Riprendiamo qui l’appello della rete ecologista toscana segnalando l’appuntamento del 2 giugno del Movimento no Base.
Ai movimenti climatici,
Alle lotte ecologiste e in difesa dei territori, dei beni comuni fondamentali e degli ecosistemi,
A tutte le realtà e le persone solidali nella lotta contro la corsa alle armi, la militarizzazione dei territori, le politiche guerrafondaie degli stati-nazione,
A chi si oppone fermamente alle guerre, strumenti di distruzione di comunità e territori.
La guerra in Europa Orientale ci mostra più chiaramente di altre – che insanguinano da anni i territori esterni all’ Occidente – la transizione distruttiva del capitalismo verso un nuovo ciclo di accumulazione, di fronte al superamento del picco delle riserve energetiche e di materie prime. Senza assumere il fallimento del modello di crescita infinita, imposto sul piano globale, il capitale perpetua se stesso e genera un dis/ordine mondiale segnato dal rischio dell’ inverno nucleare e della sesta estinzione di massa, dalla crisi alimentare in molte aree del mondo e dalla povertà dilagante.
L’industria bellica e la militarizzazione dei territori sono fortemente impattanti sull’ambiente e sulla vita, umana e non umana. La produzione di strumenti di guerra che hanno bisogno di terre e materie rare – significa meno materia esauribile disponibile per le generazioni future. Per questa ragione è necessario bloccare la produzione di strumenti bellici e di ogni guerra, militare ed ecologica.
La tecnologia militare modifica i fenomeni naturali e gli habitat, deforestando, cementificando e consumando suolo. Il 17% del territorio nazionale è occupato da servitù militari e una parte di queste si trova all’interno di aree naturali e riserve. Le attività e le esercitazioni militari sono tra le principali cause di emissioni di CO2, metalli pesanti, emissioni sonore e accumulo di inquinanti, con ricadute che si protraggono per decenni.
La guerra ridisegna l’agenda globale delle priorità e sospende i piani di transizione energetica per riprendere, più forte di prima, la corsa delle grandi potenze globali all’approvvigionamento di risorse fossili. Le risorse naturali ed energetiche sono non soltanto poste in gioco dello scontro bellico, ma vere e proprie armi con cui ricattare ed impoverire le popolazioni di tutto il mondo, direttamente o indirettamente coinvolte nel conflitto armato. La guerra militare si intreccia con la guerra ecologica che da decenni distrugge le riserve primarie di materia, fonti energetiche e informazione biologica, e produce l’inquinamento dell’ambiente e delle catene trofiche, il riscaldamento globale causato dalle emissioni dell’ industria e dell’ agricoltura.
190 milioni di Euro è la spesa prevista per la costruzione della nuova base militare di Coltano. Fondi europei per la Coesione e sviluppo, sottratti al loro obiettivo originario di “rimozione degli squilibri economici e sociali”. Istituzioni locali, governo e Carabinieri tentano di presentare la base militare come un’opportunità per il territorio e un progetto di riqualificazione urbana green, approfittando di procedure speciali semplificate. Ma non possono esistere basi militari green,e in nessun modo un distretto militare può riqualificare un territorio: l’unica base militare sostenibile è quella che non esiste!
Tutto questo avviene in un territorio già sacrificato agli interessi bellici: Camp darby (su cui vi è un progetto di ampliamento), COMFOSE, CISAM, aeroporto militare e altre strutture che accolgono militari, come il reparto Folgore. La militarizzazione ha raggiunto anche i luoghi di riproduzione del sapere: l’Università di Pisa è legata all’industria bellica e risente del controllo tentacolare di investitori come ENI e Leonardo S.p.a., ottava industria al mondo per la produzione di armi.
Per questo, per altro, e per tutto, ci opponiamo alla costruzione di una base militare, a Coltano e ovunque. Perché le guerre non scoppiano, le guerre si preparano. Se questa base serve a preparare la guerra, opporsi ad essa significa dire No alla guerra e all’economia di guerra, che impoverisce le popolazioni e distrugge i territori.Vogliamo che la spesa pubblica e il Pnrr vengano spesi per il potenziamento del welfare pubblico, della cura delle persone e dei territori, per la sanità e la scuola pubblica, per l’abbandono delle fonti fossili.
Il 2 giugno scendiamo in piazza, insieme al Movimento No Base – Né a Coltano né altrove, per lottare contro la politica guerrafondaia del riarmo, contro l’aumento delle spese militari e degli “interessi strategici” nazionali, contro le occupazioni coloniali dei nostri territori, le retoriche green delle istituzioni, un sistema che socializza i costi, scaricandoli sulla collettività, in nome dell’interesse di pochi.