Seconda parte dell’articolo “Siamo tutti in pericolo: ragioni e prospettive della vittoria elettorale autoritaria in Brasile”. Per leggere la prima parte clicca qui.
Di JEAN TIBLE.
5 pilastri della vittoria di Bolsonaro
In quali settori organizzati è radicato questo movimento che Bolsonaro esprime politicamente? Quali sono le basi sociali, politiche ed economiche della sua candidatura e della sua vittoria?
I militari sono il principale punto di appoggio – il più potente e influente. Indipendentemente dalla vittoria elettorale del capitano riformato, abbiamo visto negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi, una crescente presenza dei militari nella vita politica. Si dice che le forze armate non avrebbero accettato più la presenza di Dilma alla presidenza e che avrebbero cercato Temer nel 20161. Certamente, una delle migliori iniziative del Presidente (l’istituzione della Commissione Nazionale per la Verità (CNV)) ha una relazione con questo aspetto. Questa insoddisfazione militare nei confronti del CNV avrebbe anche avvicinato il capitano-deputato – precedentemente visto con diffidenza – agli alti funzionari per le sue posizioni al Congresso per quanto concerne le gravi violazioni dei diritti umani durante il periodo della dittatura militare del 1964-1985. Inoltre possiamo aggiungere che una parte decisiva del mantenimento di Temer a capo del governo del colpo di stato è dovuta ai militari, con un ruolo importante svolto dal generale di riserva Sergio Etchegoyen, capo del Gabinetto di sicurezza istituzionale, i cui poteri sono stati estesi il 15 ottobre2. Sarebbe stato persino coinvolto nel monitoraggio della campagna di Haddad a favore di Bolsonaro, secondo la rivista Carta Capital3.
Gli elementi indicano un appoggio (sul quale i ricercatori in futuro dovranno fare più luce) dei militari per il Lava-Jato. Quando, il 3 aprile di quest’anno, l’STF stava giudicando l’habeas corpus di Lula (che avrebbe impedito la sua detenzione, finché non fosse stato condannato in ultima istanza), il comandante dell’Esercito, Eduardo Villas Bôas, ha “sparato” un tweet – letto pochi minuti dopo dal presentatore del notiziario nazionale Globo Network, trasmesso in diretta con un tono speciale – segnalando il “ripudio dell’impunità” dell’esercito, che sarebbe stato “attento alle sue missioni istituzionali”4. Una minaccia nel caso in cui l’STF avesse preso una decisione sbagliata (cioè, se avesse lasciato Lula libero fino al processo finale)? Come egli stesso ha recentemente ammesso, la sua azione è stata “al limite”, in quanto “sentivamo che la situazione poteva sfuggire al nostro controllo se non mi fossi espresso”. Per un voto, la STF ha negato l’habeas corpus, e qualche giorno dopo Lula è stato incarcerato ed escluso dalla disputa elettorale.
La presenza dei militari è aumentata notevolmente, con una progressiva banalizzazione, dalla metà degli anni ’90, delle operazioni GLO (Garantía de la Ley y el Orden) e delle accuse ai sensi dell’obsoleta legge sulla sicurezza nazionale. Una militarizzazione della vita e della politica con un intervento militare a Rio de Janeiro continuo (con risultati disastrosi in relazione ai diritti umani)5 e un numero crescente di scuole militari e persino nella STF. Il nuovo presidente della STF, Dias Toffoli, ripensando a quello che accadde nel 1964 ha affermato che non era avvenuto né un colpo di Stato (come lo definiscono i Democratici) né una rivoluzione (come alcuni militari e i loro sostenitori lo considerano), ma un movimento6; curioso “termine intermedio”. Oltre al revisionismo storico, Toffoli ha convocato (in maniera inedita) come suo assessore l’allora numero 2 dell’Esercito (ora il nuovo Ministro della Difesa). La composizione diventa ancora più inquietante se si pensa che il candidato vincitore non è solo un difensore della dittatura militare, ma addirittura un entusiasta dei suoi momenti più bui ha dedicato il suo voto per la destituzione di Dilma al suo “tormento”, il torturatore Carlos Alberto Brilhante Ustra (un uomo che costrinse due bambini di 4 e 5 anni a vedere la loro madre sfigurata dai maltrattamenti che lui stesso aveva comandato7).
Durante la preparazione della campagna, un gruppo di alti funzionari si unì alla candidatura di Bolsonaro, tenendo incontri regolari e preparando un programma. La figura principale di questo gruppo è il futuro ministro del Gabinete de Seguridad Institucional [ndr: ministro del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale], Augusto Heleno. Il generale fu il primo capo della Minustah (Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti) e il suo coming out politico è avvenne nell’aprile 2008 in un incontro al FIESP (organizzato insieme all’Università di San Paolo) con vari attori (governo, aziende, ricercatori) per discutere a proposito della promozione dell’industria nazionale della difesa. In quell’occasione si espresse su un altro tema, sulla sua opposizione marcata alla delimitazione permanente della “Serra da Raposa do Sol” (territorio indigeno di Roraima)8. Saranno sempre dei militari a capo dei Ministeri delle Miniere e dell’Energia e delle Infrastrutture, in posizioni chiave del Palácio do Planalto [ndr: Sede ufficiale della Presidenza della Repubblica del Brasile], oltre al vicepresidente generale Hamilton Mourão. I militari, così come Bolsonaro, hanno vissuto una svolta neoliberale (in contrapposizione al precedente statalismo)9. Mourão in particolare ne è stato l’espressione, posizionandosi durante la campagna contro la tredicesima o ammettendo la privatizzazione di parte delle attività (distribuzione e raffineria) di Petrobras10.
Un secondo settore forte è il giudiziario. Approfittarono delle aperture del 2013, l’approvazione della legge sulla negoziazione della pena e assunsero un ruolo attivo senza precedenti, facendo affidamento sul sostegno popolare (in particolare della classe media). Come risultato di questa offensiva (che ha alimentato a sua volta la crisi economica, rovesciando settori chiave del capitalismo brasiliano), la corruzione ha finito per diventare, per la prima volta nel 2017, la maggiore preoccupazione dei brasiliani (31%). Dall’inizio, nel 1995, delle indagini del Latinobarometro11, è la prima volta questo si registra in un paese12. Bolsonaro incarnò questa feroce anticorruzione. L’azione dei procuratori e dei giudici può essere letta come un “tenentismo di uniforme”13, in parallelo con il movimento dei tenentes degli anni Venti e Trenta che cercarono di prendere il potere per realizzare un’agenda di moralizzazione politica nei settori medi della società. Due differenze: il movimento contemporaneo non è né armato (anche se ha la simpatia delle Forze Armate) né nazionalista. Prima i militari erano positivisti, ora sono “liberales del derecho”. Anche il contesto è diverso: i primi si ribellarono contro un governo oligarchico, i secondi si oppongono a un partito che ha rappresentato un periodo di significativa inclusione sociale, democraticamente14.
In un sistema politico che è in rovina dal 2013, questo settore è percepito come un’avanguardia rigenerativa (e liberale) della repubblica, avanguardia operante contro la corruzione, lo statalismo e il patrimonialismo. Repubblicani, ma molto ben pagati, collocandosi nella fascia dei brasiliani molto ricchi e occupando posizioni ultra-privilegiate nel settore pubblico con benefici significativi (mille dollari di aiuti per l’abitazione, per esempio) – guadagnano molto di più dei loro coetanei in paesi più ricchi e hanno avuto ripetuti aumenti negli ultimi anni (l’ultimo nelle settimane successive al voto). Collocandosi come apartitici ed essendo stati riconosciuti con un concorso pubblico e avendo un potere rafforzato dopo la Costituzione del 1988, pensano di esercitare un potere tecnico.
Ci si può interrogare sul valore di questa ideologia della meritocrazia in una società tanto segnata dalla diseguaglianza e con caratteristiche ancora “schiavocratiche”. Inoltre, le loro azioni politiche sono diventate sempre più esplicite e i loro apogeo fu l’annunciata chiamata di Moro al Ministero della Giustizia di Bolsonaro – il giudice dichiarò che il suo futuro incarico sarà tecnico e non politico (!)15.
Questo protagonismo sarebbe stato impossibile senza l’approvazione della FST e l’appoggio dato dall’allora Procuratore Generale della Repubblica, Rodrigo Janot. In un episodio significativo, il 16 marzo 2016, Moro ha abolito il regime di segretezza dalle intercettazioni registrate dalla PF16 di Lula con Dilma e altri (molte al limite della legge, delle quali successivamente si è scusato dopo un avvertimento del STF17). Nei giorni seguenti, Lula assunse la carica di Ministro de la Casa Civil di Dilma e tenne un discorso durante un comizio in una Avenida Paulista gremita. Praticamente nell’esatto istante in cui Lula pronunciava il suo discorso (nel quale diceva avrebbe risolto le difficoltà del governo), il ministro del STF Gilmar Mendes ha sospeso la nomina di Lula, sostenendo una presunta “deviazione di finalità” (l’ex presidente avrebbe assunto il ministero in modo che l’eventuale denuncia contro di lui sarebbe stata giudicata dalla Corte Suprema e non in Curitiba: l’STF non si fidava di sé stesso?). Era l’ultima cartuccia rimasta a Dilma – e quei giorni sigillarono il destino del suo governo, con la partecipazione decisiva di vari settori del potere Giudiziale.
Un terzo punto di appoggio fu quello dei settori evangelici. Il cattolico Bolsonaro si è avvicinato loro in questi ultimi anni: si è sposato in una cerimonia celebrata dal pastore Silas Malafaia, dell’Asamblea de Dios, e si è fatto battezzare nel fiume Giordano in Israele dal pastore Everaldo, candidato alla presidenza nel 2014 dal Partido Social Cristiano (PSC). Questo sostegno da parte dei leader evangelici (da parte delle Iglesias Universal, Renacer, Mundial del Poder de Dios) fu importante per raggiungere gli strati popolari che provavano una certa ostilità nei confronti del capitano e che in precedenza avevano dichiarato di votare per Lula. Particolarmente degno di nota è il voto a Rio (68%), lo stato più evangelico del paese, in cui il voto per il PT è crollato e dove gli ultimi quattro governatori sono o sono stati incarcerati. Il deputato-capitano è riuscito a connettersi con istituzioni ricche18 e hanno un’impressionante presenza territoriale soprattutto nelle periferie, con la creazione di comunità, accoglienza in contesti di difficoltà, necessità e sofferenza. Ma al di là di questo, hanno costruito una strategia politica di anni, con l’acquisto di strumenti di comunicazione di massa (centinaia di radio e TV, – grandi e potenti reti, comprate e affittate). La non democratizzazione dei media ne paga qui il suo prezzo19.
Il 23 ottobre, tra il primo e il secondo turno, il Fronte parlamentare evangelico (FPE) – con 180 deputati (su un totale di 513) nella successiva legislatura – ha dichiarato il suo sostegno alla candidatura del militare e ha lanciato il manifesto “Brasile per i brasiliani”20. In queste 60 pagine sono diversi valori definiti tradizionali, articolati con un modello ultraliberale e una “rivoluzione nell’educazione” (un ministro potenziale è stato messo al veto dal capogruppo per non essere contro l’ideologia di genere e l'”indottrinamento comunista”, dopo questo intervento è stato nominato un professore che celebra il golpe del 1964. Una pastora venne nominata per un altro ministero, della famiglia, donne e diritti umani). Non è un caso che la prima apparizione pubblica del deputato-capitano dopo la vittoria sia stata nel tempio di Malafaia, nel quale cominciò il discorso ringraziando Dio e lo concluse ripetendo lo slogan della sua campagna elettorale: “Brasil acima de tudo, Deus acima de todos”21.
Un quarto elemento fondamentale fu l’appoggio di alcuni poteri economici. Abbiamo visto che i tre gruppi precedenti (militare, giudiziale e evangelico) aderirono con forza al modello liberale in economia. Dopo l’accoltellamento, ogni ascesa del candidato-capitano nei sondaggi aveva come risposta un’ascesa nella borsa e un calo del dollaro – nitidi segnali di appoggio. L’avvicinamento di Paulo Guedes (che inizialmente era legato al presentatore televisivo Luciano Huck, che in seguito rinunciò alla sua candidatura) siglò la sua adesione a un programma economico ultraliberale. Guedes, futuro ministro dell’economia, difende la privatizzazione di tutte le imprese statali e la riduzione delle tasse ai ricchi, in conformità con la sua formazione all’Università di Chicago. Alla sua vittoria, Bolsonaro, attraverso una diretta Facebook, sottolineò che “per sbloccare l’economia è necessario soddisfare le richieste degli imprenditori e ridurre i diritti dei lavoratori”22 in affinità con il modello patronale tradizionale già all’opera nel governo golpista di Temer – quali gli altri diritti che Bolsonaro intende eliminare?
Il suo discorso e le sue proposte sono, inoltre, fortemente legate all’agroalimentare. Questo settore aderì nel corso della pre-campagna – Alckim tentò anche di sostenere una delle parti scegliendo la senatrice rurale “gaucha” Ana Amélia come suo vice, ma il suo immobilismo non ottenne l’appoggio al capitano. Nonostante il sostegno dei governi del PT al settore, i voti delle regioni dove l’agroalimentare è forte cominciarono sempre più a inclinarsi verso l’opposizione nei confronti del PT. Se nel 2002 Lula vinse praticamente in tutto il paese, nel 2006 in Goiás e in altri Stati con una forte presenza nel settore, perse. Questa tendenza continuò a crescere nel 2010 e 2014 e quest’anno è arrivata al suo apice. Si può affermare che si fomentò una soggettività dell’agroalimentare che porta acqua al mulino di una posizione violenta contro i popoli indigeni, “quilombolas” e “sin tierra”- la vecchia questione della terra nella quale sono coinvolti buona parte dei parlamentari e dei politici23. Il “capogruppo del bue” si incontra qui con il “capogruppo del proiettile” e Bolsonaro, sottolineò nell’aprile 2018, all’Asociación Comercial de Rio de Janeiro, che “la proprietà privata è privata e sacra, punto e fine. Ha invaso, […] si spari!”, sostenendo il “classificare come terrorismo le azioni di questi marginali”24. La nuova ministra dell’Agricoltura – e una delle due donne del governo, Tereza Cristina, sembra essere espressione del programma dell’ala dura dell’agroalimentare25.
Ultimo punto, le dimensioni geopolitche della vittoria autoritaria – non su può comprendere il processo politico degli ultimi due anni senza tenere conto della partecipazione statunitense. Nel 2013 Wikileaks rivelò che erano stati intercettati dall’Agenzia di Sicurezza Nazionale dell’EE.UU (NSA) i telefoni del Gabinetto di Dilma, di alcuni ministri, dell’aereo presidenziale, delle missioni diplomatiche brasiliane inclusa quella dell’ONU e… Petrobas26. I cavi del Dipartimento di Stato indicano l’interesse statunitense per il petrolio, il pré-sal, e una serie di legami privati tra settori politici brasiliani e l’ambasciata ameriana – José Serra, Romero Jucá e Michel Temer (tutti attori chiave del golpe che ha fatto cadere Dilma)27. La legge “Partilha”, approvata nel 2010, alla scoperta dei campi di petrolio del pré-sal, si dava nella direzione di un maggior controllo dello stato brasiliano e di Petrobas su queste nuove risorse (essendo proprietà dell’Unione ed avendo una partecipazione obbligatoria di Petrobas nel 50% del loro sfruttamento), e fu modificata in seguito al golpe giuridico-parlamentare.
Questa questione presenta un altro aspetto nell’attuazione della cooperazione internazionale del podere giudiziale e del Ministero Pubblico. Dall’Acuerdo de Asistencia Judicial en Materia Penal, firmato tra i governi del Brasile e gli USA nell’ottobre del 1997 (e in seguito aggiornato attraverso il Decreto Presidenziale n° 3810/2001), al Seminario Internacional sobre Crímenes Financieros Ilegales, tenutosi nell’ottobre 2009 (nel quale i brasiliani avrebbero richiesto una formazione americana28, attraverso la connessione di procuratori e giudici “con circuiti internazionali di produzione dell’expertise anti-corruzione”29. Questo si da nel contesto di un’offensiva statunitense in relazione a questo tema, dal 1970, con una nuova legislazione locale (Foreign Corruption Practices Act), però anche con nuovi accordi internazionali, nell’ambito OCDE e altri, per esportare modelli di lotta alla corruzione. Il circuito giudiziale di Curtiba si trasformò, negli ultimi vent’anni, in uno specialista in crimini finanziari e nella formazione accademica e qualifica professionale di molti membri dell’unità speciale di PM che sono sono stati negli USA, in particolar modo alla Harvard Law School. È possibile una reciprocità in queste relazioni Brasile-USA?
Se si sommano i finanziamenti ai “nuovi gruppi conservatori”30, il ruolo di istituti ultraliberali (come Atlas)31, l’appoggio esplicito dell’estrema destra americana come Steve Bannon32 il risultato si avvicina molto a quello che Andrew Korybko definisce una “guerra ibrida”33. Forse è a quest’altezza che si situa di più un cortocircuito che hanno creato Lula e il PT al governo. Il nuovo protagonismo brasiliano nel mondo sfidò, anche se moderatamente, il potere americano, intrecciando nuove relazioni con il mondo, prendendo parte al gruppo BRICS, per la pace nella questione nucleare iraniana, propulsore dell’integrazione regionale e della cooperazione con il continente africano e modello di politiche sociali per i paesi del Sur. Tuttavia, non era pronto a questo e “il modello brasiliano” venne attaccato e non tenne. Peraltro non si può nemmeno conferire un potere totale a queste forze – come nel caso di Whatsapp, ci deve essere già un clima (e in buona parte, “interno”) per “metterle in moto”, perché siano efficaci.
Il nuovo Ministro degli Esteri, l’ambasciatore Ernesto Araújo, non solo è in sintonia con queste correnti statunitensi, come segnala un approfondimento – i suoi testi e le sue dichiarazioni indicano un allineamento non tanto agli USA (la politica estera brasiliana agisce sempre in equilibrio, in conformità con la coniugazione interna ed esterna di americanismo e globalismo34, ma con la leadership di Donald Trump. Araújo vede un mondo in guerra contro i valori occidentali (cristiani) e i globalisti marxisti in Cina e altrove, e le loro offensive come il riscaldamento globale (da qui l’intenzione di lasciare gli accordi di Parigi). E vede un Trump messianico, salvatore della civiltà fronte all’“islamismo radicale” e soprattutto di un Occidente che diventa fragile negando Dio35. Trump fu il primo capo di stato a chiamare l’eletto dalla popolazione e suo assessore alla sicurezza nazionale Jogn Bolton (conosciuto per la sua linea dura) che venne a trovarlo mentre si recava a Buenos Aires per la riunione del G20. Itamarty, pur essendo ancora un’istituzione con tinte aristocratiche e un nucleo di eccellenza della burocrazia brasiliana, sarebbe in mano dei marxisti globalisti, secondo Araújo. Si percepisce qui un cambiamento dei militari. Anche se il colpo di stato del 1964 poté contare dell’esplicito e comprovato sostegno degli Stati Uniti (l’Operazione “Brother Sam”), i governi militari si allontanarono progressivamente dall’allineamento automatico del loro primo periodo (di Castelo Branco, la cui politica estera, come nella prospettiva di Araújo, proponeva un riallineamento verso l’Occidente) per provocare in seguito una serie di tensioni con gli americani – denuncia di un accordo militare, riconoscimento dell’indipendenza dell’Angola, diritto informatico, tra le varie.
Il discorso di Bolsonaro
In uno scenario mondiale segnato da una crisi di rappresentanza politica nei quadri tradizionali (che in Brasile esplode o si rinforza nel giugno del 2013) Bolsonaro riuscì a presentarsi come un uomo comune (lo “zio amichevole”) contro il sistema corrotto (esacerbando la divisione tra popolo e oligarchia, in un populismo di estrema destra36 – molto presente nel costante scenario informale, goffo (tuttavia minuziosamente programmato) dei suoi live nei social network. Insistendo inoltre che dice la verità, citando la Bibbia (“e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi”). Il deputato-capitano ripete continuamente che non è il più preparato per la carica di presidente ma siccome è stato eletto Dio lo renderà capace. Suo figlio, Eduardo Bolsonaro, dice che i suoi elettori non si riferiscono agli attori della Red Globo37 perché pensano con la loro testa. Questa tendenza, come in altre parti del mondo, si basa inoltre su una sfiducia totale nei media tradizionali (anche se nessun media si oppone come il New York Times con Trump), eccezion fatta per alcuni media del panorama dell’estrema destra.
“Siamo la maggioranza, siamo il vero Brasile” – così inizia il discorso di Bolsonaro dal cellulare di per i manifestanti nell’Avenida paulista, sette giorni prima del secondo turno. Questo si articola con la ripetuta dichiarazione di uguaglianza di tutti i brasiliani in opposizione a quello che sarebbe un divisionismo – sia esso la lotta di classe (o lotta per il reddito, tra poveri/ricchi), la questione razziale (bianchi/neri), generazionale (genitori/figli), regionale (sud/nordest) o di genere e orientamento sessuale (etero/LGBTQIA+), è un discorso di difesa della maggioranza, in una lettura piuttosto bizzarra visto che le donne e i neri costituiscono la maggioranza numerica del paese. Secondo questa prospettiva, il paese sarebbe diventato ostaggio di richieste particolari (di minoranze) che vogliono imporre il loro stile di vita a tutti. Si contrappone una difesa della libertà (di poter agire come ognuno vuole nel proprio privato/domestico) al libertinaggio (quando questo si esprime nella sfera pubblica ed eventualmente nei programmi scolastici).
Razzismo, machismo e omofobia in fondo non esisterebbero – da una parte le rivendicazioni di alcuni gruppi sarebbero auto-vittimismo, dall’altra sarebbero strategie politiche (socialiste) e attacchi alla nazione (una e indivisibile). Il mio partito è il Brasile, così era scritto sulla maglia indossata da Bolsonaro il giorno dell’attentato. Il Brasile sopra tutto e Dio sopra tutti, la doppia trascendenza della tradizione politica nel suo splendore nello slogan della campagna elettorale di Bolsonaro. Ecco il candidato della colonizzazione; interna (persecuzione di coloro che sfuggono alla norma e negazione delle pesanti eredità coloniali) e esterna (sottomissione agli stati Uniti, in un curioso nazionalismo servile). Non a caso, rivendica il “pacificatore” Duque de Caxias, padrone dell’esercito, che represse numerose rivolte interne e all’esterno i paraguayani.
Schmittianamente38, questo nuovo consenso (di quello che significa Brasile nazione) si crea attraverso un’antica esclusione – dei rossi, dei vagabondi39. È riattivato e nominato un vecchio nemico – il comunismo, il bolivarismo. Le mobilitazioni contro Dilma nel 2015-2016 erano caratterizzate da un odio contro un avversario da estirpare, combattere, annientare – Bolsonaro ha espresso questo, per esempio, qualche giorno prima di subire l’attentato, dicendo, ad Acre, che avrebbe sparato sulla “petralhada”40 mentre simulava l’uso di una mitragliatrice con un treppiede di una cinepresa41. Dove al mondo un candidato ha usato una simile retorica di morte? E, fatto ancora più grave, senza generare una vera e propria polemica nei media e nei settori democratici?
Bolsonaro e i suoi sostenitori agiscono nel senso di una controrivoluzione. La sua lettura è che, a partire dalla ri-democratizzazione degli anni ’80, avrebbe avuto luogo una rivoluzione culturale comunista ispirata a Antonio Gramsci. I dispositivi della cultura, della comunicazione e dell’educazione sarebbero dominati dai rossi. Questo è ciò che, ad esempio, il generale Paiva ha dichiarato nel già citato programma televisivo42. La vittoria elettorale autoritaria è il risultato di un’offensiva ideologica di anni, una sorta di ribellione reazionaria nella forma di una predica di un ultra-liberalismo coniugato a un conservatorismo dei costumi che crebbe con libri che sono diventati bestseller, youtuber che viralizzano continuamente, programmi “umoristici” di successo in televisione… Queste iniziative hanno creato le condizioni giuste e sono state rafforzate mentre il sistema politico collassava. Olavo de Carvalho è il principale intellettuale organico di questo processo43, avendo indicato addirittura due ministri ultra-ideologici (dell’Istruzione e degli Affari esteri). Si tratta decisamente di una crociata contro il marxismo culturale44 (che, come sempre nelle teorie cospirative, sembra essere un antisemitismo radicato – il che non è in contraddizione con il sostegno entusiasta al governo di Israele).
Curiosamente, quando era al governo, il PT è sempre sfuggito agli scontri. Ricordo il ritiro di ogni programma che abbia suscitato delle polemiche (come Ancinav, all’inizio del governo di Lula, accusato di “dirigismo” nelle politiche audiovisive o di orientamenti LGBTQIA+ nelle politiche pubbliche, come il kit anti-omofobia). Il programma “Más Médicos” era pronto e venne proposto pubblicamente solo dopo giugno 2013 con le sue rivendicazioni di miglioramento della salute. Quando il governo ha lanciato il programma, l’opinione pubblica era divisa, ma si diede in seguito un appoggio schiacciante per il programma che portò migliaia di medici (per lo più cubani) in luoghi reconditi dove i medici brasiliani (di un’estrazione sociale specifica e formati in una società ancora schiavocrate) non volevano andare. Ora, nel contesto del futuro governo di Bolsonaro (che attacca retoricamente Cuba e annuncia cambiamenti negli stipendi dei medici), il governo cubano ha invitato i medici a tornare. In Brasile chi ha elaborato e seguito la strategia “gramsciana” e anche “chavista” (di conflitto ideologico) è stata l’estrema destra. E con un successo innegabile, a colpi di inversioni retoriche che funzionano (l’avversione per l’“ideologia” da parte degli ultra-ideologici), ricetta autoritaria classica come descritto in 1984 di George Orwell. Il PT è sfuggito a queste polemiche per non perdere il sostegno politico evangelico e degli elettori conservatori – ha scelto il disonore per evitare la guerra e ha finito per ottenere entrambi? (ricordando la famosa domanda di Churchill a Chamberlain).
Infine, questa congiunzione di gruppi45 (militari, ultra-liberali, reazionari, fondamentalisti religiosi) percepiscono la Costituzione del 1988 come un problema: molti diritti per molte persone – il bilancio e i valori (di ordine e normalità) non reggono. Una differenza fondamentale oggi in Brasile tra destra e sinistra è nella risposta alla domanda se la costituzione si inserisce o meno nel bilancio. Possiamo fare un parallelo con la tendenza globale del 1968 e la lettura classica del politologo Samuel Huntington: a partire da queste proteste, la società americana è diventata ingovernabile in quanto l’eccesso di richieste (di lavoratori, neri, donne, indigeni, giovani, migranti) ha inciso sul bilancio e generato inflazione (seminando dubbi sulla solidità finanziaria dello Stato) e, allo stesso tempo, aumentavano l’attività del governo e riducevano la sua autorità (generando domande sulla solidità politica del governo). Era quindi necessario contenere queste rivolte e gli eccessi della democrazia, poiché queste lotte stavano sovraccaricando il sistema politico46. In Brasile le conquiste sociali e democratiche della costituente del 1988, le politiche di ridistribuzione e la rivolta del giugno 2013 indicavano un paese che si trovava (come nel periodo precedente al 1964) e doveva essere interrotto. Fili autoritari uniscono i diversi gruppi che sostengono Bolsonaro – si percepiscono quando si vedono le interviste ai principali quadri del futuro governo, un autoritarismo latente nei gesti, nelle reazioni e nel volto.
Prospettive
Che cosa può essere il governo di Bolsonaro
Nell’installazione del nuovo governo e nelle misure già annunciate, un tratto evidente è il disordine e un forte grado di incertezza. Lo stesso Bolsonaro conosce buona parte dei quadri che lo circondano poco più di un anno fa (i ministri dell’Economia e del Segretario Generale, ad esempio) e chiaramente ha discusso poco (quando lo ha fatto) o conosciuto poco molti altri (come quelli degli Affari Esteri o dell’Istruzione). La scarsa esperienza nei governi è generalizzata. Appaiono contraddizioni di base: ad esempio, sulla reazione dei paesi arabi all’annunciato trasferimento dell’ambasciata brasiliana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, visto che l’agroalimentare, il settore che lo ha sostenuto (e negli Stati dove è forte, il risultato di voto di Bolsonaro è stato molto alto) sarà direttamente danneggiato nelle sue esportazioni. Lo stesso discorso vale per la Cina (e alla visita a Taiwan durante la pre-campagna). Volere essere Trump nell’attuale situazione fiscale brasiliana (molto diversa da quella nordamericana), con un progetto di austerità ed essendo un paese molto meno potente, è una strategia molto fragile (si avvicina all’ideologia in senso classico).
Alcune fragilità e tensioni emergono già con forza. Come ottenere governabilità al Congresso senza negoziare con i partiti per approvare riforme considerate decisive, come quella delle pensioni? Come armonizzare le ossessioni di privatizzazione del team economico con i settori (nonostante tutto) considerati strategici, che devono poi essere preservati dai militari? E la contraddizione tra una politica ultraliberale di Petrobas con i prezzi elevati per il gas da cucina e i combustibili (che hanno causato la forte mobilitazione dei camionisti nel primo semestre)? La scossa alla fiducia di agenti economici potenti (interni ed esterni) è sufficiente per attivare inversioni e generare crescita? E le tensioni tra ufficiali di riserva (in buon numero al governo) e gli attivi (che vogliono preservare l’istituzione fronte alle incertezze del governo)? E gli squilibri tra le forze armate, con l’onnipresenza dell’Esercito, sproporzionale rispetto alla Marina e all’aeronautica? Riusciranno ad articolarsi minimamente i diversi nuclei di potere del nuovo governo (famiglia Bolsonaro, settori evangelici, militari, ultraliberali e nuovi parlamentari del PSL)? Il fantasma di un ritorno del PT in caso di fallimento del governo viene già mobilitato come argomento di difesa.
Penso poi che dovremmo prendere sul serio il violento discorso del candidato vittorioso, considerando le sue posizioni negli ultimi trent’anni47, di quello che sta succedendo ultimamente (il moltiplicarsi dei casi di violenza politica48 e di quello che ha espresso durante la campagna. La notte del primo turnò dichiarò che vorrebbe mettere “un punto di fine a tutti gli attivismi”49. Però sono soprattutto le parole del 21 ottobre quelle che preoccupano di più per il presente e il futuro della democrazia. Come vede l’opposizione? “Questa banda, se vuole rimanere qui, deve sottostare alla legge di tutti noi. O se ne vanno o finiscono in carcere”. Il Brasile vivrà una “pulizia”. Di chi?, “Spazzeremo dalla mappa tutti quei banditi rossi dal Brasile”. Si focalizza poi su Lula, che “marcirà in prigione” e presto avrà la compagnia di un senatore del PT e del candidato Haddad. E gli altri del PT? Andranno “a Ponta da Praia” (un luogo di tortura). Come agiranno i poliziotti? “Quelli della «petralhada» vedranno una polizia civile e militare con una retroguardia legale che faranno valere la legge sulla loro schiena!”. E i movimenti sociali? “Bandito il MST, bandito il MTST, le loro azioni verranno classificate come terrorismo! Non porteranno più il terrore nelle campagne o nelle città”. E la libertà di stampa? “Stampa venduta: le mie condoglianze”50.
Contro la cosiddetta “ideologia del gender”, difesa armata per tutti, repressione esplicita e una politica ultra-liberale: disciplina morale, sociale, economica. Il contesto è delicato, in Brasile e nel mondo. L’estrema destra è presente in cinque governi europei, nelle Filippine, in Israele e con Trump negli USA, tra gli altri. Che cosa sarà un governo di Bolsonaro? Forse guardando alle Filippine di Duterte o alla Turchia di Erdogan possiamo farci un’idea più precisa. Corriamo il rischio serio di vivere un maccartismo, soprattutto nei settori della cultura e dell’educazione, e vediamo avanzare uno spettro turco e filippino, nei licenziamenti di massa di funzionari pubblici (medici, professori, militari, accademici, polizia) e punizione e detenzione di parlamentari, da una parte, e morte dei nemici dichiarati (trafficanti) dall’altra. Le propose di modifica della legge anti-terrorismo (per incorporare azioni di occupazioni di campi e terreni) e l’uso della legge per organizzazioni criminali contro i movimenti sociali e militanti può estendersi.
In questo contesto, un tweet del comandante dell’esercito cattura l’attenzione: il giorno dell’ottantatreesimo anniversario della cosiddetta “Intentona Comunista” (il tentativo di prendere il potere da parte del Partito Comunista, dopo che la sua alleanza politico-elettorale venne definita illegale), Villa Bôas dichiarò che “antecedenti, fatti e conseguenze verranno applicati in modo che non si avranno mai più fratelli contro fratelli che versano sangue verde-giallo in nome di una ideologia di distrazione”51. Ha ragione la storica francese Maud Chirio quando afferma che all’instaurarsi del nuovo governo l’MST e l’MTST saranno definiti terroristi e successivamente il PT messo al bando?52.
È molto probabile che il governo Bolsonaro ci mostra una verità sul potere – “non c’è potere senza repressione – la repressione è infatti l’anima del potere. Le forme che adotta rivelano la sua intimità più profonda, un’intimità che, proprio perché è in grado di oltrepassare il potere, renderlo ovvio, è tenuta segreta, nascosta, negata”53. Il potere come caccia ai sudditi/cittadini (degli schiavi in fuga, delle popolazioni indigene in rivolta, delle lotte operaie e contadine, delle ribellioni femministe) come filo conduttore storico per comprendere la “lunga storia della violenza dei dominanti”54. Un governo militarizzato e una possibile guerra ai poveri e ai dissidenti. Il Congresso e la Magistratura si sottometteranno? E gli altri settori della società, come i media? In un video pubblicato dopo il primo turno, il rapper Djonga ha dichiarato: “il bersaglio è qui davanti”55, ricordando il celebre monito di Pier Paolo Pasolini, “siamo tutti in pericolo”56, il cui ultimo film Salò o le 120 giornate di Sodoma ritrae chiaramente la violenza e la perversione fasciste. Ecco il contesto di due tragici eventi accaduti quest’anno (l’assassinio della consigliera Marielle Franco e la persecuzione politica e l’incarcerazione di Lula). Pur essendo eventi che coinvolgono generazioni diverse, cause specifiche e variabili differenti, sono collegati perché il messaggio del paese alla popolazione è il seguente: i mal-nati non hanno posto in politica.
Il paese sta vivendo una tragedia sociale e ambientale (la deforestazione è esplosa negli ultimi anni, in particolare nel 2018). Con il programma di austerità, i tagli alla spesa e le privatizzazioni, i risultati saranno disastrosi (la riforma del lavoro non ha funzionato se pensiamo che il suo obiettivo era quello di creare posti di lavoro57 e corriamo ancora il rischio di una nuova crisi economica globale. Nonostante ciò, è possibile che Bolsonaro mantenga (e aumenti) la sua popolarità grazie all’azione di Sergio Moro al Ministero della Giustizia. Con un pizzico delle sue radici “tucane”, il nuovo ministro ha annunciato un “Piano Reale” di sicurezza pubblica. Si possono immaginare operazioni spettacolari contro la cosiddetta criminalità organizzata, oltre al continuarsi della persecuzione selettiva dei politici, congiunta a crociate morali. Vi è dunque la possibilità di costruire un dominio politico-elettorale (che Duterte ha realizzato nelle Filippine58)? Si avrà una rottura con la Costituzione del 1988 e con le politiche sociali? Il fiasco economico del futuro governo può renderlo ancora più repressivo e dare spazio ad una chiusura ancora maggiore delle possibilità democratiche. Lo scenario è apocalittico. L’Apocalissi mostra la violenza e il male, ma è anche rivelazione. I nuovi e vecchi movimenti democratici sapranno dialogare con la popolazione?
Resistenza, resilienza, resilienza, ri-esistenza della sinistra
Questa elezione trasforma un elemento centrale: il Brasile non sarà più lo stesso e allo stesso modo si avranno dei riflessi regionali. Per le sinistre, innanzitutto, si tratta di proteggersi, di prendersi cura di sé e anche di non temere (“Non aver paura diviene l’elemento centrale per la costruzione di una resistenza. Il fascismo si sostiene sulla paura.”59. Siamo resilienti, ma per uscire da questo abisso ci vorrà tempo e richiederà nuove creazioni politiche e solidarietà da ogni angolo del pianeta. È qui che Brasile e Stati Uniti si collegano, in situazioni storiche e attuali, diverse e simili. Se Bolsonaro mobilita un’estrema destra americana, anche le forze di resistenza hanno i loro alleati (le analisi della situazione sono inserite in questo contesto), e la vittoria di una vera democrazia dipenderà da questa articolazione internazionale.
E il PT in questo contesto? È riuscito ad eleggere il seggio più grande con 56 deputati federali e il maggior numero di governatori (quattro), compresa l’unica donna. Un successo date le condizioni che hanno spazzato via gli altri due grandi partiti politici dell’ultimo periodo (PSDB e MDB). In parte questo manifesta una forza e una capillarità del partito, oltre alla sopravvivenza della tecnologia di composizione dell’alleanza del lulismo: dove il PT è riuscito a mantenere le ampie alleanze con i partiti tradizionali (con tutti i suoi limiti e legami conservatori) è stato vittorioso, cioè, nel nord-est. Nelle altre regioni, c’è stato un isolamento e una mancanza di voti nella maggior parte delle candidature del PT (per i governi statali e il Senato). Il PT e i gruppi vicini non sembrano prepararsi alla repressione annunciata. Questo forse può essere legato al modo in cui la questione è stata affrontata all’epoca in cui era a capo del governo federale. Anche se la polizia militare è sotto il controllo dei governi statali, durante le manifestazioni contro la Coppa del Mondo e anche nel 2013, venne offerta la Fuerza Nacional de Seguridad a sostegno della repressione. Sono azioni assurde per un partito di sinistra. Ricordo un episodio: ero molto preoccupato per la repressione prima dei Mondiali e, passando per Brasilia, ho chiesto un’intervista al Ministero della Giustizia per capire perché il governo agisse in quel modo, senza opporsi alle varie tattiche repressive statali che si stavano dando: quale sorpresa fu quando un alto funzionario fu ancora più critico di me rispetto alle azioni del ministro su questo tema – una macchina repressiva stava diventando più forte. E si rafforzò con la successiva approvazione della legge antiterrorismo. Non frenare questa macchina fu un errore tremendo.
A mio avviso, la sinistra potrà opporsi al progetto fascista solo reinventandosi. Un tale progetto si nutre dei nostri errori, di ciò che non contestiamo, o quando riaffermiamo le stesse buone vecchie risposte, quando invece certe domande (e condizioni) sono cambiate. Il piano fascista si contrappone a quello del PT, ma questo non ha più forza per esserne il contraltare; è naufragato, proprio quando la politica si faceva nelle strade. Incredibilmente l’estrema destra ha saputo, per il momento, navigare meglio in questo contesto. Come costruire politiche al di là della rappresentanza tradizionale in un contesto di governabilità algoritmica60? E un’economia dell’uguaglianza nel bel mezzo di un collasso ambientale e di privazioni? L’estrema destra non smette di essere una reazione fronte a uno stato oligarchico di diritto61 e una macchina produttrice di disuguaglianze e di insicurezze esistenziali (per questo in parte si aggrappa ai valori tradizionali di famiglia, Dio e nazione). Abbiamo bisogno, tra le altre cose, di una teologia evangelica della liberazione. Per parte delle sinistre (PT, MST, CUT) sarà molto difficile un rinnovamento sotto i forti attacchi che verranno inferti. La forza e la traiettoria di Lula sono epiche, ma il futuro dipenderà da nuove articolazioni.
Credo che questa re-invenzione sia in corso. Quali sono le sue basi materiali? Contrariamente all’onnipresente “divide et impera” del potere, la composizione tra differenze, nelle tran-salleanze, incarnate ad esempio nell’Aliança dos Povos da Floresta negli anni Ottanta che unisce lavoratori nelle estrazioni e popolazioni indigene, o nell’Aldeia Maracanã di Rio prima della Coppa del Mondo. La base materiale è anche un altro/nuovo materialismo, che includa le ricchezze degli Orishas62, santi, piante, miti indigeni, inclusi nei processi di cura – fondamentali se consideriamo l’epidemia di depressione e di problemi di salute mentale. Le elezioni di quest’anno (come le midterm americane) indicano anche, e queste sono buone notizie, frutto di un paziente e lungo lavoro di organizzazione nella società: candidature collettive, guidate da neri e nere, trans elette, principalmente per il PSOL. Hanno assassinato Marielle (sarebbe stata eletta senatrice quest’anno a Rio?, però sono fiorite decine di Marielle. Marielle-Áurea, Marielle-Andrea, Marielle-Juntas, Marielle-Érica, Marielle-Marielle-Renata-Dani63 e molte altre (Joenia Wapichana, che ha tenuto il discorso alla STF per la continua delimitazione della Serra da Raposa do Sol, è diventata la prima deputata indigena). È qualcosa che sta emergendo, una politica agricola64.
La reazione conservatrice (con tratti fascisti) ha percepito un profondo (e in un certo senso irreversibile) cambiamento in corso. Negli ultimi anni si è formato tutto un intreccio di vite, di modi di esistere, di abitare le vie, i vicoli, i villaggi, le strade. Territori liberi, a volte più fugaci, a volte più duraturi – sempre importanti. Marche, gruppi, associazioni, feste, orti, , occupazioni, azioni e creazioni, costituiscono l’irruzione singolare di nuove soggettività, nere, LGBTQIA+, lavoratrici, periferiche, femministe, indigene, molteplici che fanno paura (tutte le rivolte brasiliane sono state seguite da una brutale repressione – la Revolta dos Malês del 1835 è uno degli innumerevoli esempi65. Il golpe (che continua) come una singolare controrivoluzione, scatenata dalla paura dell’esuberanza vitale dei corpi liberi, non sottomessi, decolonizzati, non addomesticati. Da qui le reazioni identitarie (bianca, maschile, eteronormativa) che pululano e gli attacchi costanti alle principali sfere di azione (cultura ed educazione) del nuovo che emerge.
Vogliono ucciderci, ma non sanno che anche i nostri morti combattono, come abbiamo visto con Marielle. Débora Maria da Silva, fondatrice delle Mães de Maio, ci racconta che si stava lasciando morire di tristezza per l’assassinio del figlio Rogério da parte della polizia militare. Una notte, sul letto d’ospedale, quando era estremamente debole, arriva suo figlio e la tira fuori dal letto e la riporta in vita. Roda viva. Débora pensava di delirare, ma quando il giorno seguente si è fatta un bagno, ha passato il sapone e ha provato dolore. Ha guardato le sue braccia e ha visto i segni delle dita del figlio che l’aveva sollevata66. Loro sono il potere, noi siamo le potenze, è quello che ci dicono Débora e anche Mauricio Rosencof, Eleuterio Fernández Huidobro e José Mujica67. Alla replica di questo mese di Roda Viva (50 anni più tardi – nel 68° brasiliano questa pièce del Teatro Oficina venne brutalmente attaccata dal sinistro Comando de Caza a los Comunistas), il suo direttore, Zé Celso, ci ha mostrato la strada: attraverseremo il regime, ha detto – questa è la “convocazione materiale delle forze”68 di vita”.
(traduzione di Clara Mogno)
Questo articolo è stato pubblicato in castellano su Revista Politíca Latinoamericana il 21 dicembre 2018.
André Barrocal. “Campanha de Haddad recebe alerta sobre vigilância militar pró-Bolsonaro”. Carta Capital, 15/10/18. ↩
http://www.justificando.com/2018/10/18/decreto-de-temer-que-inclui-militares-na-investigacao-de- civis-preocupa-juristas/ ↩
https://www.cartacapital.com.br/revista/1025/campanha-de-haddad-recebe-alerta-sobre-vigilancia- militar-pro-bolsonaro ↩
https://twitter.com/Gen_VillasBoas/status/981315180226318336; https://twitter.com/Gen_VillasBoas/status/981315180226318336 ↩
https://oglobo.globo.com/brasil/toffoli-diz-que-nao-usa-mais-golpe-nem-revolucao-mas-sim- movimento-de-64-23116536 ↩
http://memoriasdaditadura.org.br/biografias-da-resistencia/maria-amelia-de-almeida-teles/index.html ↩
José Maria Mayrink. “Demarcações estão acabando com Roraima, alerta general”. Estado de S.Paulo, 10 de Abril de 2008. ↩
https://www.valor.com.br/politica/5998867/militares-alinham-se-economia- liberal; https://www.valor.com.br/politica/5998867/militares-alinham-se-economia-liberal ↩
https://oglobo.globo.com/brasil/latinobarometro-corrupcao-aparece-pela-1-vez-como-principal- preocupacao-para-brasil-diz-pesquisa-21999964 ↩
Cyril Linch. Ascensão, fastígio e declínio da “Revolução Judiciarista”. Insight Inteligência, n. 79, out./nov./dez. 2017, p. 158–168.; “Tenentismo” è il nome dato al movimento politico-militare e alle ribellioni dei giovani ufficiali dell’Esercito Brasiliano all’inizio degli anni ’20 del Novecento ↩
https://jornalggn.com.br/noticia/tenentismo-e-procuradorismo-e-o-partido-do-estado-por-aldo-fornazieri ↩
https://noticias.uol.com.br/politica/ultimas-noticias/2018/11/05/sergio-moro-ministro-justica-lava-jato- bolsonaro-nao-politica-cargo-tecnico.htm ↩
[ndr: Polícia Federal] ↩
[ndr: “Supremo Tribunal Federal”, tribunale supremo federale brasiliano] ↩
https://epocanegocios.globo.com/Inspiracao/Vida/noticia/2013/01/forbes-lista-pastores-milionarios-no- brasil.html ↩
https://www.cartacapital.com.br/blogs/intervozes/vitoria-de-bolsonaro-reflete-crescimento-de- emissoras-de-perfil-evangelico ↩
https://congressoemfoco.uol.com.br/legislativo/bancada-evangelica-apresenta-agenda-para- proximo-governo-e-critica-revolucao-comunista/ ↩
https://economia.estadao.com.br/noticias/geral,recebi-projetos-sobre-previdencia-e-pouco- sera-aproveitado-diz-bolsonaro,70002599184 ↩
Alceu Castilho. O partido da terra: como os políticos conquistam o território brasileiro. São Paulo, Contexto, 2012. ↩
https://www.boletimdaliberdade.com.br/2018/05/21/bolsonaro-propriedade-privada-e-sagrada-e-se-o- mst-invadir-e-chumbo/ ↩
http://amazoniareal.com.br/agro-politica-de-tereza-cristina/ ↩
Natalia Viana. “WikiLeaks: NSA espionou assistente pessoal de Dilma e avião presidencial”. Agência Pública, 04/07/15. ↩
Juliana Rocha e Catia Seabra. “Petroleiras foram contra novas regras para pré-sal”. Folha de S. Paulo, 13/12/2010. ↩
https://www.diariodocentrodomundo.com.br/bolsonaro-foi-eleito-com-apoio-dos-eua-e- seguira-os-direcionamentos-daquele-governo-diz-o-jurista-fabio-konder-comparato-ao-dcm/ ↩
http://nuso.org/articulo/los-emprendedores-juridicos-como-emprendedores-morales/ ↩
Marina Amaral. “A nova roupa da direita”. Agência Pública, 23/06/15. ↩
https://theintercept.com/2017/08/11/esfera-de-influencia-como-os-libertarios-americanos- estao-reinventando-a-politica-latino-americana/ ↩
https://www1.folha.uol.com.br/poder/2018/10/capitalismo-esclarecido-e-populismo-de- bolsonaro-aproximarao-o-brasil-dos-eua-diz-steve-bannon.shtml ↩
Andrew Korybko. Guerras híbridas: das revoluções coloridas aos golpes. São Paulo, Expressão Popular, 2018. ↩
Leticia Pinheiro. Política externa brasileira. Rio de Janeiro, Zahar, 2004. ↩
Ernesto Henrique Fraga Araújo. “Trump e o Ocidente”. Cadernos de Política Exterior (IPRI), ano III, número 6, 2o. Semestre de 2017, p. 323-357. ↩
Chantal Mouffe. For a left populism. Londres, Verso, 2018. ↩
[ndr: rete televisiva brasiliana] ↩
Carl Schmitt. La notion de politique. Paris, Champs, 2009 [1932]. ↩
“Trovo curioso che una delle principali offese agite da loro sia questa immagine del “vagabondo”. Il vagabondo è il militante senza tetto, è l’artista, è qualcuno che fa della vita una lotta permanente, è il professore universitario, sono le femministe, chi fa cultura nelle periferie. Chi è il vagabondo? È esattamente colui che si è liberato del mantra miserabile del capitalismo e del suo modo di vita: “lavoro, matrimonio, impegno solo per il «successo individuale»”. Sento sempre la gente per strada, prima di entrare in un’occupazione del “Movimento do Trabalhadores Sem Teto – MTST”, che dice: “Dio, ci sono solo vagabondi lì. Passano l’intera giornata a non fare niente, sanno solo fare festa”, “A polarização política, as paixões da sociedade e a disputa pelos rumos do neoliberalismo. Entrevista especial com Alana Moraes”, IHU Unisinos, 03/10/2018. http://www.ihu.unisinos.br/159- noticias/entrevistas/583308-a-polarizacao-politica-as-paixoes-da-sociedade-e-a-disputa-pelos- rumos-do-neoliberalismo-entrevista-especial-com-alana-moraes ↩
[ndr: neologismo disprezzativo per riferirsi a un gruppo di sostenitori del PT] ↩
https://theintercept.com/2018/10/28/novo-brasil-esculpido-olavo-de-carvalho/ ↩
https://twitter.com/BolsonaroSP/status/1025718449425788929 ↩
L’integralismo (in particolar modo il fascismo brasiliano) ebbe un candidato, Plinio Salgado, alla presidenza nel 1955 con una piattaforma che già difendeva un modello economico liberale e autoritario ↩
Michel Crozier, Samuel P. Huttington e Joji Watanuki. The crisis of democracy: report on the governability of democracies to the Trilateral Comission. New York University Press, 1975. ↩
Si veda una collezione di frasi di Bolsonaro al link: https://www.bolsonarocristao.com/ ↩
https://apublica.org/2018/10/apoiadores-de-bolsonaro-realizaram-pelo-menos-50-ataques-em-todo-o- pais/ ↩
https://www.youtube.com/watch?v=W03TbRU7So0&feature=youtu.be ↩
https://twitter.com/Gen_VillasBoas/status/1066709566178713602 ↩
https://www1.folha.uol.com.br/ilustrissima/2018/11/eleicao-de-bolsonaro-marca-fim-da-nova- republica-diz-historiadora.shtml?utm_source=whatsapp&utm_medium=social&utm_campaign=compwa ↩
Pilar Calveiro. Poder e desaparecimento: os campos de concentração na Argentina. São Paulo, Boitempo, 2008. ↩
Grégoire Chamayou. Les chasses à l’homme. Paris, La fabrique, 2010. ↩
http://midianinja.org/news/djonga-desabafa-sobre-o-momento-do-brasil-a-mira-ta-na-sua-testa/ ↩
https://www.youtube.com/watch?v=M_6ZM54VCU4 e http://cinemaisbrasil.blogspot.com/2007/12/estamos-todos-em-perigo-ltima.html ↩
https://www.valor.com.br/legislacao/5969407/reforma-trabalhista-nao-gerou-volume-de-empregos- esperado ↩
Walden Bello. A Letter to Brazil, from a Friend Living Under Duterte. https://fpif.org/a-letter-to-brazil- from-a-friend-living-under-duterte/ ↩
Toni Negri, Prime osservazioni sul disastro brasiliano, https://www.euronomade.info/?p=11277 ↩
http://www.scielo.br/pdf/kr/v59n140/0100-512X-kr-59-140-0429.pdf ↩
Jacques Rancière, L’odio per la democrazia, Cronopio, 2007 ↩
[ndr: nella religione yoruba un orisha è una divinità. Manifestazione di Olóòrun] ↩
https://www.huffpostbrasil.com/2018/10/10/as-sementes-de-marielle-franco-quem-sao-as- mulheres-negras-eleitas-em-2018_a_23557207/ ↩
Débora Del Guerra e Livia Ascava. É panacéia, a gente tinha em casa. https://urucum.milharal.org/2018/10/06/e-panaceia-a-gente-tinha-em-casa/ ↩
João José Reis. Rebelião escrava no Brasil: a história do levante dos malês em 1835. São Paulo, Companhia das Letras, 2003. ↩
Mães de Maio: dez anos dos crimes de maio de 2006. André Caramante (org.). São Paulo, Editora nós por nós, 2016. ↩
La noche de doce años, de Alvaro Brechner. ↩
Antonin Artaud. “Secrets éternels de la culture” (1936). Oeuvres. Paris, Gallimard, 2004. ↩