syria, Algeria, Iran and Turkey – traveling to Italy is apprehended by the Slovenian police in the forest near the Croatian-Slovenian border. Five members of this group – all from Afghanistan, aged 26, 28, 17, 15 and 15 – spoke with Border Violence Monitoring of their experience being pushed back with this group, where they tell us that of this group of 220, 120 are deported in one pushback
from Slovenia to Bosnia. After 11 days walking, the group had reached Slovenia by foot. Around 4 to 5pm, the police catch this group in the forest. Five to six helicopters, 13 to 14 police cars and vans, 11 to 12 dogs, “30 army” members and 40 to 50 police officers, wearing light blue shirts and black pants, apprehend this group. Once the police have this group in their sight, the police let loose approximately 12 unmuzzled dogs to bite and subdue the people in the group. Three of the interviewees had visible
scratches and bite wounds from these police dogs.
After this, the police tie the men’s hands behind their backs. A number of violences occur throughout this process: the interviewees state that the police push the men, whose hands are tied behind their back, onto the ground until they are lying face down and then the police stamp on their hands repeatedly. The police push and kick the men in the group and beat the men with batons while they are tied up and when they are being tied up and pepper spray some of them. One interviewee stated that whether they listen to the police when the police tell them to stop and stand still or not, they are pepper sprayed and beaten. When one interviewee mentions “[pepper] spray”, the rest of the group loudly joins in with their own experiences of being sprayed in the forest but one man also says he is pepper sprayed at the police station. Some group members – it is not possible to number them exactly – ask for asylum. However, those that asked for asylum are beaten again and more heavily, and sometimes pepper sprayed after asking for asylum or expressing desire for asylum. Because of this, some men say they are not able to ask for or express their desire for asylum for fear of being beaten or pepper sprayed. The Slovenian police take their belongings – money, powerbanks, clothing – and smash the charging ports in their phones.
The men in this group are taken in the police vans, with dozens of men per van, to a police station in Slovenia. They are kept at this police station for three days with “no water, no food” in rooms with one toilet to many men. Over time, police give them minimal amounts of bread and water. One man tells the interviewer:“They want to deport me. [Then] why do they put me in jail two, three days?”
The men were finger-printed at the police station. When the men asked the Slovenian police for asylum, the police tell them to apply for asylum they must sign a piece of paper. They were then given pieces of paper to sign but the papers were in Slovenian and there were no translated papers or translators present. The men did not know what they signed but they suspected that it was a paper that expressed the intent to be deported out of Slovenia.
On the morning of July 24th, the men and underage boys were put into Slovenian police vans – “1 van with 20 to 30 people [inside]” – and were driven to the Croatian border where they were handed over to the Croatian police at around 8:00 am. The respondents stated that the police drove “crazy” and people in the vans vomit and faint because of the driving and lack of fresh air.
When the men were handed over to the Croatian police, the men were beaten and then put into Croatian police vans with many men to one van. They were not taken to a police station. When asked if the men asked the Croatian police for asylum, one man responded:
“when you speak [to] Croatian police [and] want asylum, they don’t let you speak. They beat you…When you say you want asylum, police tell you no. Police say you go Kabul.”
The police then drove for 9 hours, and stopped for one to two hours during this time. The police drove recklessly, and again the men described vomiting and fainting in the vans for lack of fresh air, food and water, which they were not given. The men and minors are brought to the Croatian-Bosnian border 20-30km from Velika Kladusa. The location they identified on the map was Maljevac, Croatia. At the border, there were 25 to 30 Croatian regular police present, all wearing masks and described as very big and strong, who beat the men. The police form two columns outside the police vans and had four people come out of the vans at once and at which point the struck them with batons to usher them to run across the border.
Four people come. Deport. Four people come. Deport.
This process was repeated until all the men were beaten across the border. Minors were also beaten. The police yelled at them to go to Velika Kladusa.
Money, shoes, everything. Walk [with] no shoes to Kladusa…No shoes, no shirt, no mobile, no money.
The group then walked to Velika Kladusa with most of their belongings stolen or destroyed.
REPORT 9
Date and time: July 22, 2019 11:00
Location: Rupa Border Crossing near Jelšane, Slovenia
Coordinates: 45.48936548114246, 14.27771847937629
Push-back from: Slovenia, Croatia
Push-back to: Croatia, Bosnia
Demographics: 15 person(s), age: 5-26; rest unknown , from: Afghanistan, Pakistan, Palestine, Syria
Minors involved? Yes
Violence used: beating (with batons/hands/other), kicking, exposure to air condition and extreme temperature during car ride,
insulting, dog attacks, forcing to undress, destruction of personal belongings, reckless driving
Police involved: 15 Croatian regular police officers, 10 Slovenian police officers
Taken to a police station?: yes
Treatment at police station or other place of detention: detention, denial of food/water
Was the intention to ask for asylum expressed?: Yes
Reported by: Border Violence Monitoring
At approximately 00:00, July 22nd, a 26 year old Pakistani man travelling alone by foot in the Slovenian forest about 25 km from the Slovenian-Croatian border was caught by ten Slovenian police officers. Two police officers were wearing black pants and blue shirts, while the rest were wearing all black. The police officers were not wearing face masks. The officers set two police dogs, without muzzles, loose on the man in the forest and the police dogs bit both his legs and hung on to them. As the man says: “They [dogs] ate my foot.”
When the police come over to him after the dog bite attack, the man pleaded with the police for medical help.
“I tell them ‘please help me. I want to go to hospital.’ …Then after they too much beat me. Kicks and box my nose and stick [baton]. I say him ‘please I want asylum in Slovenia. Please give me asylum.’ They say me no.”
As shown in the quote above, the police laughed at him and asked him why he was crying like a child and two police officers kicked him and beat him with batons and with their hands, punching him. The respondent stated that he felt he was beaten for five minutes. He asked for asylum and the police officers responded by saying “no”. Around 02:00, the man was taken to a police station where he again asked for medical aid and asylum.
“When I go to police station, I say ‘please sir, I want asylum here. Please protect me.’ But they do nothing…I say him in the police station ‘please help me. I want doctor, please give me first aid.’ And they say me ‘no, not now. Tomorrow, tomorrow.’ After that, two police will come in the room and they beat me.”
The police responded to his repeated medical requests by saying that they will give him medical aid “tomorrow” and after he asked for asylum and medical aid, two police officers entered into his cell and responded to the verbal request by beating him.
The respondent was left in the police station for eight hours, where he was given a small portion of bread and soda only at the end of his detention. During the whole period he was kept alone in the room. After the detainment, the police put him in a car with four other persons. The respondent asserted that these four people were from Afghanistan and there were two minors, brothers: a nine year old male child and a thirteen year old male child. The other two appeared to be eighteen or nineteen. From Slovenia, they were driven in a hot van (with extreme discomfort) to the official border stop between Croatia and Slovenia at Rupa, Croatia. There were no benches to sit in the van and the police officers blasted hot air into the rear area of the van where the five passengers were crouched.
On July 22nd, around 11:00, the respondent and the four other people in the van were handed over to the Croatian police. At the point of exchange,the Croatian and Slovenian police talked for 10 minutes at the official border stop, described by the respondent as an “immigration road.”
“Croatian police and Slovenian police talk. They talk I think for ten minutes together about us. And after they push [us] to Croatia police. We say to Croatia police ‘please, give us some food. We are very hungry. We are two, three days no eat something.’ But they say me ‘no.’ His [policeman] language very bad. Now I can’t say [to] you.”
The respondent and others in the group asked for food and medical aid, prompting the Croatian police to curse at them and beat them with their hands and batons. The respondent stated:
“I say to the police officer ‘please, I want help. I have problem. I need injection [for the dog-bite]. This is very dangerous, serious problem.’ But they start beat me…[with] stick and box.”
The respondent stated that the police beat even the two young minors present in the group. The group was then taken to a police station, where they remained for what he suggested was approximately seven hours in a
container. The respondent was placed in this small container with eight other people-in-transit. The respondent stated:
“When we come in the container and two police come and [hit] everybody with the stick.”
The Croatian police then made them strip to their underwear and seized all their belongings: backpacks, phones, shoes, clothing, etc.
“Everything out…Money, phone, bag, everything, we give it.”
The respondent was only given one shirt and a pair of shorts: the rest of his belongings and telephone were taken by the police.
After seven hours, the police loaded these nine people into a van and drive to the Croatian-Bosnian border near Velika Kladuša.
The inside of the van was very hot and the Croatian police, according to the respondent, purposefully blew hot air into the van.
People threw up in response to this treatment.
“No oxygen, no air… and they [police] speak very bad language, about our mother, our country. ‘Pička ti materina.‘”
The respondent stated that he was in the van for approximately five hours; however, the police took a one-hour break in Zagreb to get coffee, leaving the group in the hot van. The police also picked up six other people-in-transit in Zagreb and put them in the van, bringing the total to 15. The respondent stated that the inside of the van was incredibly hot, with no fresh or circulating air or places to sit or hold on to. Some people in the van continued to throw up from the conditions. When someone in the group
calls for help from the police due to an injury or complaint, the police insult and hit the person that asks for help. In this group of 15, the interviewee states there appeared to be a family from Syria – one woman, one man, and two young children, a boy and girl, both around five to seven years old – four men from Pakistan, three Palestinian men and others.
Around “evening-time”, the respondent thinks approximately 19:30, the van arrives at a location approximately 30km from Velika Kladuša in the “jungle, not immigration road” at the border. Two more police vans arrived and the respondent stated that about 15 policemen were present at the border, wearing black pants and light blue shirts and carrying batons, a description fitting the Croatian regular police uniforms.
The respondent states that the police took the people out of the vans “one-by-one” and beat them on their backs and feet as they exited the van and continued to beat them in the direction of the border. As they were beaten, the police told them: “Welcome to Bosnia.”