di ALESSANDRO TAGARIELLO.

The dark side of the… light goods o del bisticcio fonematico.
Al di là dell’ammiccamento musicale, non c’è davvero niente di oscuro nell’articolazione delle due facce della merce: valore d’uso e valore di scambio, quando questa duplicità binaria sembra disporsi su un piano luminoso. Chiameremo questo piano fluttuante tecnologico LED (Light Emitting Diode).
La luce è un medium senza messaggio, ci ricorda McLuhan; forse è per questo che l’incipit, sebbene manchi letteralmente il contenuto psichedelico, nondimeno, strizza l’occhio al fenomeno rifrattivo del fascio luminoso sulla nera copertina. E vi pare poco…?
Strana torsione bidimensionale, dunque, se si tiene conto della pragmatica del potere che questa informazione pura (la luce) sembrerebbe configurare nel non-più-nuovo millennio: un differente “sistema nervoso centrale” planetario. Immenso, redditizio, processo di intensificazione del flusso luminoso, con i suoi investimenti di interesse, a fronte di un’assiomatica del mercato “green”: efficienza, risparmio, creatività, riduzione drastica delle emissioni di CO2, dentro lo spot delle smart cities.
Tutto si tiene, quando si è in bolletta con i governanti e con il pianeta! Difatti, la Commissione Europea ha iniziato a prescrivercelo già a partire dal 1 settembre 2009: graduale sostituzione delle lampade ad incandescenza ed alogene con la tecnologia LED. Mentre, di recente, il Nobel per la Fisica è andato a tre ricercatori giapponesi, che di questa tecnologia ne hanno permesso l’affinamento. Del resto, nel modo di produzione capitalistico, il movimento immanente del prelievo privato sulla ricerca, mai come in questo caso, pare mimare il funzionamento dell’oggetto prelevato (divenendo R&S). Già, perché ciò che gli scienziati Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e Shuji Nakamura hanno inventato è l’anello mancante per la formazione di luce bianca Led, per brevità, il semiconduttore blu.

Come gli altri dispositivi elettronici (diodi rossi, verdi, gialli), il blu è composto da due o più strati, con uno nel mezzo. Mediante un processo di alterazione (fase del drogaggio sul materiale trattato), gli elettroni distribuiti, per eccesso e difetto, sui due strati, sono “spinti” a ricombinarsi infinitamente nel terzo strato attivo intermedio (giunzione), dove la tensione elettrica si trasforma in intensità luminosa. Un flusso qualitativamente elevato, dunque, che attenua, di fatto, l’emissione di calore, per via dell’elettroluminescenza del diodo.
Dov’è la novità? Naturalmente, nella ricerca sul e del materiale impuro che “fodera” il semiconduttore. Per ottenere la luce blu, i tre scienziati hanno sostituito il wafer in silicio, con il più “performante” nitruro di gallio (maggiore mobilità degli elettroni, minori perdite di commutazione e conduzione, mediante complesse fasi di cristallizzazione ottenute con differenti temperature) – peraltro già utilizzato nell’archiviazione dati (blu-Ray), circuiti integrati, portatili, retroilluminazione degli schermi TV (fino all’evoluzione organica delle sottili, trasparenti e flessibili superfici in OLED) e nelle tecnologie di comunicazione satellitari (vedi la produzione di dispositivi per applicazioni spaziali disciplinata dall’Agenzia Spaziale Europea).1
E allora dov’è il prelievo privato immanente?
Nelle strutture reticolari deterritorializzate ad alto tasso di sfruttamento cognitivo: fornitori di materia prima, centri di ricerca (università, società industriali, etc.), ideazione e design (le fabless company negli Stati Uniti, Cina, Taiwan, Singapore), produzione e commercializzazione.
Infatti, si parla già di un mercato globale del GaN (nitruro) in crescita esponenziale, che potrebbe toccare, entro il 2022, un valore di circa 1,75 miliardi di dollari.2
Insomma, il singolare rapporto dinamico tra materiale e forze, presente nel diodo, costituisce sì uno spazio liscio, vettoriale, ma è già preso nella striatura dello sfruttamento economico, nel processo di accumulazione per spoliazione sui saperi (fisica, chimica, optoelettronica, scienza e tecnologia dei materiali).3
Certo, ciò che accade nel diodo ha a che fare con punti-segni a-significanti – laddove il flusso di elettroni si deterritorializza e riterritorializza di continuo nella zona mediana (gli elettroni come occupanti senza posto e caselle vuote, direbbe Deleuze) – ma, come puntualizza McLuhan, «il “contenuto” di un medium è paragonabile a un succoso pezzo di carne con il quale un ladro cerchi di distrarre il cane da guardia dello spirito».4
Allora, con Deleuze e Guattari, dovremmo dire che in una linguistica dei flussi, forse il processo di intensificazione del flusso luminoso – la tecno-scienza del LED, come funzione attuale dell’arcaica macchina-elettrica – è quanto di più vicino al modello della moneta: al contempo, merce ed equivalente generale.5

led2Guardiamo da vicino.
In Europa, nel campo dell’illuminazione pubblica, questa tecnologia – già presente, ad esempio, in città come Oslo, Copenaghen, Stoccolma (e in Italia con progetti-pilota a Sulbiate, Roma, Firenze, Catania, a breve, Milano) – rientra, a nostro avviso, nella costellazione di nodi modulari di controllo dei flussi urbani. Lo slogan delle smart cities, importato dagli Stati Uniti, ne rappresenta il quadro, al contempo, fantasmatico (la moneta come astrazione) e materiale (la circolazione).
Allora si può dire che, da un lato, l’istallazione o l’ampliamento dei punti luminosi cittadini – collegati a rilevatori di flusso, impianti telecontrollati e modulatori di intensità (sensibili al passaggio di un qualsiasi corpo-mobile) – funzionano come l’ennesimo, sofisticato, aggiornamento di tecnologie sicuritarie (produzione di soggettività con soglie di resistenza, conflittualità ed insorgenze molto basse, presto sostituite da docili comportamenti)6; dall’altro, aprono uno spazio alla circolazione del capitale.
Il sistema di telecontrollo, ad esempio, è possibile grazie a piattaforme di cloud computing – interazione tra dispositivi per la circolazione in rete di dati rilevati in tempo reale (monitoraggio luci, conoscenza dei consumi di energia e soprattutto notifica di eventuali malfunzionamenti). Qui, siamo in presenza di una messa al lavoro della cooperazione tra utenti (Comuni, o singoli cittadini, che interagiscono con il sistema tramite apps dedicate), a fronte di una massimizzazione dei profitti. Se a questo si aggiunge la permeabilità del “nuvola” rispetto ad uso disinvolto dei dati personali dei cittadini, il quadro è completo. Altro che abbattimento dei costi di gestione delle infrastrutture informatiche. Nuvola negli occhi!
«I cittadini preferiscono l’illuminazione a LED per la qualità della luce, ma anche per le condizioni di maggior sicurezza e la miglior visibilità che garantisce», dice Roberto Brambilla, il responsabile vendite di Philips in Italia.7
Chiarissimo. Come vendere, allora, nel miglior modo, il cablaggio del nuovo flusso luminoso, mentre si assume la postura del benefattore?
Quando il desiderio di socialità diffusa viene minato dal martellamento mediatico di pericoli crescenti (la costruzione del nemico-qualunque, come paradigma divisivo), lo spazio-comune pervertito in luoghi d’attraversamento dal processo di gentrificazione, ma soprattutto, quando la macchina del debito funziona a pieno regime (spending review) – a fronte di un quadro normativo di promozione della brevettistica e della proprietà intellettuale – ecco che il capitale costante si appropria della tecnologia LED e vende un risparmio di 40 miliardi di kilowatt/ora di qui al 2020, pari al consumo elettrico di 11 milioni di famiglie europee per lo stesso periodo. Il che, contemporaneamente, potrebbe portare ad una riduzione di circa 15 milioni di tonnellate [di] emissioni annue di CO2.8 E adesso sì, che si può anche formulare l’equazione più qualità luminosa=maggiore qualità della vita.
Ancora. A fronte della problematica fiscalità locale, la ex-municipalizzata lombarda, A2a s.p.a. (controllata dai comuni di Milano e Brescia) – secondo produttore di energia dopo Enel – profitterà del frame diversivo dell’Expo e delle “indicazioni” renziane in materia di assorbimento delle piccole public utilities9 (leggasi: consolidamento del regime duopolistico), per sostituire 140.000 punti luce del capoluogo lombardo entro agosto 2015.10
Nella versione nostrana degli assets industriali, dunque, mentre con una mano si dà più luce, ottenendo, così, un controllo modulare del territorio (sullo schema del serpente monetario), con l’altra, si promuove, ancora una volta, una forte concentrazione di capitali, con la valorizzazione della leva finanziaria.

Ma intanto, ci sono aspetti ben più vitali da tener presente:

La maggior parte delle regioni italiane possiede una legislazione volta a ridurre l’impatto di inquinamento luminoso, ma manca ancora un regolamento relativo allo spettro emesso dalle lampade. A meno che la legislazione non venga aggiornata al più presto, con la tendenza attuale verso le fonti di LED bianchi che emettono una quantità enorme di luce blu, entreremo in un periodo di elevati effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente legati all’illuminazione notturna. I produttori di lampade non possono sostenere di non conoscere le conseguenze dell’illuminazione artificiale di notte.

Queste le preoccupazioni di Fabio Falchi11, uno degli scienziati dell’ISTIL (Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso a Thiene), che, insieme ai suoi colleghi, mette in evidenza quali potrebbero essere questi effetti negativi: ad esempio, l’inibizione della melatonina, sostanza prodotta dalla ghiandola pineale, indispensabile per la regolazione del ciclo sonno-veglia.
Ma dobbiamo ripeterlo: nel sistema-mondo del capitalismo spoliativo, il paradigma della precarizzazione della vita può non confliggere con le più nere previsioni scientifiche, perché trascinati entrambi nel processo di decodificazione e deterritorializzazione di ogni tipo di flusso. Ancora un altro limite spostato.
led3E cosa sarà mai la deprivazione del sonno di fronte alla tendenza sociale a spostarsi sempre più verso una produzione di beni e di servizi 24 ore su 24 e sette giorni su sette, le cui conseguenze sono evidenti dagli studi su soggetti che lavorano su turni di notte?12
Il punto è che non si tratta di una tendenza sociale, quanto piuttosto del più cinico ricatto capitalistico che vampirizza il corpo, accompagnandolo all’inferno con la qualità luminosa puntata sui suoi passi, lasciandogli, presto, il buio alle spalle.
E mentre sempre più città indosseranno l’elegante veste ondulatoria di bianchi strass – mettendo-in-luce chi quella veste la sfrutterà inseguendo tutte le albe, e chi la fuggirà – un coro rancoroso, esausto fino allo sfinimento, continuerà a pronunciare unicamente la parola d’ordine: “risparmio”.
Persino in botanica, con la coltura intensiva nelle serre o per uso privato, risuona questa motto, laddove si parla di un risparmio energetico impiegando particolari luci LED con lunghezza d’onda in sintonia col processo di fotosintesi.13
In ultima analisi, se gli effetti della ricerca hanno portato all’intensità qualitativa della luce artificiale (lumen) – con il molteplice carico di implicazioni economiche, sociali ed ambientali che ne hanno impresso una determinata funzione, in relazione ad una certa forma d’espressione – resta comunque inalterata la questione di fondo sulla singolarità di tale merce, ovvero la sua sostanziale informità. In quanto flusso tra flussi (vedi la moneta), materia amorfa (Hjelmslev), la luce, come una manciata di sabbia, prenderà, sin da subito, altre forme per via di nuove funzioni segniche.
E allora, si tratta di vedere se esistono funzioni che in qualche modo resistono alla presa “solipsistica” del capitale privato, a fronte – come ha scritto di recente Luca Tomassini sul manifesto – di un supermarket della scienza, sideralmente distante dagli inaccessibili luoghi in cui esso (il capitale) è tutt’uno con le scoperte o invenzioni.14

Ci viene in mente la funzione estetica: l’arte dunque (figurativa, plastica e architetturale), rispetto alla quale la luce ne costituisce la materia generativa. Qui, nel suo duplice rapporto interno all’opera (elemento costituente il materiale) ed esterno (sostanza naturale e/o artificiale).
Ma le cose subito si complicano se si tiene conto del terreno sdrucciolevole sul quale l’arte riposa, soprattutto per ciò che attiene l’architettura, da sempre serrata tra innovazione ed espressione manifesta dello sfruttamento territoriale dei governanti.
Là dove l’arte esprime massa critica, cerca approdi espositivi inusuali, attiva processi cooperativistici, pare avere lo stesso destino della luce: essa è catturata da più parti, e nondimeno traccia dei divenire impercettibili.
Ad esempio, se la chiusura dell’ultima azienda di neon in Italia (la Bergui torinese)15 in qualche modo ha rappresentato non solo l’epilogo luminoso dell’immagine fordista delle città, quanto l’idea stessa del medium caldo presentato come segno energetico, processuale, trasformativo della vita, nell’Arte Povera (Mario Merz e la serie di Fibonacci, o le poetiche frasi di Pier Paolo Calzolari) – ecco che oggi l’impiego in arte della tecnologia LED è legato all’impalpabilità sensoriale dell’intervento sul posto (site specific).
È il caso dell’artista americano James Turrell, protagonista del movimento Light and Space sorto in California alla metà degli anni Sessanta.
A differenza dei suoi colleghi, Turrell cerca e crea proprio l’impercettibile. Egli stesso parla della “coseità” della luce (thingness of light), ma da intendersi come sparizione dell’opera tradizionalmente intesa a vantaggio della pura luce. Essa non è più condizione interna o esterna nella percezione di un manufatto, perché divenuta esperienza vitale.
In ogni installazione è tutto l’ambiente ad essere letteralmente inondato dalla sua modulazione. In questo la scelta dei LED colorati che dialogano mediante sensori con la luce naturale sostituiscono definitivamente la materialità della struttura dei neon, tanto cara, al minimalista Dan Flavin (vedi la serie Monuments to V. Tatlin).
led4La luce, pertanto, torna ad essere materia amorfa e ubiquitaria.
Pensiamo ad un suo intervento nel Guggenheim Museum (2013). L’intera struttura spiraliforme viene trasformata in gamme di colori cangianti, in modo ascensionale, provocando nel pubblico una sorta di trance sinestetica.
Questo approccio naturalmente non lascia tracce se non nella vendibilità del costoso progetto e del corredo filmico e/o fotografico dell’evento; prassi oramai consolidata che permette ad alcuni artisti di raccogliere fondi per immaginare e costruire progetti più complessi.
È il caso del superbo intervento in fieri che Turrell sta pianificando dal 1975 presso il ranch di Flagstaff (Arizona) denominato Roden Crater, un vulcano estinto che sta trasformando nel suo bizzarro osservatorio. Ciò che permetterà a quei venti e più spazi sotterranei di far vivere appieno la proiezione mitica degli eventi del cielo sulla terra, sarà proprio la modulazione luminosa di un invisibile reticolo di dispositivi LED, in perenne dialogo con la luce naturale.16
Vani chiamati Sole e Luna, astri che misteriosamente appariranno su una grande pietra di basalto, un lunghissimo tunnel nel ventre del vulcano orientato verso l’alto che agirà come un gigantesco telescopio rifrattore, richiameranno alla memoria dei visitatori la notte dei tempi: il Roden Crater come un tempio azteco o una ziqqurat dispersa, senza alcun potere regale o religioso da officiare. Proprio nel millennio in cui un quid di colorato flusso luminoso potrebbe mimare l’impalpabile magia delle lucciole con il buio.

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  1. Vedi articolo pubblicato sul sito ufficiale dell’ESA: Vedi articolo pubblicato sul sito ufficiale dell’ESA: Proba-V debuts new semiconductor technology for space

  2. Uno dei tanti articoli presenti in rete relativo alle stime di incremento di fatturato rispetto a tale processo di fabbricazione: Un mercato da quasi 2 miliardi di dollari: il nitruro di gallio. Il mercato dei LED – che rientra nel vasto e complesso panorama dei dispositivi fotonici – è talmente pervasivo e in crescita che società internazionali di consulenza come la storica Strategies Unlimited, nel cuore della Silicon Valley, producono e vendono profumatamente i dati raccolti ed analizzati nei reports presentati annualmente nelle conferenze di settore.
    Per quanto concerne, invece, la ricerca applicata finanziata dalla UE vedi: LED lamps: less energy, more light, http://www.fraunhofer.de (research news mar 04, 2014). Oppure, la promozione europea nello sportello del Servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo (CORDIS) Dispositivi optoelettrici su nitruro di gallio

  3. Abbiamo applicato il termine spoliazione (o spossessamento) in riferimento alle analisi di David Harvey sull’attuale fase storica del ciclo di accumulazione capitalistica. Vedi le puntuali considerazioni di Miguel Mellino in David Harvey e l’accumulazione per espropriazione

  4. Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, il Saggiatore, Milano 1995, pag. 27. 

  5. Gilles Deleuze e Felix Guattari, L’anti-Edipo, Einaudi, Torino 2002, pagg. 274-275. 

  6. Abbiamo ripreso per cenni una copiosa letteratura di studi critici di sociologia dei flussi urbani di stampo foucaultiano. Alcuni studiosi come Nikolas Rose, Robert Burchell, Alberto Vanolo hanno applicato nelle loro aree di interesse il diagramma del disciplinamento e delle pratiche di governamentalità del territorio. Nella fattispecie, abbiamo seguito, per poi allontanarcene, il paragrafo di Vanolo presente nel report stilato nell’ambito di un progetto di ricerca del Politecnico di Torino condotto dal centro studi urbani EU-POLIS dal titolo: Opportunità e rischi del paradigma della città intelligente. Il paragrafo intitolato Smartmentality: Disciplinamento e governo della città, è scaricabile qui

  7. Intervista apparsa sul portale di approfondimento economico-finanziario businesscommunity.it, qui

  8. Dati forniti dal portale della Commissione europea, qui

  9. A proposito delle influenze politiche del premier Renzi sulle nomine del nuovo cda di a2a spa in rapporto allo stato delle PMI del settore, vedi l’articolo di Luca Pagni A2a, la doppia partita di Camerano ridurre il debito e trattare con Iren

  10. La notizia, riportata sui quotidiani locali, è corredata da altri links di approfondimento sul portale ecodallecitta.it. L’articolo è di Stefano D’Anna, qui

  11. Qui

  12. È interessante notare quanto la maggior parte delle ricerche scientifiche, pur riferendo di fenomeni analizzabili, si limitino, per il loro modus operandi, a coglierne unicamente gli effetti, trascurando il socius economico e politico sul quale si iscrivono le cause strutturali. Ad ogni modo vedi ancora: Luce artificiale, tutti i rischi per la salute

  13. In sintonia con gli enunciati neoliberisti, qui abbiamo una delle tante good (o best) practices sciorinate dal portale della Commissione europea – sezione Piano d’azione per l’ecoinnovazione. 

  14. Il Nobel accende la luce blu, 8 ottobre 2014. 

  15. Abbiamo voluto mettere in evidenza questa notizia per segnalare la natura del capitale nella creazione artificiosa della discontinuità e dell’obsolescenza programmata della merce appartenente al medesimo phylum, quando il processo di accumulazione è immanente ad una crisi di sovrapproduzione. Vedi l’articolo apparso sulla Stampa nel gennaio del 2013 scritto da Paola Italiano Si spengono i neon. Bergui Spazzati dalla crisi e dai led

  16. Nello splendido video, Turrell racconta e mostra questo titanico progetto che va ben al di là della land art: http://vimeo.com/67926427