di OPERAVIVA.
Con vivo interesse riprendiamo l’invito lanciato da OperaViva.
Dal 14 al 22 gennaio alla Galleria Nazionale d’arte Moderna, in occasione del convegno internazionale C17 – Rome Conference on Communism (18-22 gennaio, Roma), sarà organizzato e allestito l’evento Sensibile comune. Le opere vive (a cura di Ilaria Bussoni, Nicolas Martino, Cesare Pietroiusti). Al suo interno è prevista una sezione chiamata Opere in lotta, un archivio da disperdere e usare con il quale si intende contrapporre l’uso della memoria alla sua chiusura, recinzione, fissità.
Negli ultimi anni il lavoro sull’archivio è diventato una pratica strategica nell’arte contemporanea, come dimostrano molte grandi mostre internazionali fra cui Archive Fever. Uses of the Document in Contemporary Art, a cura di Okwui Enwezor (New York, 2008); 10.000 Lives a cura di Massimiliano Gioni (Biennale di Gwangju, 2010); Atlas. ¿Como llevar el mundo a cuestas? (Madrid, Reina Sofia 2011); dOCUMENTA (13) a cura di Carolyn Christov-Bakargiev (Kassel, 2012); Il Palazzo Enciclopedico, a cura di Massimiliano Gioni (Biennale di Venezia, 2013). Oggi per molti artisti, alcuni dei quali presenti anche nella mostra All the World’s Futures, curata da Enwezor per l’ultima Biennale di Venezia, lavorare sull’archivio è un modo per riflettere sui nostri criteri di memorizzazione e organizzazione del sapere.
A questa pratica artistica si affianca una politica culturale che vede le grandi università e istituzioni culturali impegnate nell’acquisto di interi archivi, in particolare di quelli a vario titolo appartenenti al movimento antagonista degli anni Sessanta e Settanta, vedi in particolare il caso delle Beinecke Library di Yale che ha comprato l’archivio di Gianfranco Sanguinetti insieme ad altri archivi di movimenti politico-artistici soprattutto italiani e francesi, o la Biblioteca Nazionale di Francia che ha acquisito l’intero archivio di Guy Debord. Anche l’archivio di Harald Szeemann è stato, come è noto, recentemente acquisito dalla Getty Foundation e trasferito a Los Angeles. In tutti questi casi ci troviamo di fronte a un intento di conservazione della integralità di una raccolta di documenti, unito ad una politica di patrimonializzazione e recinzione del sapere. E questo avviene sia da parte di istituzioni private che pubbliche.
Che cosa può essere, allora, un archivio comune che vada oltre il pubblico e il privato ed eviti ogni patrimonializzazione e chiusura? E come fare perché la memoria e il suo uso non siano un’opera morta da museificare, ma un’opera viva in rapporto quotidiano con le nostre esistenze? Non ricostruzione di una inesistente memoria condivisa, ma pratica effettiva del donare senso al passato per possedere il presente?
L’idea delle Opere in lotta, è quella di un archivio dei saperi sommersi, delle vite degli uomini infami (Foucault), dei possibili che non sono stati (Benjamin), del riscatto dei vinti (Walker Evans, Straub-Huillet…), dei movimenti subalterni, minoritari, marginali, delle lotte contro le istituzioni totali, un atlante e un archivio che possa essere usato e disperso; fatto di immagini – perché la memoria visiva è campo di contesa – ma anche di ogni altro materiale che possa essere riprodotto e distribuito. Un archivio che sia usato per non arrendersi all’infelicità diffusa, e nemmeno per viaggi nostalgici, ma per inventare insieme, riconfigurando anche la memoria singolare e collettiva, un altro modo di abitare i nostri tempi.
Per questo chiediamo tanto ad archivi pubblici e istituzionali che a singoli, di cercare all’interno delle vostre raccolte, le immagini, i testi e i materiali (volantini, manifesti, giornali, riviste, cartoline, dazebao, nastri, film, fotogrammi, scatti fotografici…) che vorrete far diventare parte di Opere in lotta.
Può trattarsi di immagini relative a eventi pubblici, come una manifestazione, oppure a situazioni personali o di piccoli gruppi, a scene domestiche, a incontri significativi. Immagini e materiali che rappresentano la memoria di forme o di momenti di vita fuori dal lavoro subordinato, fuori dalle leggi del capitale, fuori dal dominio, e che esprimono, in qualsiasi modo, un impegno politico attivo e, possibilmente, gioioso.
Può trattarsi di materiale in originale o in copia, che potrà essere riprodotto in occasione dell’evento, che verrà esposto senza criteri scientifici di selezione o pretese di esaustività e che il pubblico potrà liberamente portare via, usare, disperdere, ridistribuire. Quindi, che non sarà restituito…
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