di RAUL SANCHEZ CEDILLO.
C’è qualcosa di veramente sinistro nel modo in cui l’atto ritenuto simbolo fondamentale della sovranità popolare (e nazionale) si determina senza cambiare nemmeno una virgola del copione che era stato scritto almeno un anno e mezzo prima. Tuttavia, non poteva andare diversamente, poiché Zapatero aveva deciso di porre fine al suo governo il 10 maggio 2010 attivando, dall’oggi al domani, delle misure di austerity all’inizio respinte categoricamente. Tutto il resto è più recente e noto. (Il destino etico ed estetico del periodo Zapatero ha voluto che uno degli ultimi atti del suo governo fosse la firma dell’indulto per un banchiere condannato, Alfredo Sáenz, direttore generale della Banca Santander. Non si poteva concedere un tale privilegio al futuro governo Rajoy).
Il Partito Socialista Obrero Español (PSOE) ha ottenuto alle elezioni il peggiore risultato della sua storia: ha perso quattro milioni e mezzo di elettori rispetto alle elezioni nazionali del 2008. Da parte sua, il Partito Popular (PP) ha ottenuto soltanto mezzo milione di voti in più rispetto alle elezioni del 2008 e, così, la maggioranza assoluta cha ha ottenuto si spiega con il naufragio della base elettorale del PSOE.
Dove è l’aspetto sinistro di questo processo? Molto probabilmente, nella manifestazione meccanica e geometrica, non solo nel carattere organico del sistema dei partiti ma anche e soprattutto nella posizione distante e alienata rispetto all’intelligenza collettiva espressa, sostanzialmente, dal sistema/rete 15M. L’unico segno dell’istinto di sopravvivenza del PSOE sta nella sua relativa tolleranza verso il movimento degli accampati e i suoi ripetuti atti di disobbedienza civile (e dopo l’estate, con le occupazioni d’immobili). Il candidato socialista Rubalcaba, ex ministro dell’Interno e vicepremier, che non è mai stato un walking dead, era perfettamente consapevole del fatto che proibire gli accampamenti e le manifestazioni illegali avrebbe implicato la morte irreversibile del governo. Tuttavia, soltanto una combinazione insolubile di mendacia e corruzione ci consente di spiegare la pretesa dei socialisti di mantenere il governo al potere con un programma di “leggera austerità”, contrapposto a quello del PP di “pesante austerità”. Come abbiamo detto prima, meccanica organica, vale a dire suicidio programmato. Non vi è stata né intelligenza, né coraggio, né alcuna dignità per provare a risolvere la situazione o per perdere le elezioni foss’anche come un atto di catarsi o una scommessa al fine di rigenerarsi o aprirsi all’intelligenza collettiva del movimento e alla realtà della crisi sistemica.
Tutto ciò conferma e dà ragione, ma una pesante ragione, alla radicalità democratica degli accampamenti e a quello che insistiamo a chiamare sistema/rete 15M. Ad ogni modo, il PSOE era già condannato alla sconfitta, con quasi cinque milioni di persone senza contratto di lavoro e dopo la sua totale ed esplicita capitolazione e sottomissione alle richieste del capitalista collettivo finanziario. Ma l’indignazione incarnata in modo concreto e deciso dal 15M ha fatto sì che quel recupero diventasse del tutto impossibile. Il 15M ha inferto il colpo di grazia all’epoca Zapatero. Un giusto tributo, non tanto per il suo tradimento, ma per l’incresciosa malversazione di quel “no nos falles” (non deluderci) che era stato il corolario dei raduni disobbedienti del 13 marzo 2004.
Dopo le elezioni amministrative e regionali del 22 maggio 2011, nessuno dei partecipanti del 15M poteva essere ignaro dei pericolosi scenari aperti dalla loro stessa potenza. L’elettorato del PP aveva già mostrato, il 22 maggio, la sua indistruttibile fedeltà e lo ha fatto anche lo scorso 20 novembre. Perciò la maggioranza assoluta del PP non è stata una sorpresa, e l’effetto demoralizzante non ha scosso affatto il movimento. Tanto nelle assemblee nate dagli accampamenti come nello spazio cyberattivista del 15M, l’atteggiamento di fronte alle elezioni si è diviso tra il richiamo al voto in bianco, l’astensione e il boicottaggio del “PPSOE”, così come dei nazionalisti catalani[1] di Convergencia i Uniò (ritenuti complici della politica di austerità e dell’approvazione della legge “Sinde”)[2]. Bisogna considerare che in una certa misura un atteggiamento simile ha determinato un aumento dei voti per l’Izquierda Unida (IU), nonostante qualcosa del genere fosse prevedibile di fronte alla sconfitta del PSOE. D’altra parte, nelle liste dell’Izquierda Unida erano presenti alcuni partecipanti al 15M, come Alberto Garzón, eletto a Málaga. Tuttavia, nel 15M questo tipo di candidature “indipendenti” non godono di consenso, e comunque non rappresentavano la norma nelle delle liste elettorali dell’IU, piene di rappresentanti di partiti e di diverse correnti della coalizione. Il 15M non appartiene “alle sinistre”, piuttosto, ridefinisce e resignifica la topologia sinistra e destra.
La fine del “periodo di grazia” e la prima crisi del 15M
Il governo Rajoy presuppone la fine definitiva di un certo periodo di grazia del 15M. Sono scadute la congiuntura elettorale e qualunque possibilità di dialogo tra i movimenti e i dirigenti del governo. La maggior parte dei comuni, delle comunità autonome e dei consigli sono addirittura in mano al PP. In quei posti in cui il PP non è al governo, come per esempio nella Catalogna, la destra nazionalista catalana sta tagliando, da un anno, in modo selvaggio la spesa pubblica e i servizi fondamentali del welfare, così come sta portando avanti una repressione sostenuta contro il 15M (dalla feroce violenza in Plaza Catalunya fino ai processi d’eccezione contro i partecipanti al blocco del parlamento catalano il 15 Giugno scorso, durante una seduta plenaria in cui dovevano essere approvate durissime misure di austerità).
Dobbiamo dire inoltre che la prima e principale crisi del sistema/rete del movimento 15M ha avuto luogo il 15 Ottobre. E qui parliamo di crisi pensando al senso limitato ed etimologico della parola stessa. Quel giorno le persone sono uscite per strada in un numero mai visto prima, ma allo stesso tempo il ciclo di mobilitazione di migliaia di persone aveva avuto un punto d’inflessione rispetto ai mesi estivi. Questo punto d’inflessione ha a che vedere, fino a un certo punto, con i limiti biopolitici e strategici propri della forma 15M[3]; ma si spiega anche, indubbiamente, con la congiuntura europea e con le profonde differenze d’intensità e composizione dei movimenti contro l’austerità e la dittatura finanziaria in paesi come l’Italia, la Grecia, il Portogallo o la Gran Bretagna, così come con la debolezza delle mobilitazioni in Francia e Germania.
Se cerchiamo di identificare le caratteristiche principali della crisi della forma 15M (che, insisto ancora una volta, non ha un rapporto diretto con il risultato elettorale), dobbiamo in primo luogo analizzare il movimento delle assemblee nato dagli accampamenti. Le assemblee hanno consentito la diffusione sul territorio del movimento 15M in città e piccoli centri, dove si mantenevano assolutamente aperte alla partecipazione personale. Le assemblee sono la principale e più riconoscibile istituzione (indubbiamente fragili) del 15M, insieme ai diversi gruppi d’ipotecati (PAH)[4]. Tuttavia, al loro interno il problema dell’identità non ha smesso di restare protagonista rispetto alla macchina di lotta e all’”allargamento al 99%”. Tale problema emerge in modo inevitabile nei difficili momenti della presa di decisioni; un processo che può dilungarsi in eccesso fino a raggiungere un consenso (non unanime necessariamente) oppure cercare di evitare ogni ostacolo sostenendo quasi tutte le iniziative proposte, senza avere conto dei criteri di opportunità, efficienza, senso tattico ecc. D‘altra parte, anche il numero di partecipanti alle assemblee, dalla primavera in poi, è diminuito in modo considerevole.
In seguito alle manifestazioni del 15 Ottobre, gruppi legati alle assemblee e collettivi di lotta contro gli sfratti hanno iniziato un processo di occupazione d’immobili disoccupati, per accogliere soprattutto famiglie sfrattate, organizzare riunioni e gruppi di lavoro e, più in generale, come luogo di riparo per il movimento durante l’inverno. In alcuni casi, sono le stesse assemblee locali o di quartiere a occupare dei palazzi o degli edifici pubblici vuoti, tali come mercati abbandonati o ambulatori sanitari[5]. Queste “linee di fuga”, portate avanti da una minoranza all’interno del movimento, sono state sostenute successivamente, praticamente in tutti i casi, dalle assemblee di quartiere e da quelle locali. Così come è successo nelle prime settimane degli accampamenti, il blocco dell’iniziativa è stato spezzato, non attraverso le “scissioni”, bensì mediante azioni indipendenti che rispondono al metodo, alle rivendicazioni e i parametri di azione concordata (in questo caso, la disobbedienza civile – il commettere un atto illegale o un delitto – non-violenta). Questo rapporto tra la lotta contro gli sfrati e le occupazioni sta mettendo in evidenza una delle dinamiche più forti del 15M.
Un altro processo parallelo di allargamento e ricomposizione del 15M, ma in termini ancora incerti, è quello riguardante le iniziative contro i tagli e lo smantellamento dei servizi fondamentali del welfare, soprattutto quelli attinenti alla salute e all’istruzione. Poichè questi servizi sono gestiti e, nella maggior parte dei casi, finanziati dalle comunità autonome, non abbiamo dovuto attendere la vittoria di Rajoy per affrontare le iniziative di tagli selvaggi proposte dai governi della destra neoliberale (soprattutto in Catalogna e Madrid). Nel caso della Catalogna da giugno le commissioni assembleari di quartiere e i comitati dei centri ospedalieri – in molti casi contro il parere dei sindacati CCOO e UGT[6] – collaborano con l’iniziativa #stopretallades (stop tagli): le azioni di lotta vanno dagli scioperi all’occupazione di ambulatori sanitari per cure primarie.
Per quanto riguarda la comunità di Madrid, da settembre, il numero di professori a tempo determinato è stato ridotto in modo rilevante dal governo autonomo del PP, aumentando quindi il carico di lavoro dei docenti. É così che è iniziata la protesta della “marea verde” contro i tagli. Sono stati indetti otto giorni di sciopero generale dai lavoratori della pubblica istruzione e sono stati occupati alcuni centri, registrando un’importante partecipazione degli studenti e delle famiglie durante gli scioperi e nelle manifestazioni di massa. Nel caso della “marea verde”, il dominio sindacale (soprattutto del CCOO) sulla protesta, ovvero il suo carattere corporativo e disfattista, è stato contestato dalla dinamica delle assemblee o della “rete verde”, in cui non è possibile non riscontrare un’ibridazione di metodi e della composizione del 15M[7].
La natura di questa “difesa del pubblico”, sia nelle lotte catalane sia in quelle di Madrid, appare indubbiamente problematica. Inutile dire che il discorso dei sindacati maggioritari (CCOO e UGT) è intriso di corporativismo e denota una totale mancanza di strategia. Ma la debolezza dell’idea di “servizio pubblico” si estende alle componenti assembleari e autonome dei movimenti nel settore sanitario e dell’istruzione, così come alle commissioni interne del 15M. L’idea di pubblico qui promossa non serve affatto ad abbattere le barriere che bloccano le pratiche.
Dal loro canto, gli attori trasversali emergenti, come DRY (Democracia Real Ya), si sono disseminati all’interno del movimento delle assemblee e delle occupazioni. Questi nuovi attori, nel frattempo, stanno cercando di dotarsi di un metodo organizzativo-decisionale migliore, mentre preparano un “piano di riscatto cittadino” per febbraio-marzo 2012. In previsione del 20N, gli sforzi si sono concentrati sull’attacco alla legge elettorale e sulle iniziative contro il bipartitismo del “PPSOE”[8].
Tra il divenire e la neutralizzazione: Europa linea di fuga e costituzione
Sono questi, dunque, i problemi che presenta il 15M già prima del 20N. In ogni caso, tutto sembra indicare che lo spirito del movimento resta intatto. La malinconia è una passione triste di cui sono affette le diverse sinistre, ma che non è affatto attribuibile a una creatura come il 15M. Lo stesso si può dire del pathos vittimista, o dell’ossessione paralizzante di fronte al fantasma del fascismo. Si tratta di una creatura, dunque, che può essere colpita sia dalla stanchezza che dal dubbio. Ma non certo dalla paura.
Non ci sono “soluzioni” organizzative o strategiche a breve termine. Se pensiamo alle grandi mobilitazioni negli spazi pubblici e alle iniziative politiche generali, dovremo attendere l’assunzione effettiva del governo Rajoy per cercare un loro risveglio creativo. A due settimane dalle elezioni, il futuro premier spagnolo non ha fatto che una fugace apparizione in pubblico. Questo atteggiamento sta a significare fino a che punto Rajoy sa che è impossibile per lui accontentare le forze dittatoriali senza indignare la moltitudine. Tuttavia, questa calma prima del temporale non può durare a lungo. La politica della finzione e del senso dello Stato apparentemente messa in atto da Rajoy sarà, molto probabilmente, l’anticamera di un futuro “governo forte” e di “emergenza nazionale” per il duro inverno 2012. Per questo, il prevedibile accordo intergovernativo del 9 dicembre consentirà forse di vivere un Natale più sereno, anche se, come tutti sanno, la logica dell’austerità è implacabile .
Di questo passo, il sistema/rete 15M dovrà affrontare a breve termine, da un lato la criminalizzazione e la repressione diretta delle sue pratiche da parte dal sistema dei mass media al servizio del PP, del governo centrale, di quelli regionali nonché comunali delle principali città e piccoli paesi, co`si come delle rispettive forze di polizia. È dunque probabile che le provocazioni, l’eccesso e la follia della repressione poliziesca e giuridica mirino a rompere il consenso sulle pratiche di resistenza non violenta del movimento, ovvero di un coefficiente fondamentale della loro capacità di contagio e di appoggio sociale. Appaiono ugualmente probabili processi di eccezione, come quello già intrapreso dal governo dei nazionalisti catalani di destra contro i partecipanti al blocco del parlamento catalano.
Per quanto riguarda l’eventuale capacità egemonica della “forma 15M” sui prossimi conflitti, possiamo elencare i tre ostacoli principali: a) La notevole forza che possiedono ancora due dei più grandi sindacati, CCOO e UGT, avversari della radicalità democratica e politica del 15M. Rajoy ha già parlato dell’urgenza di una nuova “riforma del lavoro”; di conseguenza appare molto probabile che venga indetto, dal CCOO e dall’UGT, uno sciopero generale per i prossimi mesi, la cui efficacia e sostegno cittadino non appare certo scontata, così come è improbabile una possibile collaborazione delle diverse dinamiche del 15M con lo sciopero; b) Il risorgere del conflitto territoriale, connesso al processo di estinzione dell’ETA nei Paesi Baschi e alla forza del nazionalismo indipendentista. Le rivendicazioni di questi ultimi così come la reazione “españolista” e il probabile sabotaggio del processo di pace da parte del PP contribuiranno sicuramente a spostare e anche a dividere il 15M, apertamente disprezzato in tanto che “españolista” da molti etnonazionalisti; c) l’illusione di un’uscita elettorale dalla crisi e dalla lotta contro la politica di Rajoy, che sicuramente animerà la sinistra parlamentare e parte del PSOE nella loro ricerca di un “abbraccio fraterno mortale” delle strutture del 15M.
Abbiamo sicuramente tracciato una previsione troppo semplice o troppo ottimistica. A breve termine, dunque, la tendenza al blocco o alla disgregazione del sistema/rete 15M sembra difficile da evitare se dovesse restare rinchiuso all’interno del panorama “spagnolo”, dove finirà intrappolato in una guerra di disgregazione. Tuttavia, è molto difficile immaginare come sarà il futuro europeo dell’indignazione o della “forma 15M”. Il suo bisogno è quasi agonico, ma la sua determinazione sembra allontanarsi nella stessa misura da ogni agitazione volontaristica così come da una beata fiducia nell’autoorientamento dei sistemi emergenti. In questo modo, il 15M ci mostra che vi è un kairòs particolare dell’agire politico della moltitudine. Di conseguenza, abbiamo soltanto la possibilità di continuare a formulare i problemi, a rilanciarli e a raccoglierli nuovamente in un dibattito di massa, ricorsivo e caosmotico in tutta Europa. Si tratta di identificare e di dare immagine e concetto agli avversari e nemici giusti; di armonizzare e di cercare di comporre i cicli di movimento europeo, denazionalizzando le lotte in modo radicale; di collegare lo sviluppo delle lotte e delle iniziative europee a una messa in discussione costituente, capace di rovesciare il patrimonio giuridico europeo ed osando di costituire un demos unitario per tutta l’Ue (in cui la formazione di un numero indefinito di assemblee costituenti europee è all’ordine del giorno, così come i referendum unici in tutta l’Unione); di essere capaci, inoltre, di scatenare il conflitto interno e le divisioni nel sistema dei partiti e nelle istituzioni della società politica e civile dell’Ue in questo preciso periodo di tormentata restaurazione confederale della vecchia Europa e di neutralizzazione “finanziaria” del politico. Tutto lascia sperare che la discussione (qualora avvenisse in modo massiccio e intenso in rete insieme al tentativo ed errore delle proposte d’intervento), nella misura in cui venga incoraggiata dalle passioni allegre della difesa, costituzione e invenzione della vita in comune contro il biopotere finanziario, finirà per produrre decisioni secondo cui, in quanto prodotto della moltitudine, “nessuno” decide; ovvero non farà che mostrare l’inizio di un nuovo percorso, un mutamento di atmosfera, l’incarnazione di una nuova fantasia rivoluzionaria sotto le sembianze di uno spettro onnipresente e del tutto inafferrabile per i suoi nemici.
*traduzione dallo spagnolo di Gabriela García.
[1] Con iniziative come http://aritmetica20n.wordpress.com/
[2] Legge contro la pirateria on line.
[3] Vedere il nostro articolo «Problemas y desafíos del 15M»
http://diagonalperiodico.net/Problemas-y-desafios-del-15M.html
[4] Vedere http://www.stopdesahucios.es/
[5] Vedere, per esempio http://oficinavivienda.net/ para Madrid, http://edifici15o.wordpress.com/ (Barcelona) y http://mercadoprovisional.blogspot.com/ (Sevilla).
[6] Vedere http://www.acampadadebarcelona.org/aturemlesretallades/
[7] Vedere http://soypublica.wordpress.com/