Di DIASPORA VENEZUELANA IN VENETO

Negli ultimi giorni abbiamo assistito all’intensificarsi delle tensioni e del conflitto sociale nelle strade del Venezuela. La popolazione ha partecipato civicamente e massicciamente alle elezioni del 28 luglio, ma il giorno successivo all’anomala proclamazione di Maduro come presidente rieletto, è scoppiata in tutto il Paese un’ondata di proteste, ed è importante sottolinearlo: la stragrande maggioranza delle proteste sono spontanee, dalla base e senza alcuna direzione, e ciò che il governo non riconosce è che, per la prima volta in 25 anni, le proteste si danno nei settori popolari, muovono dai quartieri più poveri, quelli che una volta votarono e sostenevano il progetto di Chávez.

Si segnalano irregolarità nella procedura di trasmissione, conteggio e pubblicazione dei risultati in chiara violazione delle normative elettorali venezuelane. La risposta del governo è stata la criminalizzazione della protesta, la repressione: fino a ieri, sabato 3 agosto, si contano 22 persone assassinate nelle proteste, età media 27 anni (ma questo numero, in assenza di dati ufficiali, in base ad alcune testimonianze, è probabilmente superiore)[1] e 939 arresti. Le ONG locali sostengono che almeno 700 persone sarebbero accusate di “terrorismo”, “incitamento all’“odio” e altri reati discrezionali. Affermano che le persone detenute vengono tenute in isolamento, senza assistenza legale e trasferite in carceri di massima sicurezza, esposte ad alti rischi di maltrattamenti e torture[2].

Oggi le organizzazioni di sinistra critiche nei confronti di Maduro e la direzione di destra dell’opposizione concordano nel sottolineare che la responsabilità di questo massacro e la possibilità di fermarlo è nelle mani del governo e del Consiglio elettorale, e ci chiediamo cosa ancora si attenda per rendere pubblici e certificare gli esiti del voto e far conoscere il reale esito delle elezioni. Perfino le organizzazioni internazionali, che in passato hanno qualificato il sistema elettorale venezuelano come uno dei più affidabili al mondo, hanno sollevato seri dubbi sui risultati comunicati. Si tratta della più grande crisi di legittimità del governo di Nicolás Maduro.

Come leggere questi eventi da una prospettiva critica di sinistra?

«Ah ma allora non sei più chavista?»

«Io sono un chavista, chi non è chavista è Maduro»

Questo quello che uno degli attori politici di sinistra, ex membro del governo Chávez, ha dichiarato due giorni fa[3].

Il governo Maduro ha abbandonato fin dall’inizio il progetto popolare di Chávez, che garantiva il diritto alla salute, all’istruzione di qualità, pubblica e universale, a un alloggio degno. Maduro invece, in alleanza con i settori imprenditoriali, sta da anni attuando un pacchetto di manovre che hanno portato all’impoverimento della classe lavoratrice. E nel migliore stile neoliberale, è in corso un processo di persecuzione e criminalizzazione dei leader sindacali e operai, come denunciato dall’alleanza dei lavoratori “Il popolo non ha candidati”[4].

Maduro ha dimostrato la sua incapacità di gestire la crisi politica ed economica e anche la più grande crisi migratoria del continente americano, che, ricordiamo, è la terza a livello globale dopo le crisi migratorie dell’Afghanistan e Siria[5]. Quelli tra di noi che una volta facevano parte del progetto chavista sono stati diretti testimoni del crescente clientelismo e della corruzione nelle istituzioni statali, della chiusura dei meccanismi di partecipazione dei cittadini da parte dell’apparato del PSUV[6] e, per averlo denunciato, siamo stati oggetto di persecuzioni e minacce, fino a portarci a lasciare il paese.

Due progetti neoliberisti si contendono la scena. È chiaro che la direzione della destra venezuelana non è nemmeno un’opzione per i lavoratori, una destra che sostiene le dure sanzioni economiche imposte dal governo degli Stati Uniti e che provoca l’impoverimento della popolazione. La destra oggi ha imparato dai suoi errori del passato, dall’opzione violenta e golpista, e ha moderato il suo discorso storicamente razzista e classista, spostandolo verso il malcontento generalizzato e il rancore diffuso suscitato dalla crisi economica e migratoria. Per la prima volta in 25 anni, l’opposizione di destra è rimasta in linea con la pace e la democrazia ed è riuscita a mobilitare il voto popolare. Egemonizza con il suo potere economico e nei media l’opposizione contro la gestione del potere di Maduro e strumentalizza la protesta popolare scesa in piazza, stremata per la miseria e l’abbandono da parte delle istituzioni.

In questo clima si sono verificati anche alcuni episodi di violenza e di odio nei confronti dei portavoce comunitari del madurismo, così come nei confronti dei simboli/icone del chavismo. Alcune statue di Chavez sono state abbattute. Il governo insiste nel definirli tutti indistintamente come prodotti da “squadracce fasciste”, “drogati”, “delinquenti comuni”, riproducendo il discorso classista e razzista della destra e giustificando la loro repressione. I portavoce delle diverse organizzazioni di sinistra che si sono espresse rischiano di essere perseguitati, arrestati e messi in carcere. O di essere letteralmente fatti sparire, come già accaduto e come continua ad accadere. L’escalation violenta delle mobilitazioni è stata il risultato della violenza iniziale della polizia.

Le proteste di oggi non hanno niente a che fare con l’idea che il governo cerca di trasmettere per confondere le sue basi e per giustificare la violenza statale contro i poveri che si mobilitano oggi a specifici contesti e audience internazionali.

La situazione è molto delicata. Mentre il governo cerca di guadagnare tempo, raffreddare la protesta attraverso la paura e gli arresti, cercando di togliere la giurisdizione all’Organo elettorale nazionale, le diverse organizzazioni politiche, sociali e sindacali, anche della socialdemocrazia, chiedono una verifica e propongono la creazione di un fronte democratico popolare[7] (nonostante le loro differenze) per poter agire insieme a favore della democrazia venezuelana e della difesa dei diritti civili, politici e sociali, che oggi sono gravemente violati.

Chiediamo alle forze di sinistra e democratiche internazionali di schierarsi senza restrizioni dalla parte del popolo venezuelano, della democrazia e della trasparenza elettorale. È un momento decisivo per il Venezuela.

Questo testo è stato pubblicato insieme a Global Project.


[1] Gli unici dati a disposizione, sono riportati dal sito https://monitordevictimas.com/, incrociando dati che sono tratti da giornalisti inviati, referti ospedalieri e reportage di stampa.

[2] https://foropenal.com/venezuela-alarma-por-cientos-de-personas-detenidas/

[3] https://elpais.com/america/2024-08-03/juan-barreto-es-una-fantasia-pensar-en-un-quiebre-dentro-del-gobierno-de-maduro.html

[4] https://www.laizquierdadiario.com.ve/Todos-los-candidatos-coinciden-en-la-destruccion-de-los-derechos-laborales

[5]  https://www.acnur.org/emergencias/situacion-de-venezuela#:~:text=M%C3%A1s%20de%207%2C7%20millones,Am%C3%A9rica%20Latina%20y%20el%20Caribe

[6] Partido Socialista Unido de Venezuela, il partito politico del governo.

[7] https://www.aporrea.org/ideologia/n395365.html

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