Di ROBERTA POMPILI

Un argomento che ha attirato un’attenzione costante nei recenti studi antropologici sulle tecnologie di controllo dell’epidemia è stato il passaggio riguardo alla salute pubblica da un focus sulla «prevenzione» a uno sulla «preparazione».
L’antropologo Frédéric Keck, nel suo recente libro Avian Reservoirs: virus hunters and birdwatchers in chinese sentinel posts (Duke University Press, pp. 256), concentra la sua riflessione proprio su questo tema, attingendo a una vasta letteratura e presentando una accurata indagine etnografica realizzata ad Hong Kong, Singapore e Taiwan. Prendendo in prestito le tecnologie di simulazione e le ideologie di rischio in risposta alla guerra nucleare, la preparazione non è semplicemente una sostituzione della prevenzione, ma un terreno biopolitico ibrido della teoria e della pratica epidemiologica.

NEGLI ANNI 2002-2003 in Asia la gestione pubblica della salute ha dovuto confrontarsi con le conseguenze della crisi dell’epidemia Sars, considerata il «9/11» asiatico, che di fatto ha rivelato le vulnerabilità sociali ai virus emergenti. In questi paesi sono state utilizzate molte tecniche per mitigare le future pandemie che hanno coinvolto diverse forme di interazioni tra le specie umane e gli uccelli. In alcuni casi i microbiologi si sono alleati con veterinari e gli osservatori di uccelli (coloro che praticano il birdwatching) per seguire le mutazioni dei virus dell’influenza negli uccelli e nell’uomo per creare strategie di preparazione, in altri casi i funzionari della sanità pubblica hanno lavorato per prevenire le pandemie uccidendo migliaia di uccelli.

NELL’ANALISI degli interventi messi in atto per gestire le zoonosi Keck indica i tre modelli ideal-tipici nella gestione della sanità pubblica, modelli che tra loro possono interagire, ma che sono legati a razionalità differenti. La prevenzione è l’idea che possiamo calcolare i rischi in un territorio per una data popolazione da statistiche relative a casi singolari. Il passaggio dalla prevenzione alla preparazione avviene quando non è più possibile calcolare il rischio di un disastro, ma solo immaginarlo come se fosse già avvenuto.
La precauzione (ad esempio l’abbattimento di animali) è una razionalità instabile tra queste due razionalità più stabili. Combinando l’antropologia dei rischi con un’antropologia della natura, lo studioso dimostra come le zoonosi mettano in scena queste diverse tipologie di intervento legate a diverse razionalità del rischio, e quindi diverse metafisiche o ontologie delle relazioni tra essere umano e animale.

MENTRE LA PREVENZIONE si basa su premesse che Philippe Descola descrive come analogiche (ogni esistente è decomponibile e descrivibile in una quantità di caratteri che costruiscono delle corrispondenze in termini di somiglianze e contrasti), la preparazione si basa su premesse animiste: una interiorità condivisa tra gli esseri umani e animali che consente di individuare in anticipo le malattie che li influenzeranno in comune.
La preparazione è una razionalità globale dotata di una serie di tecniche applicate alle popolazioni umane e non umane: la definizione di sentinelle (animali che comunicano con segni con l’essere umano) che suscitano l’allerta su mutazioni catastrofiche, la scrittura di scenari che consentono di simulare il loro effetto su un’infrastruttura, la scorta di medicinali per limitare il danno. Tra queste due razionalità, il principio di precauzione può essere qualificato come «naturalista» poiché suppone una forte rottura tra umano e animali razionali ridotti allo stato delle merci e mette in discussione i diritti degli animali rimossi da questo stato. Mentre gli umani tendono a pensare di essere al centro dell’ecosistema, le «sentinelle», ci avverte Keck, sono una delle nozioni ecologiche che decentrano l’uomo mostrando la sua dipendenza da altre specie.

RIPENSARE a ontologie relazionali e materiali aiuta a reinterrogarci sui nostri sistemi ecologici produttivi e di vita offrendoci uno strumento per comprendere l’emersione dei regimi di biosicurezza basati su tecnologie, sorveglianza militare e controllo dello stato. Nuove alleanze interspecie e nuove tecnopolitiche sono possibili mentre ripensiamo a una presa in carico collettiva della salute e alla condivisione comune delle informazioni.

Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 5 maggio 2020.

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