RESISTENZE MOLTEPLICI
Scuola estiva 2018 Collettivo Euronomade
Passignano sul Trasimeno, 13-16 settembre
Auditorium Urbani, Piazzale Eduardo Acton
QUATTRO GIORNI DI APPROFONDIMENTI E DISCUSSIONI: MONDO SOTTOSOPRA/CICLO REAZIONARIO/ATTRAVERSAMENTI MIGRANTI/LABORATORI FEDERALISTI/CITTA’ RIBELLI/METROPOLI COME SPAZIO PRODUTTIVO/WELFARE DEL COMUNE/PRODUZIONE-RIPRODUZIONE/LOTTE FEMMINISTE TRASNAZIONALI E INTERSEZIONALI
GIOVEDI 13 SETTEMBRE
Ore 17
Il mondo sottosopra: appunti geopolitici
Roberta Pompili (introduce e coordina), Toni Negri, Maria Rosaria Marella, Sandro Mezzadra, Simone Pieranni, Marco Bascetta, Benedetto Vecchi
VENERDI 14 SETTEMBRE
I tratti di una stabilizzazione conservatrice, e per più di un verso francamente reazionaria, sembrano squadernarsi intorno a noi in modo decisamente minaccioso. In estrema sintesi: la crisi ha impresso al neoliberalismo una fortissima torsione disciplinare. Il ritorno dei confini e la rinazionalizzazione delle politiche appaiono non certo un elemento di resistenza all’estrazione finanziaria e alla dinamiche del capitale globale, ma piuttosto un elemento centrale della riconfigurazione della stessa governance finanziaria. La mobilitazione congiunta di nazionalismo e autoritarismo non elimina certo i tratti tradizionali del neoliberalismo (centralità della regola della concorrenza, enfasi sulla figura dell’imprenditore di se stesso, erosione della distinzione tradizionale pubblico/privato etc.), però li reiscrive all’interno di nuove (o vecchissime) gerarchie, richiami tradizionalisti, e pratiche di ricentralizzazione del comando. In questo quadro, l’ipotesi “populista di sinistra”, che propone sostanzialmente di giocare alcuni elementi di questo stesso panorama – per esempio, la rinazionalizzazione degli spazi politici – in funzione difensiva contro gli effetti della globalizzazione capitalista, finisce per trascurare completamente la connessione strettissima di questi elementi: quasi come se il ritorno alla “sacralità” del popolo nella sua dimensione nazionale potesse essere astratta dalla dimensione ultradisciplinare, gerarchica, sessista/razzista. Come i populisti nazionalisti di “destra” mostrano di saper bene e soprattutto di saper praticare, queste dimensioni autoritarie costituiscono al contrario la ricaduta interna della rinazionalizzazione degli spazi politici.
Lasciando da parte questi tentativi “stregoneschi” e politicamente paralizzanti di ribaltare la logica populista rimanendo all’interno del suo linguaggio, due elementi in particolare ci sembrano invece costituire sfide autentiche alla rigidità violenta e triste di questa stretta autoritaria e disciplinare, e in grado di contrastare il corteo di passioni tristi e di ripiegamenti che l’accompagna: in sintesi estrema, potremmo indicarli come i terreni della mobilità e della riproduzione. Non a caso, i movimenti femministi e gli attraversamenti migranti si presentano come i vettori di sfida più radicale alla chiusura reazionaria del campo politico. Seguendo questa traccia, vogliamo osservare come questi vettori agiscono lì dove, in particolare nelle città, negli spazi urbani e metropolitani, si annunciano esperienze, certamente limitate e contradditorie, ma potenzialmente produttive di un campo politico di resistenza alle imposizioni dell’estrazione finanziaria e alla sua “ombra” nazionalpopulista (come già si è annunciato, del resto, nella serie di manifestazioni, che nei porti e nelle città, da Catania a Milano, hanno tracciato una prima linea di opposizione – l’unica realmente in campo – al governo nazionalpopulista). All’orizzonte, l’ipotesi che in questi movimenti urbani si possa intravvedere non solo la composizione di nuclei di resistenza e di alternativa, ma anche l’inizio di un federalismo di tipo nuovo, non un federalismo degli Stati, ma delle città, delle regioni, dei distretti. Ma perché quella delle città ribelli non finisca per essere una retorica consolatoria, occorre saper scendere nella metropoli come “spazio di produzione” (o meglio, come spazio in cui produzione e riproduzione delle vite si intrecciano oggi in modo non scindibile, aprendo la possibilità di sperimentazione, che possano forare le stette maglie del ciclo politico conservatore che attraversiamo). L’ultima sessione, dedicata appunto al potere dell’urbano nell’età del revanchismo nazionale, si interroga intorno a ciò che denominiamo “effetto moltiplicatore dell’urbano” nelle pratiche di resistenza. Le pratiche di resistenza si originano in risposta all’oppressione e alla violenza esercitate nei confronti delle minoranze e dei gruppi subalterni. Nella metropoli diffusa contemporanea, le condizioni di densità di valori d’uso e prossimità relazionale che caratterizzano l’esperienza di vita quotidiana consentono una moltiplicazione e un incontro delle pratiche di resistenza. In tale farsi moltitudinario della resistenza, l’urbano diventa sito privilegiato di sperimentazione di una dimensione affermativa della resistenza: le pratiche di resistenza non si limitano a dire “no”, ma nel loro moltiplicarsi e intrecciarsi mettono in essere una politica dello stare insieme che allude a un senso denazionalizzato di comunità, a una vita in comune fondata sull’amore e sull’eccedenza alternativa al capitalismo dell’austerità e della rendita. Quali sono i presupposti – non solo sociali e culturali (i modi di vita e relazione), ma anche materiali (le infrastrutture della vita in comune) – di tale effetto moltiplicatore dell’urbano? Quali sono le potenzialità istituzionali di resistenza solidale e di costruzione del comune in un’era segnata dal riaffiorare di pulsioni nazionalistiche, etnocentriche, sessiste e omofobe?
Ore 11
Per tornare a respirare. Attraversare il neoliberalismo reazionario. Le resistenze globali: la sfida migrante, la marea transnazionale femminista.
Giso Amendola, Sandro Chignola, Ida Dominijanni, Francesco Raparelli,
Ore 16
Nuovi federalismi: le “città ribelli” infrastrutture della solidarietà, organizzazioni dell’autonomia del lavoro migrante e precario
Giso Amendola, Sandro Chignola, Raul Sachez Cedillo, Carla Panico, esperienze cittadine e metropolitane: Mauro Pinto (Napoli Direzione Opposta), Omid Firouzi (Sconfinamenti – Padova) – altri in aggiornamento
Ore 18.30
Moltiplicare la resistenza: il potere dell’urbano nell’età del revanchismo nazionale
Marco Assennato (coordina), Ugo Rossi, Agostino Petrillo, Francesca Ansaloni, Nicolas Martino e Peppe Allegri
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SABATO 15 SETTEMBRE
La torsione autoritaria fa emergere in primo piano la lotta per la decisione sulle condizione di produzione e riproduzione della propria vita: i movimenti femministi indicano perfettamente la centralità di questo campo. La più banale versione delle critiche al liberismo presenta il welfare come uno spazio semplicemente abbandonato, nel momento in cui il ritiro dello Stato ha lasciato tutto il terreno ai processi di privatizzazione. In tutta evidenza, l’attuale fase autoritaria del neoliberalismo non appare per niente intenzionata ad “abbandonare” il campo del welfare. Anche se è tutto da vedere come e quando riuscirà a concretizzare almeno in parte le intenzioni manifestate, è importante saper leggere dentro le intenzioni del nuovo governo italiano: il cd. Decreto Dignità e gli annunci ripetuti sulla combinazione flat tax/reddito di cittadinanza compongono un tentativo complessivo di intervento disciplinare di impianto workferista. Messa a disposizione permanente delle vite, dispositivi di controllo, lavoro gratuito ed economia della promessa costituiscono così gli elementi del nuovo governo della povertà. Dentro il welfare, la lotta tra forme di autonomia e disciplinamento autoritario – quello che accade dentro la scuola dell’ “alternanza scuola/lavoro” è a questo proposito emblematico – diventa il nodo fondamentale. Le lotte sul welfare nascono sul crinale determinante tra produzione/riproduzione, come insegnano la teoria e la lotta femminista. E collocate al cuore della riproduzione sociale, sono centrali nella battaglia per forme di vita autonome contro la tenaglia nazionalismo – autoritarismo: a partire evidentemente dall’urgente rilancio dalla lotta per il reddito universale incondizionato, contro le rinascenti tentazioni ultralavoristiche e da mitologie da “piena occupazione” continuamente rianimate dal populismo.
Ore 11
Il welfare del comune
Girolamo De Michele (intro), Alberto de Nicola, Chiara Giorgi, Roberto Ciccarelli
Ore 16.30
Produzione/riproduzione: le lotte transnazionali e intersezionali
Nel ciclo autoritario del capitalismo, molteplici campi di forza entrano in scena per ridefinire i rapporti di potere e le soggettività dentro la produzione/riproduzione. D’altra parte la linea del genere è un imprenscindibile campo di lotta dentro i quali non solo opporre resistenza, ma produrre le fondamentali e sostanziali trasformazioni sociali. Le lotte femministe transnazionali di Non una di meno ci hanno in questo periodo restituito un piano dello scontro eterogeneo e diversificato, ma coerente e affatto pacificato. Le lotte contro la violenza di genere in Italia come in Latinoamerica, le lotte per l’aborto sicuro e gratuito in Argentina, Irlanda e in Polonia, le lotte per l’autodeterminazione insieme al rifiuto delle gerarchie del comando e dello sfruttamento, affermano una diversa visione e pratica della vita, delle relazioni, degli affetti. La logica intersezionale che attraversa queste lotte, ibride, meticce, queer rappresenta un piano di rottura con la gestione differenze e il controllo neoliberale delle stesse. In questa sessione affronteremo una discussione che mette a fuoco la centralità delle lotte femministe, l’analisi sulla riproduzione e l’approccio intersezionale nella fase del capitalismo contemporaneo, al fine di verificare strumenti di lavoro utili per affrontare le sfide di questa complessa fase politica.
Roberta Pompili (intro), Alisa Del Re, Paola Rudan (S/connessioni precarie), Serena Fredda
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DOMENICA 16 SETTEMBRE
ORE 10
ASSEMBLEA DEL COLLETTIVO EURONOMADE
(il programma è ancora in parte provvisorio e in via di completamento)